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SENZA FRENI – Benvenuti in ‘Terronia’

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Senza freni
Tempo di lettura: 3 minuti

Quando sei davanti a un foglio bianco, pensi innanzitutto a come riempirlo, alle parole da scegliere in modo che chi leggerà possa essere più coinvolto e affascinato possibile.

Ma non è semplice, né scontato. E allora pensi, ripensi e ti interroghi se la tua intuizione possa essere giusta per catturare l’attenzione e rispondere all’argomento adatto ad una rubrica come SENZA FRENI. 

E poi accade che, quando meno te lo aspetti, all’improvviso, rimani colpito da una voce che urla: “Terrone del c****”. Ed è proprio in quel preciso momento che vorresti stringere a te quella persona, semplicemente per ringraziarla di averti fornito l’idea da trattare, così, senza neanche saperlo, non per altro.

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‘I TERRONI NON SO, MA NOI ITALIANI NON SIAMO RAZZISTI’

Il termine Terrone, usato con accezione spregiativa, viene utilizzato nel lontano 1693 in una lettera scritta da Gilles De Gastines ad Antonio Magliabechi da Napoli. Certamente allora il termine razzismo non era diffuso come adesso, ma possiamo affermare quasi con certezza che quella lettera sia stata la prima testimonianza di discriminazione territoriale.

Sono passati più di trecento anni da quella lettera, ma nulla è cambiato. Ci sono state guerre, lotte per l’uguaglianza, spot e slogan pubblicitari, ma alla fine ci ritroviamo quotidianamente a fare i conti con episodi di questo tipo.

Nello specifico, ci riferiamo a quanto accaduto lo scorso fine settimana. Un tesserato dell’Atalanta, il team manager Mirco Moili, è stato immortalato mentre reagiva in malo modo alla provocazione di un tifoso del Napoli, urlando: “terrone del c****”. Si tratta soltanto dell’ultima fotografia di un razzismo sempre più divagante e da cui il mondo del calcio non riesce a liberarsi e che, a volte, addirittura tenta di minimizzare.

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‘IL FAIR PLAY, IL RISPETTO PER L’AVVERSARIO E IL CARTELLINO ROSSO AL RAZZISMO NON DEVONO ESSERE PAROLE MA FATTI’

In questa cultura italica, il concetto di lotta al razzismo spesso si riassume solo in un insieme di parole e iniziative che, di fatto, non portano a nessun cambiamento. Si tende troppo spesso a giustificare, molto raramente si condannano questi episodi.

Le dichiarazioni di Gasperini, tecnico dell’Atalanta, a fine partita ne sono un esempio lampante: “Napoletano offeso? Non è un problema mio, ma nemmeno dell’Atalanta”. Una frase incommentabile, parole da far venire i brividi. Una frase alla Ponzio Pilato.

Il giorno dopo arrivano le scuse del team manager Moioli: “Mi scuso per l’espressione usata nei confronti di questo pseudo tifoso. Mi scuso per non essere stato in grado di mantenere la calma di fronte alle accuse gravi ed infamanti di questo signore che, evidentemente, aveva preparato la provocazione. Non mi sto giustificando, sono consapevole di aver sbagliato, anche nei confronti dell’Atalanta“.  Il dirigente nerazzurro è consapevole di aver sbagliato ma, allo stesso tempo, sottolinea la provocazione ricevuta, non cercando però la giustificazione.

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Scuse queste quasi peggiori delle offese. O forse arrivate solo e perché sull’Atalanta è piombata la notifica dell’inchiesta federale.

Ma al fine della completezza dell’informazione, ricordiamo inoltre che le alte sfere del club orobico hanno preferito trincerarsi nel silenzio, con la consapevolezza che il tempo avrebbe aiutato se non a dimenticare, quantomeno a spostare l’attenzione sulla sola forza attuale della Dea.

BENVENUTI IN TERRONIA

La Terronia è quella zona dell’Italia che va più o meno da Roma in giù. E’ quella ‘località‘ che ha dato i natali a personaggi che hanno fatto la storia di questa Nazione. Da Domenico Modugno arrivando a Pino Daniele, passando per Troisi e Totò. Storia della musica, della poesia, del cinema, storia che ci invidia tutto il mondo.

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Sono nato a Napoli? Si. Amo la mia terra? Molto. L’episodio raccontato in questo articolo lascia il tempo che trova? Certamente.

Domani saremo di nuovo qui a raccontare l’ennesimo episodio di razzismo o di discriminazione territoriale, perché in fondo noi italiani razzisti lo siamo sempre stati. Fa parte della cultura di tanti che vivono in questo Paese, splendido a vedersi ma sempre più complesso nella realtà.

Che poi, alla fine, se facciamo due conti: “Si è sempre meridionali di qualcuno”. 

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Ah, giusto un appunto. Per la cronaca, anche questa frase era di un Terrone. Uno che ha fatto la storia. La storia d’Italia.

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