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ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Imparare a vincere

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Scrivo mentre fisso accanto a me il cellulare, dove continuano a piovere immagini della serata. Una partita che è poco più di un’amichevole, contro una Roma che non ha più nulla da chiedere alla classifica, e che termina come da copione delle ultime partite della Juventus: con una sonora sconfitta. Poco male, se al termine del match quello che aspetta la squadra di Mister Sarri è la passerella, sebbene in un Allianz Stadium svuotato come un sacco di iuta, che certifica in maniera ufficiale la nona volta consecutiva in cui i Bianconeri stamperanno le loro divise per la nuova stagione con lo scudo sul petto.

Per una storia che si ripete, una che comincia: Mister Sarri ha ad oggi tutti i titoli necessari per ritenersi un allenatore vincente ad ogni latitudine. Quelle immagini in cui si portava le mani sulla fronte quando indossava ancora la divisa del Napoli sembrano risalire al Pleistocene: nel frattempo, Maurizio da Figline Valdarno si è preso un’Europa League, ha fissato quella medaglia come se non sapesse che farsene. Ed anche questa sera, la sensazione è la stessa. Sembrava volersi far piccolo in mezzo a tutti quei giganti. Tra Matthijs De Ligt, Giorgio Chiellini, Gigi Buffon.

Paulo Dybala, il giocatore che ha ottenuto una seconda possibilità dalla vita proprio grazie a Maurizio Sarri. Quando ha avuto un piede e mezzo fuori dalla Continassa, la scorsa estate, ecco, lì la mia fiducia nel management juventino ha avuto un attimo di défaillance. Come potessimo privarci di un tale diamante grezzo, ancora non me lo spiego. Ma qui c’è stato un allineamento di pianeti, una comunità d’intenti, chiamatelo come vi pare. Fatto sta che Paulo è tornato lì dove deve stare, davanti alla porta. Ho apprezzato a tratti il tentativo di Allegri di renderlo tuttocampista, come amava chiamarlo lui, ma è come costringere un leone a mangiare sardine. Con Sarri, Paulo ha rivisto la porta, ed ha ricominciato a correre nella savana.

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E Cristiano Ronaldo. Sarri potrà mettere in bacheca le foto con la coppa scudetto vinta anche grazie ai goal dell’attuale calciatore più forte del mondo (Sì, insieme a Messi. Lo sono entrambi.), per poi guardarla nei momenti di sconforto e pensare che l’ha allenato lui. E che soprattutto, potrà farlo ancora. Ma per quanto?

Aspettiamo il ritorno degli ottavi di Champions con il Lione come Capodanno. L’impressione è quella di vivere sotto un grosso muro traballante che può caderci addosso da un momento all’altro, così come può riassestarsi. Basterà una prestazione in versione Atletico Madrid di Cristiano, un Dybala sontuoso, un Higuain con la stessa fame di quella sera a San Siro.

Higuain. Chi avrebbe mai detto che avrei potuto festeggiare uno scudetto vinto da Sarri e Higuain, entrambi in maglia bianconera. Un uomo volubile, ed un killer in area di rigore. Ma dipende sempre dalla luna di quella mattina. Non so arrabbiarmi con Higuain, perché ho ancora negli occhi e nelle orecchie le sue parole di affetto per la tifoseria juventina, quando gli toccò passare al Milan. Ho ancora nel cuore la sua esultanza al San Paolo, dove dimostrò tutto il suo astio per chi a suo tempo sbagliò con lui, in uno stadio che non gli ha mai perdonato di aver indossato la casacca bianconera. La stessa che non ha voglia di togliersi.

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Questo è invece il primo titolo per un ragazzino d’oro, Matthijs De Ligt. Uno che si è dovuto sentir chiamare bidone, a vent’anni, dopo esser stato pagato ottanta milioni. Uno che ha dovuto prendere il posto di un totem come Giorgio Chiellini all’improvviso dopo nemmeno un mese di Juve. Uno che oggi, a pensare alla nostra difesa senza di lui, ci cedono le giunture.

Svecchiare dovrebbe essere il mantra del prossimo anno. E quale modo migliore per farlo, se non presentando il nuovo allenatore dell’Under 23. Andrea Pirlo, mica uno qualunque: c’è chi ci ha già visto un post Sarri in questa presentazione a cui hanno partecipato anche Paratici ed Andrea Agnelli. Un Presidente che si è soffermato un secondo a pensare: nove di fila, se ve lo avessero raccontato ci avreste mai creduto?

Probabilmente sì. Perché dovunque io guardi, non vedo solidità pari a quella della società bianconera. Vedo cocci, vedo tentativi di ricostruzione, vedo proteste spiattellate davanti alle telecamere senza alcun contraddittorio da chi è ormai abituato a tali giocate dal gusto circense. Ma lungi da me ricercare la perfezione in quanto fatto dalla società bianconera: vedo acquisti sbagliati, certamente. Parametri zero per dei quali avrei fatto anche a meno, contratti ormai troppo pesanti e logoranti da contenere, così come giocatori che potrebbero probabilmente far bene in altre piazze, ma non alla Juve. Vedo un allenatore che si è adattato senza fiatare a ciò che aveva tra le mani. E che nonostante le pezze da mettere alle sconfitte in Coppa Italia e in Supercoppa, nonostante il gioco che manca, nonostante i nostri demeriti e i meriti degli altri, è riuscito comunque a cucirsi un abito di gran sartoria da indossare questa sera.

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Mi auguro per il futuro che Sarri possa avere una bella fetta di voce in capitolo per quanto riguarda il mercato. Non per la bellezza, sia chiaro: ma perché ogni impiegato deve esser messo nelle migliori condizioni per poter lavorare, ed esprimere tutto il suo potenziale. Ma per adesso, mi viene da ripensare a quelle parole dell’avvocato Agnelli, che si augurava di veder battuto il record dei cinque scudetti consecutivi.

Da questa sera sono nove, Avvocato. Che faccio, lascio?

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