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Milan-Pioli, il buonsenso di fare un passo indietro

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La tarda serata di ieri ha scombussolato le carte in casa Milan: Stefano Pioli rimarrà allenatore, Ralf Rangnick non arriverà in rossonero. Fino a qualche ora fa, sembrava tutto apparecchiato per lo sbarco in Italia del manager-tecnico tedesco, che ha fatto le fortune calcistiche della Red Bull. Invece, il campo ha spinto per la continuità: niente nuovo corso in casa Milan, Stefano Pioli ha rinnovato e continuerà a guidare i rossoneri.

PAROLA AL CAMPO

Come spesso accade, il campo è giudice supremo. E quanto accaduto in queste settimane ne è un’ulteriore conferma. Stefano Pioli, arrivato in sordina, ha costruito una squadra che macina punti e gioco. Dalla ripresa post lockdown, il gruppo sembra essersi compattato attorno al tecnico, alle sue idee e al suo modo di intendere il calcio. I numeri del Milan sono impressionanti: la marcia è da scudetto, il gioco è spumeggiante e il tabellino dei marcatori è ricco.

Milan e Atalanta sono le squadre che stanno meglio dalla ripresa. 23 punti (a testa) conquistati e uniche due squadre imbattute in Serie A. Questi due club, infatti, hanno conquistato 23 punti sui ventisette disponibili. Il cammino rossonero, infatti, ha avuto soltanto due battute d’arresto, ovvero il pareggio a Ferrara contro la Spal e quello a Napoli contro l’undici di Gattuso. Poi sono arrivate sette vittorie, con vittime illustri: si sono inchinate ai rossoneri la Juventus, la Roma e anche la Lazio.

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Nel post lockdown, il Milan si è compattato attorno a Stefano Pioli e al modulo di gioco. Un 4-2-3-1 che ha esaltato le caratteristiche dei singoli: ventisette gol fatti e dieci gol subiti. La svolta tattica, comunque, è arrivata sulla trequarti: con Zlatan Ibrahimovic a comandare l’attacco e l’intero reparto, sono cresciuti i giocatori che agiscono alle sue spalle. Ante Rebic e Akan Calhanoglu sono saliti in cattedra, portando estro e imprevedibilità alla manovra offensiva. Anche gli altri, quando impiegati, hanno dato il giusto contributo, vedi Bonaventura o Saelemakers.

Stupisce, poi, la condizione fisica. Apparsi sottotono e in difficoltà nella prima uscita in Coppa Italia contro la Juventus, partita dopo partita la squadra ha iniziato a macinare corsa e chilometri.

BUONSENSO DI FARE UN PASSO INDIETRO

Mancava una firma per decretare l’inizio del nuovo corso rossonero targato Ralf Rangnick. Un nuovo, l’ennesimo progetto, che avrebbe portato il club rossonero a ricominciare da zero la nuova stagione. Invece, per una volta, si è avuto il buonsenso di fare un passo indietro.

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Con limiti tecnici e limiti legati al “calcio estivo a cui stiamo assistendo”, il Milan sembra essere sulla strada giusta: un tecnico con idee che ha il coraggio di osare, un gruppo composto dal giusto mix di giovani talentuosi e campioni d’esperienza. Non è un caso che la crescita della squadra sia avvenuta in concomitanza con l’esplosione di alcuni punti fermi, come Bennacer per esempio, diventato il faro del gioco e del centrocampo. Lo stesso Kessiè, poi, ha portato quella fisicità e quella quantità che sono mancati nella prima parte della stagione. Tutto, però, ruota attorno al numero 21, Zlatan Ibrahimovic: lo svedese innalza il tasso tecnico della squadra, conferendole massima pericolosità contro qualsiasi avversario. Il Milan di Pioli è cresciuto soprattutto come mentalità: sembra un lontano ricordo il secondo tempo nel derby, in cui i rossoneri hanno letteralmente staccato la spina e consegnato la vittoria ai cugini.

“REBUS” FUTURO

Quello che accadrà adesso è difficile da immaginare. Grazie al buonsenso, si continuerà con Pioli, che ha rinnovato fino al 2022. Rangnick, comunque, ha anche rifiutato la possibilità di essere ‘soltanto’ un dirigente: avrebbe preferito il pacchetto completo, si accontenterà del rinnovo a Lipsia. Con la conferma del tecnico italiano, cambiamo anche gli scenari relativi all’attaccante svedese: tagliato fuori dal nuovo corso tedesco, potrebbe essere riconfermato anche per la prossima stagione. Come raccontato, si cercherà di riscattare Ante Rebic, punto fermo della squadra.

Tutti i discorsi fatti fino a ieri, però, restano un rebus: del Sì di Dominik Szoboszlai potrebbe restare soltanto il ricordo,  gli obiettivi di Rangnick potrebbero, invece, essere nomi prima sedotti e poi abbandonati.

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Il vecchio-nuovo corso del Milan è ricco di incognite, ma almeno c’è una certezza: si continuerà con Stefano Pioli. Grazie al buonsenso di aver fatto un passo indietro.

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