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Angolo del tifoso

ANGOLO DEL TIFOSO SPEZIA – Come Peppone e Don Camillo

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Avremmo voluto esserci allo stadio, con i palloncini colorati come l’ultima volta che abbiamo ospitato la Juventus, per urlare al mondo che, al di la’ dei colori (uguali), il nostro tifo indentitario non conosce sconfitta perché tifiamo la squadra della nostra città.

All’inizio, alcuni di noi, vedendo la maglia arancione, avranno sicuramente pensato di giocare contro la Pistoiese. Altri, vedendo Buffon in porta, avranno pensato: “ecco, il carrarino vuol giocare la sua partita dell’anno, disputando il suo derby contro lo Spezia”.

E invece, niente, tutti davanti alla TV. Le nostre tifoserie rivali dell’alta toscana, dovranno aspettare un‘altra occasione per venire in curva piscina a tifare una delle strisciate.

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Ma veniamo alla partita.
Dopo esserci scrollati di dosso un po’ di “emozione reverenziale”, lo Spezia inizia ad alzare la linea di difesa, prima a 30, poi a 40 metri. È talmente alto e corto che Terzi, a momenti, è piu vicino a Buffon che a Provedel.

Dopo un primo gol annullato per fuorigioco, in uno di questi corridoi chilometrici, si infilano McKeannie e Morata che riescono a eludere le fotocellule laser del var e a segnare il gol del vantaggio.

Lo Spezia si finge per qualche minuto arrendevole, fa credere alla Juventus che ormai la vittoria sia sua. Invece, in un ribaltamento di fronte, Bartolomei serve Paul PoGb(e)ga, al secolo Tommaso, che calcia di prima verso la porta e batte Buffon: Spezia 1 – Carrarese , ehm volevo dire, Juventus, 1.

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Risultato anche meritato per quello che si vedrà dopo. Gli attaccanti dello Spezia, guidano un pressing continuo, cercano di rallentare la manovra juventina. Nzola segue Bonucci, come Malgioglio farebbe con Raul Bova. Pobega e Bartolomei cercano Arthur e Mckennie come due alpini la grappa. Si va cosi al riposo, sul risultato di uno a uno.

Anche all’inizio del secondo tempo lo Spezia non viene tentato dal desiderio di fare catenaccio, ma cerca di fare possesso palla e di attaccare appena può e come può. Ci crede Italiano, se la vuole giocare. A questo punto, Pirlo fa alzare dalla panchina Cr7, come Peppone fece con Pruzzo, nel film di Don Camillo con Terence Hill. Il tempo di entrare e Cristiano Pruzzo- Ronaldo, su imbucata di Morata, segna un gol, facile facile, scartando anche il portiere, come contro i ragazzini angelici del Brescello.

Pazienza, sono cose che possono succedere quando giochi contro attaccanti di questo livello. Dopo pochi minuti, su calcio d’angolo, Chabot sale in cielo e costringe Buffon al miracolo. Sulla respinta si avventa Agudelo che ribatte in rete. Non facciamo nemmeno in tempo ad esultare che l’arbitro annulla per fuorigioco.

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Possiamo dirlo: la regola numero 17 è salva! Se lo Spezia avesse segnato su corner, la Juventus dopo il fuorigioco millimetrico da var, forse avrebbe chiesto di “risolvere” anche il problema del calcio d’angolo.

Scherzi a parte, la partita adesso si spacca. Davanti a Provedel si aprono praterie inesplorate anche agli indiani (non quelli della sigla sui guanti di Buffon). In una di queste, il cavallo francese Varenne Rabiot galoppa segnando il terzo gol. È poi la volta del tuffatore messicano Chiesa che, appena sente sfiorarsi il piede da quello di Bartolomei, compie un carpiato in avanti, tappandosi anche il naso e guadagnandosi una wild card per la prossima gara internazionale di tuffi di Portovenere. È il rigore che CR7 trasforma col cucchiaio per il 4-1 finale.

Finisce cosi una partita nella quale gli aquilotti evidenziano ancora una volta la loro mentalità offensiva e un’organizzazione di gioco ben consolidata.

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Per la prima volta lo Spezia viene battuto dalla Juventus: era l’unica squadra italiana ad avere questo primato.

Coraggio, ci saranno altre occasioni per cercare di bissare la gioia del goal di Padoin con una gamba sola.

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