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#LBDV – Daniele Garbo ospite #ACasaConVlad: “Mondo dell’informazione rivoluzionato. E quei retroscena su Capello e Ancelotti…”

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Grande ospite quest’oggi nel corso della diretta #ACasaConVlad: è tornato a trovarci il giornalista sportivo Daniele Garbo che, in compagnia della nostra Valentina Clemente, ha rilasciato alcune dichiarazioni.

Di seguito riportiamo l’intervista completa.

Quello del giornalista sportivo è un lavoro che sognano di fare tanti giovani. Una passione in un mondo complesso che corre molto velocemente.

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“Negli anni ho tenuto un corso per persone che desiderano entrare in questo mondo, tra cui molti giovani. Nella mia vita non ho mai immaginato di fare altro. Questo è un mondo che corre veloce, che va al passo con i tempi ed è importante rimanere sempre aggiornati. Saranno anche pochi i concetti da trasmettere, ma sono fondamentali. In questo mestiere non si smette mai di imparare”.

Tanti i cambiamenti che hanno rivoluzionato le componenti del mondo dell’informazione.

“Oggi è più difficile fare la gavetta rispetto a una volta. Un cambiamento profondo è dato dalla possibilità di accedere e diffondere più facilmente le informazioni in tempo reale. Oggi le notizie sono disponibili 24 ore su 24 e un esempio sono i quotidiani che, quando escono, sono già ‘vecchi’. Tutto è stato rivoluzionato da Internet ma soprattutto dagli smartphone. Basti pensare che è possibile reperire le immagini di un qualsiasi evento in tempo reale. Questo sicuramente è un bene ma il rischio che si corre è che si moltiplichino le fake news”.

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Da una parte è meglio avere tutto a portata di mano, ma sappiamo bene che la realtà può essere sfigurata ed il ruolo del giornalista è importante proprio in questo senso.

“Assolutamente sì. Il ruolo del giornalista, soprattutto in questo mondo ‘rivoluzionato’, assume un’importanza assoluta. Il giornalista spesso è ritenuto una figura professionale che ‘rompe le scatole’ al potere”.

La velocità di questo mondo spesso rischia di incappare in uscite con vuoti. Un esempio è rappresentato dalle interviste dall’estero: spesso capita che alcune dichiarazioni siano distorte dal momento che necessitano di traduzione.

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“Oggi è difficile prendere grandi ‘buche’ proprio per la fruibilità delle notizie di cui abbiamo parlato in precedenza. Un esempio è quanto successo con uno dei primi decreti firmati dal premier Conte in questa emergenza: uscirono delle bozze a mezzo stampa, generando un certo caos. In linea di massima, le ‘buche’, anche se in buona fede, possono capitare. Gli scoop durano poco perché entrano subito nel giro dell’informazione. E poi ci sono, per fortuna, ancora tanti giornalisti che fanno inchieste di approfondimento su tematiche che meritano di essere lette”.

Nella tua carriera ti è sicuramente capitato tante volte di avere notizie in anteprima.

“Seguendo spesso e volentieri le squadre in giro per l’Europa è normale che capiti. In occasione di una trasferta a Kiev per seguire Dinamo – Roma, ebbi modo di parlare con Spalletti che mi anticipò l’esclusione a sorpresa di Mancini. Le altre emittenti nel frattempo stavano annunciando le due formazioni ufficiali. Mi avvicinai ad uno di loro, che conoscevo, e gli dissi che in realtà Mancini non sarebbe stato titolare. Nella mia carriera c’è anche una notizia mai andata in onda e che ancora oggi rimpiango di non aver potuto far uscire. Ebbi modo di intercettare Maradona di ritorno dall’Argentina nella trasferta col Lisbona dell’89 in Coppa UEFA. Ero l’unico cronista presente all’uscita dagli spogliatoi e Maradona, nonostante la resistenza della scorta, si rese disponibile a parlare. Un colpo straordinario che non andò mai in onda perchè il giorno dopo la categoria proclamò uno sciopero”.

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“La professione è stata totalmente rivoluzionata anche dalle società di calcio che hanno inserito delle vere e proprie figure professionali al proprio interno. Anni fa c’erano le interviste direttamente negli spogliatoi. Adesso è tutto regolamentato dagli addetti stampa e le interviste sono limitate. E’ diventato tutto meno vario e stimolante”.

Importante diventa quindi approcciarsi nel miglior modo possibile con il calciatore da intervistare. Si sente in un certo senso il timore da parte dei calciatori di esporsi con il giornalista.

“Se trovi un calciatore che non ha problemi e che ha una certa personalità questo viene bypassato. Qualche anno fa curavo il settimanale ‘Controcampo’ e mi chiesero di intervistare Fabio Capello. Mi presentai a casa sua con il registratore, ma lui consentì di fare l’intervista senza essere registrato, dandomi tutta la fiducia del caso. Gli feci una domanda molto scomoda riguardo al doping e lui ne parlò in termini quasi polemici. Quell’intervista scatenò un vero e proprio putiferio ed io ebbi paura di essere smentito. Invece lui non soltanto non smentì, ma mi fece anche i complimenti per il successo che quella intervista ebbe. E questio significa solo una cosa, che  è fondamentale l’empatia con il personaggio intervistato”.

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Un altro tema spinoso è la comunicazione dei club che è diventata difficile da gestire. I nuovi mezzi di comunicazione hanno permesso un modo diretto di fare informazione. E ciò porta dei benefici ma anche degli svantaggi.

“Purtroppo questa omogenizzazione, avvenuta anche per le pay-tv, ha portato un peggioramento dell’informazione sportiva, penalizzando i tifosi innanzitutto. Una cosa che mi ha fatto sempre impazzire, in maniera del tutto negativa, è il silenzio stampa. Se il giornale non riesce ad avere i calciatori davanti al proprio microfono, inizia a scavare quanto più possibile per trovare un’informazione che faccia scalpore. Non so questo quanto possa rappresentare di buono per una società di calcio. Il silenzio stampa è un segnale di debolezza, e soltanto un evento particolarmente grave può giustificarlo”.

I giornalisti comunque sono inseriti in un contesto particolare e devono seguire delle regole.

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“In tanti anni non mi è mai capitato di avere pressioni per non fare uscire una notizia magari scomoda. Ricordo, per esempio, che dovevo seguire una partita all’Olimpico di una delle due squadre di Roma e venni a conoscenza di un litigio negli spogliatoi. Non lo dissi a nessuno e nel pezzo che avevo preparato per Controcampo raccontai questo alterco. Arrivato a casa, mi arrivò la chiamata del capo ufficio stampa di questa società. In ogni caso il pezzo andò in onda ed ebbe un buon riscontro. Fu una cosa scorretta che però non limitò l’uscita del pezzo. Questi sono episodi che nella carriera di un giornalista, purtroppo, possono verificarsi: l’importante è fare le cose per bene ed in buona fede”.

I tuoi punti di riferimento in questa professione?

“Nella mia carriera mi sono formato un po’ da solo. Ho imparato molto sul campo, facendo tesoro degli errori. Ci sono tanti giornalisti che ho seguito e apprezzato: da Italo Cucci a Gianni Mura, passando per i vari Mario Sconcerti e Gianni Brera. Sentivo di dover imparare qualcosa da loro”.

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L’evento più divertente legato alla tua carriera?

“Ce ne sono tantissimi. Uno che ricordo, per esempio, è legato a Carlo Ancelotti, con il quale sono legato da una grande amicizia. Facevo il bordocampista in un Lazio – Milan, con Ancelotti che appunto era sulla panchina dei rossoneri. Ad un certo punto ci fu un episodio dubbio ai danni della Lazio ed era abbastanza netto. Lui si girò e mi chiese se fosse o meno rigore. Io gli dissi che non potevo parlare per specifiche normative della Lega, e lui se ne uscì con un: “Ah grazie, bell’amico che sei!” (ride, ndr)”. Un altro episodio accadde nel corso di un Roma – Lazio e Matuzalem mi colpì involontariamente con una pallonata a bordo campo. Fortunatamente non mi feci nulla ma, a fine partita, mi consegnarono la cassetta con l’episodio della pallonata (ride, ndr)”.

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