Avellino
ANCHE MENO – Le pagelle dell’Avellino
Avellino – Reggiana 4-3
O’ bacin. O’ culett. O’ tacatà, o’ tacatà. Gelos, ‘nvrios. Svergognata. Ijà schiattà. Po-ro-ppo-po. Po-ro-po-ppo-po.
Quanto odio e amo, allo stesso tempo, le partite al cardiopalma. Quelle che ti fanno impazzire, che ti sfiniscono, che ti portano sull’orlo della disperazione e poi ti sollevano in paradiso. Sembra di perderle, poi di averle in pugno, poi di nuovo tutto sfuma…e quando ormai ti sei rassegnato al pareggio, succede qualcosa, le vinci. E non sai nemmeno come.
Siamo una squadra ancora incompleta, con limiti evidenti e amnesie che pesano. I meccanismi non sempre girano, i movimenti vanno ancora registrati, ma una verità resta scolpita: questo Avellino non molla mai. Subisce tre azioni, tre gol, eppure non crolla. Muore e risorge in un ribaltamento di campo come una fenice.
C’è una forza invisibile che ci tiene in piedi, un filo che lega squadra, città e tifosi. È quell’urlo che si alza dagli spalti, quel coro che diventa ossigeno, quel battito che si sincronizza con il campo.
L’Avellino si rialza, lotta, e ruggisce insieme al suo popolo. Ogni partita diventa un abbraccio collettivo, un atto d’amore reciproco. Si è parte di qualcosa, si appartiene a qualcuno.
E’ un fattore che va al di là del risultato. Quando si vince poi….brividi.
Le pagelle dell’Avellino
Daffara – 5,5
Tre gol sul groppone, qualche uscita rivedibile. Ha però, doti, coraggio e una personalità che traspare. Il ragazzo si farà anche se ha le spalle strette.
Missori – 6,5
Partita di grande intensità, avanti e indietro con costanza. Copre, recupera, propone. Qualche errore da limare, ma la prestazione è solida e generosa.
Milani – 6
Ordinato, diligente, buona gamba. Il limite è che, oltre ai cross, offre poco in costruzione. Pulito ma prevedibile.
Simic – 6
Gara non impeccabile. L’autogol è più sfortunato che maldestro, ma le letture difensive non sempre convincono. Alterna buone chiusure a momenti di incertezza.
Enrici – 6
Soffre la forza e l’esperienza degli attaccanti avversari. Non sempre riesce a imporsi, ma lotta fino alla fine. Ne esce sudato, stremato, ma felice.
Palmiero – 6,5
Buona prova del capitano. Gestisce tempi e spazi, dà equilibrio e peso psicologico alla manovra. Quando gioca con lucidità, è imprescindibile.
Palumbo – 6,5
Questo ragazzo è un libro aperto. Brillano limpide le sue qualità, ma altrettanto evidenti sono i limiti che lo accompagnano. Ha tocco elegante, visione chiara, verticalizzazioni intelligenti e il coraggio di prendersi la palla anche nei momenti più complicati. Imposta con naturalezza, accompagna l’azione con passo leggero e testa alta. In fase propositiva è continuo, dà ritmo e profondità alla manovra, aggiungendo quel pizzico di imprevedibilità che accende la squadra.
Ma in copertura si perde, rallenta, si lascia sfuggire l’uomo e commette ingenuità che fanno arrabbiare. Alterna giocate da applausi a distrazioni pesanti, come se talento e disattenzione viaggiassero in coppia. La sua carriera passerà tutta da lì: dalla capacità di limare i difetti e di trasformare la classe in affidabilità. Si accettano scommesse.
Besaggio – 6,5
Piedi educati e buona visione. Gioca a strappi. Quando trova ritmo, illumina la manovra; quando si spegne, scompare. Soffre l’aggressività avversaria, ma ha talento e prospettiva.
Insigne – 8 (MVP)
Bravo Robertì. L’orchestra che tenevi “ncap” ha cominciato a suonare. Gioca sul velluto, illumina, inventa e decide. Ogni pallone che tocca è un lampo. È lui il motore e l’anima di questa vittoria. Diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Roberto ciò che è di Roberto.
Biasci – 6
Segna, si sacrifica, si divora qualche occasione. Spalle alla porta è prezioso, fa salire la squadra. Non sarà un bomber di razza, ma è un combattente vero.
Crespi – 6,5
45′ di pura energia. Sgomita, tira, ci prova. Ancora un po’ imballato nell’uno contro uno, ma i movimenti sono da attaccante vero.
I subentrati dell’Avellino
Russo – 7
Russo è un calciatore misterioso, indecifrabile. Dribbla, accelera, strappa, cambia passo, tira. Lo fa male o lo fa bene è un dettaglio. Lui entra per portare scompiglio. Ci riesce quasi sempre. Ha dimostrato che la categoria non è così importante per chi suona jazz. Ragtime.
Kumi – 6
Fisico da mezzofondista giamaicano, grinta da pugile americano. Energia e corsa al servizio della squadra, ma deve trovare più precisione e lucidità. Bene ma non benissimo.
Cagnano – 7
Personalità e maturità da veterano. Entra e impone ordine, lucidità e calma. Sontuoso.
Tutino – 6
Sta cominciando a scrollarsi di dosso la ruggine. Non è ancora il Tutino che conosciamo, ma si intravedono segnali chiari di risveglio. Quella luce che lo distingue è ancora lì, appena velata. Io riesco a vederla. Ho comprato e messo in cantina una batteria di fuochi d’artificio. Sono sicuro che li userò.
Sounas – 6
Non entra subito nel ritmo, qualche sbavatura di troppo. Ma la sua presenza basta per dare equilibrio. Ha quello sguardo da cattivo dei western all’italiana. Questo basta e avanza per la sufficienza.
(Foto: Depositphotos)
