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CALCIO E STORIA – Il campionato di calcio più breve del mondo

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Siamo reduci dal campionato più lungo di sempre, quasi undici mesi, tra interruzioni per la pandemia e recuperi al ritmo di un turno ogni tre giorni.

​Per noi​ italiani il campionato di calcio​ è la nostra “stonehenge”, segna il nostro tempo.

L’anno solare serve solo per capire quando fare le vacanze o ricordarsi delle feste comandate, mentre il calendario della serie A scandisce le nostre giornate.

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Chissà quanti di noi organizzano cene, uscite con gli amici, aperitivi, a volte anche matrimoni, in base al calendario di calcio.

E anche quando tutto questo finisce, i tre mesi estivi che di solito separano la fine e l’inizio del campionato, ci sembrano interminabili.

Eppure, c’è un paese lontanissimo da noi dove la popolazione deve aspettare un anno intero prima di assistere ad una partita di calcio.

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Stiamo parlando​ della Groenlandia, dove si può giocare a calcio solo ad agosto, quando il ghiaccio e le temperature danno un po’ di tregua e dove si svolge il campionato di calcio più breve del mondo.

Qua, sotto il circolo polare artico, il campionato dura infatti una settimana.

Eh si, avete capito bene una settimana.

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Quello della Groenlandia è un torneo dimenticato, anche perché non è riconosciuto dalla Fifa, ma che è diventato ufficiale addirittura nel lontano 1954.

Sono settant’anni quasi che la Groenlandia​ aspetta un cenno dalla Fifa.

Lo aspettano soprattutto gli appassionati che sognano fin da bambini di poter giocare su un campo di calcio fatto in erba.

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Già i campi.

Non ci sono campi in erba, anzi facciamo prima a dire che non esistono neanche i campi.

La terra si impasta col fango e la neve sciolta, rendendo il gioco quasi impossibile, peggio della partita scapoli -ammogliati raccontata da Paolo Villaggio nel suo Fantozzi.

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Per queste ragioni legate all’impraticabilità, la Fifa non ha mai concesso l’affiliazione alla Groenlandia.

Tuttavia, questo non ha mai fermato questi eschimesi calciatori che hanno continuato ugualmente per tutti questi anni a giocarsi il loro scudetto su un terreno che avrebbe fatto pensare ad una gara di sci di fondo o di pattinaggio.

Tutte le squadre partecipanti, dalle più piccole alle più grandi, si affrontano inizialmente in gare eliminatorie.

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I giocatori non indossano belle ​ magliette attillate o “Kombat” ma delle mega tute per proteggersi dal freddo. Non hanno scarpini evoluti e leggeri, ma scarpe resistenti e dure, dure come le rompighiaccio che solcano i loro mari.

Alla fine delle partite eliminatorie, le squadre finaliste a metà​ agosto si affrontano in un girone finale di composto da otto squadre.

Qui inizia il loro campionato che dura sette giorni, una settimana per vincere il loro scudetto, la loro Coppa ( non di gelato eh) la loro Champions League.

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La fase finale si gioca a ​ Nuuk ​ che è anche la capitale e dove si può giocare decentemente grazie ad un campo sintetico.

Le squadre favorite di solito sono quelle di Nuuk e hanno nomi che fanno pensare più ad un campo base o a un cocktail, come la B-67 che è la squadra più titolata della Groenlandia.

Pensate se Cristiano Ronaldo avesse giocato in Groenlandia: avremmo avuto un CR7 nella B -67, con una terminologia da battaglia navale più che da calcio, altro che i nostri moduli con i​ vari- 4-3-3 o 4-4-2.

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Scusate se comincio a dare i numeri, sarà il caldo o la fatica per correggere tutte le volte che ho scritto la parola “Groenlandia”con il pc.

Certamente, quello che fanno questi indomiti calciatori-eschimesi​ ​ sconosciuti non passerà alla storia, ma ci potrà insegnare il ​ senso che il calcio dovrebbe avere: passione, sacrificio e voglia di lottare.

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