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ANGOLO DEL TIFOSO NAPOLI – Napule é… un trattato di psicologia e di filosofia

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La psicoanalisi è un’opportunità, un’opportunità di ripartire” (Jacques Lacan).

L’involuzione del Napoli versione 2019/2020 ha fondamenta che risiedono poco nella logica e molto nella psicologia e nella filosofia. Vanno spesso in campo – di fatto – gli stessi che per anni hanno palleggiato in faccia a qualsiasi avversario, avendo sempre almeno due varianti di passaggio, durante la fase di alleggerimento, e continui tagli davanti, nelle varianti offensive.

Quest’anno, invece, la qualità del palleggio è lenta e pessima, senza personalità e con rischi continui, dati dalla sostanziale immobilità di almeno otto giocatori di movimento. Stando così le cose, indugiare con i fraseggi che partono dall’area piccola (inguardabili), che coinvolgono costantemente il portiere e che portano almeno tre avversari in area di rigore, appare una lucida follia.

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Il problema è nella testa e nel pensiero filosofico che c’è dietro all’impostazione di queste partite.
Il Napoli attuale dovrebbe capire che non si può andare a dettare gioco da nessuna parte e che, più spesso, paga (come accaduto con l’Inter a S.Siro) chiudersi bene in difesa con forza ed attenzione e ripartire sfruttando un po’ di rapidità e qualità davanti.

Stop, nulla di più.  Fare il contrario significa farsi del male da soli ed aiutare gli avversari.

Non ce n’è davvero bisogno.

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L’Inter è stata inguardabile, lontana parente della squadra capolista di un campionato che – comunque – quest’anno appare di livello più basso.

Approfittando della scarsa forma soprattutto degli avanti nerazzurri, il Napoli non ha tutto sommato sofferto quasi nulla dietro e ci si è tolti almeno una piccola soddisfazione (che di questi tempi vale un toccasana) nella gara d’andata.

Al ritorno sarà sicura battaglia, ma meglio arrivarci così che da sconfitti o se finiva 0-0.

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Il momento appannato degli azzurri è tutto in alcuni episodi chiave, come quello di Fabian Ruiz, che non blocca il cambio di Zielinski per Allan e tre minuti più tardi chiede di essere sostituito, quando ormai cambi non ce ne sono più.

Si è vinta la partita su una combinazione di qualità e testardaggine, riuscendo in una cosa che ormai gli azzurri non provano quasi più, vale a dire profondità sulla fascia e dialogo stretto in velocità verso la porta tirando nello specchio.

Bisogna lavorare sulla testa e mettere ancora energia e fiato in corpo, perché si corre poco e male.

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E’ stata prestazione di sacrificio di tanti tra quelli scesi in campo, nessuna di particolare pregio o barlume, ma – stasera – va bene così. Complessivamente la gara è di quelle che servono per recuperare coraggio, amor proprio e stima anche verso i compagni.

Ora di nuovo testa al campionato, dove servirà la stessa umiltà e – Dio solo sa quanto – gli stessi risultati.

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