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ZONA CESARINI – La favola della buonanotte

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L’altra sera cercavo qualcosa da leggere per la “ninna” del pupo e, radunando un pò di articoli e interviste dell’ultimo decennio, ho notato che di favole ne ho ascoltate parecchie, roba che i fratelli Grimm a confronto sono narrativa classica, Tim Burton è un neorealista e Salvini… niente, resta Salvini peraltro usurato (ci tenevo troppo a infilarla da qualche parte).

Narratori di queste favole, tristemente, sono spesso penne e quotidiani (o anche radio), anche di spessore, che vedono, vogliono o devono vedere mondi incantati dietro una grigia realtà. Ovviamente ci sono anche i tristi narratori di realtà più scure di come sono, narratori sempre “contro” in tutti i momenti ed anche quelli non fanno certo il bene di una squadra.

Il famoso “ambiente”, il colpevole di tutti i mali di Roma e della Roma. Sempre a criticare, mai contenti, non hanno mai vinto e ora pretendono di vincere. Stavolta sono anche d’accordo. L’ambiente è la rovina di questa società ma, al contrario delle precedenti gestioni, quella attuale lotta contro due ambienti: quello “contro” classico, le radio locali, i giornalisti critici che aizzano i tifosi, e quello, ancor peggiore, dei “cortigiani”, dei ciambellani del re e dei compiacenti per cui non si sbaglia mai, gli altri non capiscono il grande progetto e che, forse, non permettono una eventuale crescita, basata sulla critica.

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Te ne racconto alcune figlio mio…

IN ITALIA VINCE SOLO LA JUVE

L’egemonia bianconera è palese dal 2012, organizzazione e programmazione hanno portato Stadio, Centro sportivo, calciatori dal forte all’impensabile (Ronaldo) e l’en plein di scudetti da quell’anno al 2019, con l’incognita Sarri di questo 2020, ma ad oggi in testa alla classifica.

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Diciamo che, visto che l’altra mezza favola è la Roma sempre seconda, ci si aspetterebbe che quella seconda, evidentemente più forte delle altre, raccolga le briciole qualora ci fossero.

Invece le briciole di Coppa Italia nei nove anni citati vengono raccolte tre volte dal Napoli e due dalla Lazio (una peraltro nell’unica finale giocata dalla Roma nel 2013, unica come quella del Palermo e della Fiorentina in continua ricostruzione).

Per non parlare delle supercoppe dove, oltre alle succitate Napoli (una) e Lazio (due) hanno visto vincitore anche il Milan, di Montella, uno dei Milan più brutti della propria storia. E tutte queste vittorie, ovviamente, in finale con la Juve (ma non vinceva solo lei?).

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MA CHE CE FAI CO LA COPPA ITALIA?

In effetti, che te risana il bilancio? Che ti porta prestigio? Perchè lo sport nazionale degli “strilloni di regime” è il minimizzare le vittorie degli altri per incensare il tuo obiettivo.

La Supercoppa è una coppetta. La Coppa Italia è un portaombrelli. Vuoi mettere arrivare secondi, partecipare alla Champions? Meglio concentrarsi su quello, così poi hai i soldi per comprare grandi giocatori (ah ma non è Lercio!).

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Diciamo che, se vogliamo dire che la vita non te la cambia, io preferisco vincere una coppetta o almeno giocarmela fino in fondo, invece di uscire col Torino, lo Spezia, rubare un passaggio al Cesena nel recupero e prendere sette gol dal… Bayern? Barcellona? Anche, ma parlavo della Fiorentina di Pioli (P I O L I ci tengo a sottolinearlo).

Fuori Italia, tralasciando la Champions (poi nomineremo il grande 2018), la svogliatezza con cui si è affrontata quelle poche volte l’Europa League è disarmante. Coppa che comuque è stata vinta dall’Atletico, certo, ma anche tre volte dal Siviglia che proprio uno squadrone non è, oltre che da uno United e un Chelsea tra i peggiori dei loro rispettivi ventenni.

LA ROMA AMERICANA E’ SEMPRE COMPETITIVA

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Sfatiamo un altro mito. “La Roma arriva sempre seconda” dal 2012 non è vero. I giallorossi arrivano secondi tre volte, due anni con Garcia chiudendo a 17 dalla Juventus e uno con Spalletti a – 4, quindi sicuramente più vicini, anche se mai veramente ritenuti in corsa e mediaticamente più attenti al Napoli dietro che a guardare i bianconeri davanti.

Per il resto un settimo posto con “Luisserique” e un sesto con l’accoppiata Zeman-Andreazzoli, che almeno hanno portato all’unica finale in dieci anni, il derby di cui sopra. Due terzi posti nel 2016 e 2018 (-11 e -18 dalla prima) e di nuovo sesto posto lo scorso anno.

Nessuna corsa scudetto, caroselli e celebrazioni fatti per “piazzamenti”, perchè questo sono secondi, terzi o decimi posti, soprattutto se le distanze dal vertice sono siderali, una sola finale giocata tra le competizioni nazionali ed internazionali.

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La scusa è sempre la stessa: non hai mai vinto quindi che vuoi?

Io personalmente nulla. Poi se uno non ha mai vinto, magari comincia. Ma di vincere non mi interessa, proprio perchè tifo la Roma, non le sue coppe, ma certo se la presentazione è da arroganti e pomposi insegnanti di calcio e di vita, che ti snocciolano ogni giorno il gran lavoro che fanno, beh… qualcosa in più mi aspetto. Se si è chiari e si lavora in una direzione univoca, magari quella direzione non mi piace, ma almeno si sa la strada e ci si adegua.

LA ROMA HA COMPRATO GRANDI CAMPIONI

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Abbastanza reale questa. Diciamo che l’unico vero campione fatto lo ha preso Sabatini nel 2016 e si chiama Edin Dzeko, ma gli altri campioni sono state grandi intuizioni dei nostri DS che sono diventati tali qui e poi hanno vinto tutto da un’altra parte, quindi se è vero che li hai comprati, li hai anche venduti: Salah, Pjanic, Benatia, Szcesney, Alisson, Manolas, Marquinhos, senza contare giocatori meno forti ma comunque titolati come Paredes, Palmieri e Rudiger. Campioni tutti fuori dal raccordo anulare.

SOCIETA’ CON UN GRANDE PROGETTO

Questa è la più carina. Sorvoliamo sul progetto tecnico, non ho contato bene le annate, ma dubito che altre società abbiano, in dieci anni, fatto più compravendite di calciatori dei giallorossi.

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Centinaia i giocatori scambiati, comprati e rivenduti l’anno dopo, anche solo per un milione in più a volte. Se compri venti giocatori l’anno diventa anche statisticamente probabile prenderne di buoni.

Ma parliamo della solidità, della sicurezza che ti mette un’azienda organizzata.

Come fai a non fidarti di una società che cambia nove allenatori in undici anni? Come puoi pensare che non sia tutto definito con cinque DS in undici anni (contando anche gli interregni del povero Massara e del “nuovo” De Sanctis, tirato giù dall’autobus per Ascoli dopo la sospensione di Petrachi)?

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PORTE SCORREVOLI

Una classe dirigenziale che in quest’era americana ha visto solo Pallotta rimanere Presidente e Baldini rimanere Baldini, nella sua stucchevole figura cardinalizia, sempre nell’ombra. Poi una pletora di AD, responsabili della comunicazione, Direttori tecnici e Generali in continua evoluzione annuale. Ci metto anche Totti, fatto dirigente per amor di popolo e non certo di Pallotta, messo un anno a fare il nulla, neanche il rappresentante, neanche il totem da portare in giro. Tacopina, Fenucci, Gandini, Baldissoni, Zubiria (?), Mark Pannes, Guido Fienga. Dentro/fuori/dentro per Balzaretti, Conti, De Sanctis. ItalONE Zanzi… simpaticissimo, ancora ci si chiede però cosa facesse al di fuori delle sue serate romane.

Come fai a non fidarti di chi ha firmato un preaccordo con lo “sceicco” Al Qaddumi? Come fai a non fidarti di Pallotta che in un’intervista al suo Chief Strategy Officier, Paul Rogers, quindi in un’intervista a se stesso, senza contraddittorio, ci dice quanti soldi ha messo nella Roma e quanto poco ci ha guadagnato? Come fai a non credere al suo amore per la squadra e per la città?

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Città dove non viene dal 2018, a malapena conosce dirigenti e giocatori e l’estate scorsa, in vacanza due settimane in Italia, non si è neanche presentato al casello, facendosi portare Fonseca a Siena per cena. Un uomo così devoto e innamorato della Roma che in udienza dal Papa, noto appassionato di calcio, ha portato in dono la maglia dei “suoi” Boston Celtics (anche questa di favola girava a Boston, non sanno neanche chi sia Jim).

FFP

Una Roma che vende in nome dell’onorabilità fiscale, perchè c’è il Fair Play Finanziario.

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Vero, certo, ma magari un minimo di ambizione sportiva aiuterebbe anche gli incassi.

Se è vero come è vero che la Roma di Garcia poteva ambire a costruire un progetto tricolore e che la fantastica cavalcata Champions del 2108 è stata una delle gioie più grandi per i tifosi, è vero anche che bisognava rilanciare e non vendere e ricominciare. La semifinale col Liverpool è stata anche la scusa di tutte le nefandezze successive.

Come si fa a non vendere un portiere ad ottanta milioni? Nainggolan improvvisamente ci interessa che non sia un professionista. Come fai a non vendere Strootman il giorno dopo che si chiude il mercato in entrata? Eh ma trentacinque milioni sono tanti, e dove sono finiti? Non nel successivo mercato e neanche nel bilancio che recita trecentootto milioni di debiti con le banche ad oggi.

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I soldi sono di Pallotta, quello che ci fa non è certo sindacabile da noi tifosi, ma almeno le domande uno se le fa. Perchè ad oggi la Roma non è competitiva sportivamente (attendiamo l’Europa League a gara unica però), è sorpassata dal ritorno dell’Inter e dalla fiammata Atalantina, di difficile recupero anche quest’anno. Non ha solidità economica per il debito di cui sopra, fatto nonostante le strombazzate plusvalenze dei nostri guru del mercato.

Non ho voglia di parlare delle continue telenovelas a cui siamo sottoposti ogni estate e ogni gennaio, ma solo un accenno all’accanimento contro la mia persona: quest’anno, causa accettazione del ridimensionamento della mia squadra (che non cambia le sue ambizioni ci dice Fienga… quali?) e causa crisi COVID-19, non mi volevo arrabbiare, volevo essere comprensivo. Ecco là invece la solita pantomima con sospensione di Petrachi e solita barzelletta giallorossa sulle labbra degli altri.

Opinione personale fugace: Petrachi non credo fosse un DS da squadra di vertice e aveva molti limiti anche caratteriali e culturali, ma in questi undici anni è quello che mi ha detto meno panzane di tutti, poi cosa sia successo non è dato sapere. In più rischio di perdere un grande protagonista delle “mie telefonate” quindi farò causa anch’io alla Roma, come Tempestilli.

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E LO STADIO PAPA’?

Amore mio, hai quasi due anni e sei grande anche per questo tipo di favole. Per stasera di stronzate ne abbiamo lette abbastanza. Fai la ninna che domani ti racconto quella che “se vuoi i giocatori forti non vuoi il bene della Roma”.

P.S. Ovviamente non è tutto da buttare e a volte si esagera, io per primo, ma a me basta la verità e il rispetto della mia squadra. E da anni non vedo nè l’una nè l’altro. Pardon se dovessi passare per antiromanista, ma questi signori, per me, non sono la Roma.

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