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ANGOLO LAZIO – Educazione Bavarese

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Il piacere di Lazio-Bayern Monaco è stato tutto nell’attesa, nei mesi passati ad attendere la grande partita. Eď è svanito dopo 8 minuti quando il piede destro di Mateo Musacchio ha messo Lewandowski davanti a Reina: dribbling, gol, via il piacere e benvenuta alla paura. Dei tifosi certo, che mentalmente urlavano “LA GOLEADA NO”, ma anche dei giocatori messi di fronte ai limiti strutturali di squadra che conoscevano ma rifugiavano mentalmente. Da li in poi è stato come salire su una scala mobile al contrario che il rigore solare negato a Milinkovic-Savic ha impennato ulteriormente. La Lazio arrancava, faticava 4-5 passaggi per fare 10 metri metri mentre la corazzata bavarese in due mosse era già all’altezza della lunetta di casa Reina. È stato tutta cosi la partita, una scalata con i pesi alla cintura biancoceleste contro una discesa in slalom gigante biancorossa.

Il risultato non è mai stato in discussione, cosi come la superiorità del Bayern. Certo la Lazio avrebbe meritato forse un altro (paio?) di gol ma la squadra di Flick ha dato l’impressione di aver ad un certo punto abbassato i ritmi per non sprecare inutili energie che gli verranno comode più avanti.

No al disfattismo

Un errore comune a molti, dopo una sconfitta cosi dolorosa, è buttare il bambino con l’acqua sporca, puntare il dito contro tutto e tutti senza un minimo di costrutto. Invece è il caso di prendere spunto da questi 4 schiaffi per provare a ripartire. Prendere questa lezione di calcio per programmare e provare a cambiare quello che non va. Adesso è il momento di mettersi a tavolino e scoprire le carte per capire se la S.S Lazio, intesa come società, vuole compiere un altro step verso l’altro. La partita di andata degli ottavi ha palesato l’inadeguatezza di alcuni giocatori (i nomi li sappiamo tutti, è cattiveria farli) e anche un pizzico di presunzione della guida tecnica. Pensare di partire dalla propria area, uscendo palla al piede come se si avesse di fronte il Crotone è stato probabilmente un errore perché farlo contro una squadra che abbina alla perfezione tasso tecnico e intensità presupporrebbe una qualità tecnica difensiva che la Lazio non ha.

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Programmare per non sbagliare

Programmazione dicevamo, quella che serve fare in anticipo per non trovarsi poi durante una serata di gala come quella di ieri in bermuda e t-shirt al cospetto di una platea in smoking. Spendere 30 milioni di euro nel calcio mercato per vederli sedere in panchina per tutta la partita con il Bayern non è un buon manifesto programmatico, sembra più la certificazione di uno sbaglio.

Presidente, direttore e allenatore si siedano ad un tavolino e alla vecchia maniera, con foglio penna e calamaio, facciano una lista di quello che serve e traccino una riga su quello che non serve più.  Litigassero anche se lo ritengono giusto ma in fretta perché questo è il momento di decidere chi potrà fare parte della Lazio del futuro e chi no. Magari se come sottofondo ci sarà la partita di ieri sera alcune crocette sarà più semplice metterle.

(Foto twitter sslazio.it)

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