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CORNER CAFE’ – Un autogol a partita finita

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Non saprei nemmeno dire quante volte ho visto, ieri, il video di Pjanic che atterra Vecino. Forse è colpa mia che navigo troppo tempo sui social. Le parole dell’ex capo della Procura, Giuseppe Pecoraro, hanno dato fuoco agli animi assopiti – e mai spenti – di tutti quelli che hanno visto un vero e proprio furto nella gara tra Inter e Juventus del 2018. Napoletani e interisti, in primo luogo, ma anche tifosi disinteressati che allora – ed ora – hanno voglia di porsi da una parte o dall’altra della bilancia. Non voglio dilungarmi sulle questioni tecniche del caso: ne ho sempre capito poco, lascerò la questione a chi di dovere.

Eppure, le parole di Pecoraro non mi sono piaciute. A parte che, di fatto, rimandano l’immagine della solita dietrologia spicciola, utile solo al gossip che – diciamocelo – ha anche un po’ stancato; il fatto è che fanno pensare a tante cose, e di queste poche sono buone. Anzi, forse nessuna. Perché non dirlo prima, allora? Se davvero si è ritenuto – e si ritiene, oggi – quell’audio così importante, perché non esprimere in quel momento il disappunto ed il dubbio? Semplicemente, è la voglia stessa di gossip – del proprio ego – a far balenare quell’idea che all’epoca non fu, ma che dirla oggi appare più che gustosa, agli occhi di un Narciso. Però Narciso cadde ed annegò, e Pecoraro non è che ha evitato la sorte del mitologico elleno. Più che far urlare al complotto, come in molti hanno già fatto, le parole di Pecoraro dovrebbero rimandare ad una più profonda tristezza: c’è qualcosa che non funziona, nel calcio italiano; e non è solo il gioco del pallone, ma tutto ciò che gira intorno ad esso.

Forse, Pecoraro avrà alzato un gran polverone, ieri. Resta il fatto che ha siglato anche un grosso autogol. Per giunta, a partita finita.

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