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ANALISI A BRIGLIA SCIOLTA: Napoli 2-3 Atalanta

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Tempo di lettura: 6 minuti

Addentrandosi a parlare di questa partita non si può che iniziare dal ringraziare le due squadre per lo spettacolo offerto. Un match di boxe senza esclusione di colpi. Due pugili che se le sono suonate di santa ragione, colpo su colpo, con il sorriso di chi ama questo sport e che non specula mai su se stesso e sull’avversario.

PRIMO ROUND

”La boxe è qualcosa di innaturale, perché si fa sempre tutto al contrario. Invece di allontanarti dal dolore, come farebbe qualunque persona sana…gli vai incontro” (Million Dollar Baby).

È questo che ha fatto il Napoli. Niente alibi, nonostante metà squadra titolare infortunata. Spalletti esalta le seconde linee della sua rosa, e alle parole fa seguire i fatti. Non ha voglia di aspettare alle corde e di incassare e basta i pugni avversari, vuole colpire, e lo fa mettendosi a specchio con l’Atalanta. Quasi come volesse affrontarli, non solo a mani nude, ma anche senza stare in guardia, per la sadica convinzione che il modo migliore per attaccare è farsi colpire per poi reagire, dimostrando all’altro pugile che nessuno dei suoi cazzotti ti fa paura.

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L’inizio di gara è frenetico. Entrambe sono super aggressive e a uomo, per non far respirare l’altro con tranquillità. La prima ad approfittarne è l’Atalanta, che ben conosce questo tipo di ritmi e di partite, dato che è lei a volerle instradare in tal modo. Sulla pressione ultra offensiva del Napoli, Palomino è braccato da Lozano, ma vede luce per andare in profondità da Zapata. La difesa è giustamente alta per accompagnare il pressing degli attaccanti, e allora il colombiano saggiamente taglia in diagonale alle spalle di Di Lorenzo, che va su Pessina, e inizia il suo duello con Rrahmani in campo aperto. Ovviamente lo vince, e ha la lucidità di alzare la testa ed appoggiare a Malinovskiy, lasciato colpevolmente solo da Mario Rui che non stringe. Sinistro di prima telecomandato ed 1-0.

Il primo pugno non spaventa il Napoli, che continua nella sua pressione, e grazie a questa potrebbe pareggiare subito. Musso la alza per Zappacosta che sfrutta il mismatch con Mario Rui e fa da sponda di testa per Toloi che si inserisce, ma la sbaglia, e allora Mertens può premiare la sovrapposizione del terzino portoghese, ma Lozano sciupa tutto a porta vuota. Gasperini allora passa alle contromisure con una costruzione a 4, con uno tra Freuler e Maelhe ad abbassarsi, e Toloi con più possibilità di accomoagnare. E porta subito i suoi frutti quando i bergamaschi mandano a vuoto il Napoli con una verticalizzazione di Maelhe per Pessina che, di tacco, brucia Di Lorenzo e serve Zapata che si smarca da Rrahmani. Palla per Maelhe che sovrappone, tiro ed angolo. I pericoli per gli Azzurri arrivano anche da palla persa. Come quando Mario Rui è costretto a spazzare sulla pressione feroce di Zappacosta, favorendo l’anticipo di testa di Toloi per Pessina che, con una brillante finta di corpo, ne manda due al bar per entrare in area.

Sembra che ci sia un solo pugile al centro del ring, ma Lobotka sposta il match dalla parte dei padroni di casa. Freuler ha difficoltà a prenderlo così alto, anche perché lo slovacco dimostra tecnica nei suoi controlli orientati sulla pressione dello svizzero, e poi è bravissimo ad andare dritto in verticale dalle punte. È Lozano in particolare quello cercato di più, perché Spalletti vuole approfittare del mismatch in velocità, e solo l’imprecisione del messicano grazia gli ospiti. Proprio su una verticale per Lozano, che il messicano lavora benissimo facendo salire i compagni, Zielinski è bravo a trovare l’1vs1 di Malcuit, che terminerà la sua gara con 3 dribbling riusciti su altrettanti tentati. Stupendo movimento di Mertens sul primo palo ad anticipare Palomino, sponda geniale, e gol del centrocampista polacco.

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Dopo l’uppercut del pareggio, arriva il gancio destro a inizio secondo tempo. Ospina nel giro palla difensivo va dritto da Lozano, sempre lui, che riesce a fare da sponda per Malcuit. I bergamaschi sono altissimi come sempre, e a uomo. Non esiste linea, e Demiral di fatti sbaglia due volte. Prima quando pensa che ci sia il fuorigioco, ma Mertens è nella sua metacampo, poi perché non rimane attaccato al belga e se lo lascia scappare sul bel servizio di prima di Malcuit. 2-1 e match capovolto. Il primo round è del Napoli che, incredibilmente, non  solo sta in piedi, ma è avanti ad inseguire la vittoria e il sogno Scudetto.

“Se c’è una magia nella boxe è la magia di combattere battaglie al di là di costole incrinate, reni fatti a pezzi e retine distaccate. È la magia di rischiare tutto per realizzare un sogno che nessuno vede tranne te” (Million Dollar Baby)

SECONDO ROUND

La seconda ripresa inizia al minuto 56. Esce Lobotka ed entra Demme per il Napoli, esce Pessina ed entra Ilicic per l’Atalanta. Un mix esplosivo per gli Azzurri, perché nello stesso momento loro perdono l’uomo che più di tutti riusciva a resistere alla pressione atalantina, e dall’altra parte aumenta il tasso tecnico e il baricentro degli avversari. A questo punto, Gasperini libera Toloi. Il Campione d’Europa con l’Italia di Mancini inizia a piazzare le tende nella metacampo del Napoli. I padroni di casa si adagiano alle corde alla Muhammad Ali a Kinshasa, sperando di sfiancare il rivale prima di riaggredirlo per mandarlo a tappeto, ma la verità è che non esce più. Ali ce l’ha in casa Gasperini, perché Toloi vola come una farfalla a creare superiorità numerica, e punge come un ape quando si tratta di decidere negli ultimi metri. Dopo un angolo a favore degli ospiti l’azione prosegue e la palla esce addirittura in fallo laterale, ma nel calcio totale del tecnico atalantino Demiral non ha nessuna intenzione di riprendere la sua posizione. Rimane avanti al fianco di Zapata. È de Roon che va a dargli copertura, e che apre a destra per Toloi che sale come un terzino di spinta, e mette una palla alla Alexander-Arnold alle spalle della difesa per lo splendido movimento da attaccante vero in profondità di Demiral, che davanti a Ospina spacca la porta per il 2-2. Toloi terminerà la gara con 4 passaggi chiave, 0.4 di xA (cioè gli assist che ha prodotto), 3 contrasti vinti su 5, 3 spazzate e 2 intercetti (unica statistica in cui non è il migliore della gara). Il giocatore totale nella squadra più totale di tutte.

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“A volte, per tirare un colpo vincente, bisogna arretrare…ma se arretri troppo, non combatti più…” (Million Dollar Baby)

Il Napoli non combatte più, ora è all’angolo a subire la scarica dell’Atalanta che, cinque minuti dopo, trova il 3-2 grazie ovviamente a Toloi, e alla qualità di Ilicic. Punizione battuta per Toloi, che chiede un uno-due a Zappacosta. Mario Rui è preso in mezzo, Demme esce a vuoto. Toloi chiude il triangolo col compagno e va di prima da Ilicic. Juan Jesus rimane troppo stretto e nom aggredisce lo sloveno, che attende Freuler, lo serve deliziosamente di esterno sinistro, e approfitta di un Demme ancora in ritardo, questa volta ad assorbire il movimento del centrocampista svizzero, per fare 3-2. Il Napoli è ko.

CONCLUSIONI

Nello sport, e nel pugilato in particolare, uno vince e uno perde. Uno rimane a terra e l’altro in piedi. Ma in questo caso nessuno può sentirsi sconfitto e stare a testa bassa. Se le sono date, molto forte, senza risparmiarsi, e forse nessuno dei due vorrebbe la rivincita, come Rocky e Apollo Creed. Entrambe hanno dimostrato che si giocheranno lo Scudetto fino alla fine, perché hanno messo in campo l’animo del campione. Quell’ardore e quel coraggio che ti fanno affrontare ogni sfida allo stesso modo. Non esiste difficoltà o paura quando la vita ti prende a pugni. Si combatte, da nobile arte quale è la boxe, con il cuore in mano, stretto tra i pugni, e lo si regala alla gente che guarda. Come hanno fatto Atalanta e Napoli. In particolare, onore alla squadra di Spalletti, che sa perfettamente che non è un momento facile, che forse la sua squadra in ginocchio, ma che non importa, perché “dentro un ring o fuori non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra” (Muhammad Ali)

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