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ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Come sei veramente

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È facile mettersi nei panni degli altri. Tanto non sono i nostri. Costa davvero poco immedesimarsi e far fotocopie di sentimenti, per poi lasciarsi andare a brutte copie di consigli di vita che di sicuro saranno quelli giusti, che se funzionano per me perché non dovrebbero per gli altri?

Andiamo di nuovo a dirlo a Maurizio Sarri, che questa sera torna a Casa, quella di Torino. Ovviamente vuota, ma che ai miei occhi è sembrata ugualmente bella da morire. Ci divertiamo un po’ tutti, io per prima, quando leggiamo il nome di Rabiot in formazione titolare. Dopo Bologna, ridiamo un po’ meno a vedere Bernardeschi, il figliol prodigo per il quale banchetteremmo per giorni in cambio di goal e prestazioni come quelle dello scorso mercoledì.

Consigli che si sprecano in questa serata in cui il nostro avversario è il coriaceo Lecce di Mister Liverani, al quale va dato atto, per la seconda volta in una settimana, di non aver piazzato mai davanti alla porta il pullman della squadra, almeno finché ha potuto. Una buona, buonissima mezz’ora dei salentini, che per almeno due volte vanno ad insidiare la porta di Szczesny e una mezz’ora da solito incubo per la formazione bianconera.

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Non è che le idee siano poche, è che proprio sembrano non esserci, accompagnate da una salutare passeggiata in campo che vedrei bene con almeno un paio di birre ghiacciate vista la temperatura.

È verso la fine del primo tempo, quando la ruota comincia a girare che i ragazzi di Mister Sarri iniziano a trovare la quadra della loro serata. Con ben due occasioni lapalissiane, una per il solito CR7 che manca la porta con il suo testone ornato da un discutibile codino (che personalmente eviterei in favore delle méches bionde che mi mettevano paura in Champions League), ma anche per Bernardeschi, anche lui colpito dalla sindrome di Gagliardini, su cui noi a goleador da frigorifero e piano a induzione abbiamo tanto riso: chi sfotte resta sfottuto, un grande classico della vita.

C’è poi Bentancur, magari non nella sua serata migliore, ma che a un certo punto s’invola verso la porta, fermato da Lucioni che gli fa perdere l’equilibrio e guadagna un rosso diretto. E allora si riparte dopo la pausa spogliatoio con un altro piglio: chi decide di metterci ancora la firma è ancora lui, Paulo Bruno Exequiel Dybala da Laguna Larga. Non credo possa mai diventare superflua la descrizione di ogni singolo suo goal: questa sera la casa offre una sassata all’incrocio dei pali, lì dove Gabriel non potrebbe arrivare nemmeno se si trasformasse in Rubber.

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Assistman Cristiano, che però non è tipo da accontentarsi facilmente: guadagna un rigore per essersi scontrato in area con Rossettini, e lo trasforma, mettendo ancora una volta il suo nome sul taccuino della gara.  Ci riproverà ancora a cercare la doppietta personale, disperandosi come se fosse la partita della vita, e tentativi di livello arrivano anche da Ramsey, fresco entrato per Bentancur in preda ai crampi e De Ligt, che mette il suo sigillo finale sulla partita.

Degne di nota le corse a perdifiato di Douglas Costa, che forse stavolta Sarri c’ha sentiti: è l’uomo della mezza partita, riesce a confondere le idee all’avversario e lo fa con una facilità e una bellezza che inebetiscono.

No, non mi sono dimenticata di lui. Questa serata non me la porto a casa per una vittoria. Me la porto a casa per il ritorno in campo e al goal di un uomo il cui unico e solo peccato è quello di essere un tutt’uno con le sue emozioni. Gonzalo Higuain marca il terzo goal di questo match, tornando alla sua esultanza e al sorriso. Su assist dell’ormai scontato Cristiano, ma il goal vero sono le sue parole nel post partita, a cuore totalmente aperto.

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Un momento difficile, forse troppo complesso, la malattia della madre, la pandemia che ha sconvolto tutti. Magari anche la tentazione di non tornare più a tirare calci ad un pallone. Poi la squadra, la tifoseria. Dice che gli abbiamo dato tanto, e ne sono personalmente consapevole. Anche quando la società ha deciso che per lui fosse arrivato il tempo di andare al Milan e poi al Chelsea, il tifoso juventino non ha mai ridotto di un solo millimetro l’amore per questo calciatore, perché di Gonzalo abbiamo saputo percepire l’essenza di uomo vero fin dal primo giorno in cui ha vestito la nostra casacca. Gonzalo ha conquistato tutto ciò che c’era da conquistare a livello emotivo, perché non ha paura di lasciarsi sopraffare da ciò che prova.

Bentornato a casa tua Pipita, che bello è essere come sei tu. Che se solo ci riuscissimo anche tutti noi, al mondo ci sarebbero meno superuomini e superdonne, e più persone.

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