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Angolo del tifoso

ANGOLO SPEZIA – Lanterna amara

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Partita dalle rivalità antica

Quella tra Spezia e Genoa è una partita dalla rivalità antica, vecchia di cento anni, risalente addirittura agli scontri tra tifosi che nel 1922 portarono alla squalifica di un anno del Picco, primo stadio in assoluto ad essere squalificato in Italia. Non è però solo una rivalità a livello calcistico, ma desiderio di affermazione, di affrancamento culturale, economico, politico. E’ voglia di rivendicare per sé un altro mare, un altro porto, un ‘altra storia, ma soprattutto la voglia di soffiare nelle proprie vele il vento fiero delle proprie tradizioni e della propria identità.

Spareggio salvezza

Il confronto tra Genoa e Spezia in questa pandemia, giocato senza pubblico, senza la carica emozionale dei tifosi, diventa “solo” una partita importante per la salvezza. I tre punti in questo caso vanno al Genoa, dopo un primo tempo in cui gli aquilotti fanno di tutto per cercare di prendere goal, mentre il grifone fa esattamente l’opposto, sciupando occasioni clamorose e mangiandosi letteralmente una rete a porta vuota. Provedel, dopo i miracoli della partita con l’Inter, decide di completare il check up cardiologico dei tifosi spezzini, con interventi da prestigiatore che riescono ad ingannare gli stessi giocatori genoani – per informazioni chiedere a Destro- . Salvati dal var nel primo tempo e con i giocatori di entrambe le squadre ammansiti dalla stanchezza della terza partita in sette giorni, il risultato più verosimile all’inizio del secondo tempo è sembrato essere proprio un bel pareggio. Tuttavia Zappacosta, spuntato lesto dalla linea laterale come il coniglio frettoloso di Alice nel paese delle meraviglie, decide ad un certo punto di salutare il resto della comitiva e di involarsi verso la porta spezzina. Il suo tiro rasoterra non viene trattenuto dal portiere aquilotto e Scamacca suo malgrado non può proprio esimersi dal segnare il goal più facile del globo terracqueo.

Sterile reazione

La partita di fatto finisce qua, con il Genoa che se ne sta ben rintanato nella propria metà campo come un orso in letargo nella sua caverna. Lo Spezia cerca in tutti i modi la giocata o l’azione per impensierire Criscito e soci, ma il Genoa non lascia il minimo spazio per passare alzando tutti i ponti levatoi e arroccandosi sul torrione. A nulla servono i cambi disperati degli ultimi minuti se non a sbilanciare la squadra che prende subito la seconda rete in contropiede, immancabile come la pioggia a pasquetta. Il risultato negativo non è però una sentenza definitiva sulle possibilità di giocarsi la salvezza dal momento che lo Spezia è ancora padrone del proprio destino. Di certo, sembra denotare in alcune situazioni la non sempre felice gestione della palla, cosa che, per una squadra perennemente proiettata in avanti, provoca a volte ripartenze mortifere che indirizzano le gare. Gare che, spesso e volentieri, vedono lo Spezia esprimere un gioco propositivo ma non sempre incisivo in attacco. Le partite da giocare sono sempre di meno, ci auguriamo però che la paura e l’ansia di non farcela non si impossessi della mente dei giocatori, altrimenti il pallone assumerà la pesantezza di una palla medica. Come disse Coelho “soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire”. La serie A era ed è il sogno di tutti noi. Andiamo a conquistarcelo, con gli artigli dell’ aquila.

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