I nostri Social

Approfondimenti

NUMERO 14 – Avversari, non più nemici

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 3 minuti

Lo scenario è ben noto a chi ha visto il capolavoro antimilitarista di Stanley Kubrick “Orizzonti di Gloria”. Una serie infinita di solchi scavati nel terreno da entrambi gli schieramenti, trincee indispensabili ad una guerra di posizione. Separati da poche decine di metri, tristemente conosciuti come “terra di nessuno”, centinaia di soldati consumano la loro quotidiana battaglia per la sopravvivenza. I peggiori nemici li hanno nell’animo: la paura di non vedere il giorno successivo, l’odio viscerale per chi indossa una divisa diversa, la nostalgia di casa che diventa lacerante. Angoscia, terrore e stanchezza. Sembra impossibile che in un ambiente del genere possano nascere sentimenti di cameratismo ed amicizia. Eppure, complice la magica atmosfera natalizia e la presenza dell’amatissima sfera circolare, almeno una volta il miracoloso evento è avvenuto.

Canti e luci

Yrpes, una piccola cittadina del Belgio, 23 Dicembre 1914. I combattimenti della Prima Guerra Mondiale non hanno risparmiato neanche questa zona delle Fiandre. I colpi di fucile e le esplosioni delle granate si sono fatti sentire per tutta la giornata. Solo ora, sul finire del pomeriggio, sembra che entrambe le fazioni, sia gli inglesi che i tedeschi, ne abbiano abbastanza di contendersi pochi metri di terreno a furia di seminarci cadaveri. Adesso regna un silenzio irreale, è tempo di una fisiologica pausa. Se si tende l’orecchio abbastanza a lungo è persino possibile percepire i rumori provenienti dalla trincea dei nemici. E, all’alba successiva, iniziano ad arrivare all’orecchio  dei tedeschi degli inconsueti inviti. Alcuni inglesi stanno offrendo a voce alta delle sigarette. C’è sgomento nella trincea teutonica: sarà mica un tranello? Eppure, sarà la fatica che si fa sentire, sarà che ormai si è stufi di queste battaglie adesso cresce una prepotente voglia di crederci. Un soldato tedesco si arrischia a superare il parapetto, si avvia verso il nemico inglese. Avviene il baratto concordato: un pacchetto di sigarette contro un pezzo di formaggio. Il tutto suggellato da una cordiale stretta di mano. La barriera di diffidenza reciproca è saltata: decine di soldati escono dalle rispettive trincee e si incontrano a metà strada. Per fraternizzare e scambiarsi quel poco che hanno. La spontanea tregua è scandita dai canti natalizi improvvisati dai cori dei soldati, ognuno nelle rispettive lingue. Le linee delle trincee sono rivelate dalle centinaia di candele che fanno da illuminazioni.

25 Dicembre 1914

L’armistizio non dichiarato ma effettivo è ben accolto da tutti. Le truppe al completo, abbandonate le armi, si dedicano al recupero dei cadaveri rimasti sul terreno per dargli una degna sepoltura. Si organizzano pranzi di Natale con i pochi alimenti che si hanno, condivisi fraternamente tra i due eserciti. Qualcuno ha avuto la fortuna di scovare un birrificio abbandonato poco distante: l’alcool e l’allegria non mancheranno di certo. Qualche collezionista ha anche adocchiato i singolari bottoni che adornano le divise avversarie. Uno sguardo d’intesa e un paio di colpi di baionetta alla giacca hanno  dato vita al baratto dei preziosi souvenir, alla stregua di calciatori che si scambiano la maglietta a fine partita. Ma la ciliegina sulla torta è l’improvvisa comparsa di un oggetto sferico che spunta dalla trincea. E’ un autentico pallone di cuoio. Vecchio, consunto, mezzo sgonfio. Ma è quello che ci vuole, quello che basta per sottrarre qualche istante di felicità al martirio quotidiano della guerra. La sua presenza da il via a un rituale ben conosciuto dai ragazzi di tutto il mondo: il terreno ormai libero dal fango è il campo di gioco, due elmetti disposti alle estremità sono le porte e le linee degli spettatori delimitano lo spazio per le evoluzioni dei giocatori. Che sono circa cinquanta, venticinque per ognuna delle due formazioni.

Pubblicità

Germania – Inghilterra 3 a 2

L’enorme consistenza delle squadre in campo fa venire alla mente gli albori del gioco. E non solo: la frenesia con cui chiunque si lancia all’inseguimento del pallone, senza alcuna considerazione di disposizioni tattiche o di schieramento, è un tuffo nel passato, l’infanzia che torna a galla. Proprio in quel luogo, proprio in quel momento ognuno dei presenti, dopo aver respirato morte in ogni istante, avverte nitidamente il fragrante odore della vita. E anche se è una partita in amicizia nessuno ci tiene a fare brutta figura. Specie i tedeschi: sanno bene che sono di fronte ai britannici, gli inventori del calcio per antonomasia. Ma nessuna traccia di timore reverenziale: lottano su ogni pallone e si spingono in avanti con audacia. Vanno subito in vantaggio e poi replicano, a pochi minuti di distanza, con una seconda marcatura. 2 a 0 contro i maestri inglesi, depositari della cultura del pallone, un risultato degno di lode. Anche se è presto per cantare vittoria, il tradizionale orgoglio albionico non potrebbe tollerare un simile affronto. Una mischia porta al gol inglese che dimezza lo svantaggio. Una successiva azione ben orchestrata porta al pareggio. Sembra che il match sia destinato a finire in parità quando un veloce contropiede germanico porta al gol che fissa in maniera definitiva il risultato finale sul 3 a 2. La tregua, cosi come la partita, è finita. C’è ancora il tempo di farsi reciprocamente gli auguri di Natale prima di tornare alle rispettive trincee. E di tornare ad essere nemici, dopo essere stati, per  più di mezz’ora, soltanto dei cavallereschi avversari.

in evidenza