I nostri Social

News

ESCLUSIVA #LBDV – Daniele Garbo a ‘#ACasaConVlad’: “Sistema calcio da rifondare nelle norme. E quegli aneddoti su Maradona…”

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 5 minuti

Un ospite d’eccezione, oggi, per il nostro appuntamento social quotidiano #ACasaConVlad.

Parliamo dell’ex giornalista sportivo Daniele Garbo, che ha rilasciato alcune dichiarazioni nel corso della diretta Instagram in compagnia dell’editore de Le Bombe di Vlad Francesco Romano.

Di seguito riportiamo l’intervista completa:

Pubblicità

Prima di iniziare, doverosa è una parentesi su Maurizio Mosca: qualche giorno fa, infatti, abbiamo ricordato il decimo anniversario della sua scomparsa. Noi de “Le Bombe di Vlad” abbiamo legato il nostro nome alla sua famosa rubrica “Le Bombe di Mosca”. Cosa ti legava a lui, professionalmente ed umanamente?

Io ho conosciuto Mosca quando già era al Corriere dello Sport. Poi a Mediaset ho avuto modo di lavorarci molto e si è instaurato un gran bel rapporto. Era così come lo si vedeva. Il suo uscire fuori dalle righe faceva parte del personaggio. Lo ricordo con molto piacere, ha lavorato fino all’ultimo ed è andato via troppo presto. Con ‘L’Appello del Martedì’ registrava il 20% di share, numeri impensabili per una trasmissione di questo genere oggi”.

Ti sei occupato, nella tua carriera, di calcio e non solo, raccontando la transizione tra due epoche diverse: quello che definiamo il calcio di una volta e quello di oggi, detto ‘moderno’. Come hai vissuto questo passaggio?

Pubblicità

Veniamo da un calcio in cui è cambiato il mondo dell’informazione. Prima non c’erano addetti stampa, avevi un rapporto diretto con gli addetti ai lavori. Addirittura le interviste, prima, si facevano negli spogliatoi, come succede in NBA. Gli addetti stampa hanno messo dei paletti, e questo ancora prima delle tv private che hanno sconvolto l’intero settore. Oggi tutto è omogeneo: le interviste vengono concordate in maniera sistematica e nei post partita, ad esempio, si dà precedenza alle tv a pagamento. Posso dire che sono passati venti anni tra queste due epoche ma sembra passato un secolo”.

Nella tua carriera hai intervistato personaggi come Maradona, Platini, Ronaldo il Fenomeno e tanti altri. L’approccio del giornalista alla star come è cambiato tra ieri ed oggi?

È diventato più freddo e professionale. Ad esempio con Maradona ho avuto un ottimo rapporto, è stato il più grande di sempre, anche per come si comportava coi suoi colleghi e con noi dell’informazione. Quando seguivo il Napoli, a quei tempi, lui si rapportava con me nella stessa maniera che con tutte le altre agenzie stampa, dalle più grandi alle più piccole. Ricordo un aneddoto che mi colpì molto: era il post partita di un Torino – Napoli. C’era un giovane di una rete locale e Diego si rese immediatamente disponibile a concedergli l’intervista. Successe che il collega si accorse che non era partito il registratore, ma lui non si creò particolari problemi nel rifare tutta l’intervista dall’inizio. Ciò fa capire il suo spessore umano ancor prima di quello professionale”.

Pubblicità

Ci puoi raccontare invece un aneddoto più attinente alla tua carriera a cui sei più legato e che ricordi con affetto particolare?

Avrei decine di episodi da raccontare, ma ne racconto uno ancora legato a Maradona. Risale al settembre 1989. Andai a seguire il Napoli nella trasferta di Lisbona contro lo Sporting. Era l’epoca dei dissidi con Ferlaino: in quella stagione rimase in Argentina senza dare alcun cenno sul suo futuro alla stampa. Raggiunse comunque gli azzurri in Portogallo, ma non giocò. Nel post partita, scesi negli spogliatoi per fare le interviste e ad un certo punto mi misi in testa di intervistare Diego che, fino ad allora, non aveva mai parlato. Lo vidi uscire scortato e con lui c’era Carlo Juliano; cercai di inserire il microfono ma venni inizialmente respinto. Diego, invece, si fermò e mi consentì di avvicinarlo. Lo stesso Juliano acconsentì e rispose a qualunque tipo di domanda. Fu un colpo straordinario, professionalmente parlando, nessuno ci era arrivato prima di me. Ritornai a Milano con Azeglio Vicini e Bruno Pizzul e lì scoprii che la stampa era in sciopero, rendendo dunque impossibile la trasmissione di quell’intervista”.

Tornando all’attualità, vediamo già i primi effetti di questa crisi economica, oltre che sanitaria.

Pubblicità

È chiaro che questa situazione cambierà anche il modo di agire del sistema Calcio. Credo innanzitutto che si debba iniziare a dare importanza alle giovanili e fare, contestualmente, pulizia all’interno del movimento stesso. Ci sono società che vanno avanti nonostante buchi economici clamorosi, e ciò è inaccettabile. I diritti tv incidono sul bilancio delle società per il 65%, ed è una cosa che succede solo in Italia. Significa che le società sono legate fortemente alle entrate delle pay tv. Il mercato dei diritti tv subirà un livellamento verso il basso, fattore che va ad aggravare comunque una domanda del prodotto già abbastanza bassa. Bisogna mettersi in testa che le tv daranno meno soldi, e quindi si renderà indispensabile un crollo dei monti ingaggi per evitare il collasso”.

Sugli stadi:

La burocrazia sicuramente non aiuta. Io credo però che alla base di tutto ci sia una miopia dei dirigenti italiani, che per anni hanno devoluto altrove le entrate. Vediamo quello che succede a Roma: sono successe cose, ad oggi, al vaglio della magistratura. Sostengo che ci sia una pigrizia delle varie proprietà nell’investire nello stadio di proprietà. E su questo siamo 30/40 anni indietro rispetto a tantissimi altri Paesi. Quando c’è la volontà, le cose si fanno, così come già accaduto in pochi casi in Italia. Molti, intorno alle strutture, vorrebbero costruirci una sorta di quartiere. Nel mondo, tutti gli stadi comprendono, all’interno della loro struttura, le varie attività extra-calcistiche che portano profitti. Lo stadio di proprietà aumenta il valore della società, anche dal momento in cui la si mette sul mercato, ed è fondamentale per aumentare il proprio valore”.

Pubblicità

Venendo a mancare i ricavi a causa di questa crisi, che tipo di calciomercato immagini, tenendo conto che tutti i club dovranno fare riscorso a trattative come gli scambi, per ammortizzare gli impatti sul bilancio?

Credo che esista solo in Italia la ‘simpatica’ possibilità di fare questa sorta di scambi per beneficiare delle plusvalenze. Il calcio italiano ha bisogno di una riforma radicale. Il problema è di fondo ed è insito nel sistema, con norme che andrebbero completamente ridefinite”.

In questa rivoluzione che siamo costretti a vivere, secondo te, il calcio italiano uscirà più livellato o si allargherà la forbice tra big e medio-piccole?

Pubblicità

Il problema è sempre nelle regole. In Italia, con queste norme, i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri rimarranno poveri. In Inghilterra, le piccole squadre ricevono più soldi, quanto a diritti TV, rispetto alle big. E ciò, non solo in funzione di una più che dignitosa campagna acquisti, ma anche per rendere il campionato più ‘vendibile’ e quindi aumentando la competitività delle squadre. Inoltre, in Italia c’è il problema degli stadi che sono vuoti, o solo in parte pieni, mentre altrove non è così”.

È possibile che chi governa il nostro calcio non si ponga questo interrogativo?

La questione è che ognuno pensa al proprio orticello. Così non si è furbi ma stupidi. Se non si pensa al bene comune, non se ne uscirà mai. La Lega è sostanzialmente un insieme di presidenti che pensano al proprio tornaconto. E così non si va da nessuna parte”.

Pubblicità

Oggi si ha la possibilità, a seguito di questa emergenza, di sedersi attorno al tavolo e ragionare sul da farsi. Al centro delle discussioni, in questi giorni, c’è anche la questione relativa agli ingaggi dei calciatori e c’è chi parla di un 30% da decurtare. Cosa ne pensi a proposito?

Sarei d’accordo con un’iniziativa del genere. Non dobbiamo dimenticare che, quando si parla di calcio, spesso non si tiene conto delle realtà minori. I problemi di un Cristiano Ronaldo non possono essere quelli di un calciatore di Serie C, se prendiamo come punto di riferimento gli stipendi. Ronaldo può sostenere tranquillamente una riduzione del genere, i calciatori di realtà minori, invece, no. Quanto alla possibilità di devolvere parte degli stipendi ai calciatori delle serie minori, la Lega non può imporre ai calciatori questa iniziativa dal nulla. Tommasi è naturali che parli per tutelare tutta la categoria, ma i calciatori, con un’iniziativa del genere, darebbero un grandissimo esempio”.

Pubblicità

in evidenza