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TACCHETTI ROSA – L’esultanza del campione

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Ai tempi del calcio post Coronavirus, le norme anti contagio impongono ai giocatori di mantenere le distanze. Ammesso che ciò sia possibile, in uno sport di così elevato contatto fisico.

E così, dalla ripresa del Campionato di serie A, ci stiamo abituando a non vedere e a non sentire.

Non vedere i bambini in campo che accompagnano i giocatori.

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Non vedere la stretta di mano tra i capitani.

Non vedere e non ascoltare il tifo dello stadio.

Non vedere la corsa del calciatore sotto la curva dopo il gol per festeggiare con la sua gente.

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Tutti rituali che rendono il calcio uno sport unico per le emozioni che trasmette.

Al loro posto, esultanze soffocate: balletti a distanza, tocchi di gomito, tocchi di piede, pugni contro pugni.

E per fortuna tanti sorrisi, perché la gioia del gol, quella, non la si può soffocare.

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Poi capita di guardare la partita Lecce – Milan ed assistere, al minuto cinquantasette, allo splendido assist di Calhanoglu (il trentesimo per lui in maglia rossonera) per Rebic che vola verso la porta avversaria segnando uno splendido gol. 

E già qui, l’azione è degna del miglior delirio da spalto e cori esplosivi.

Il bello, però, arriva quando lo stesso Rebic decide di non andare ad esultare con i propri compagni, lasciati alle spalle, ma di dirigersi verso un raccattapalle leccese, presente dietro la porta di Gabriel, affranto dal terzo gol subito dalla sua squadra del cuore, e abbracciarlo come per dimostrare la sua solidarietà verso un tifoso rassegnato. Forse violando il regolamento, ma dimostrando una grande umanità.

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Quel ragazzo ha diciannove anni e milita nel settore giovanile del Lecce. Probabilmente, sogna un giorno di esordire con la maglia giallorossa della sua squadra del cuore. 

Lunedì è stato invece protagonista di un gesto unico, inaspettato, dettato da un animo evidentemente buono e gentile. 

E in quel gesto ha visto l’insegnamento di un campione che, quando è solo davanti alla porta, non può sbagliare.

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