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ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Buongiorno signor Maestro

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A scuola ci siamo andati tutti, per grazia di Dio. Le file di genitori a metà tra il pianto isterico e il sollievo, dopo aver speso centinaia di euro in zaini dei Gormiti, le abbiamo viste tutti, probabilmente le abbiamo anche fatte. I ragionamenti davanti ai cancelli sono più o meno sempre gli stessi dalla notte dei tempi, eh cara mio figlio ne sa, eccome se ne sa. Ha cominciato a leggere che non aveva nemmeno tre anni, scrive di suo pugno in kanji e recita D’Annunzio al contrario, una parola sì e una no.

Che fortunata che è lei, signora mia, un vero genio suo figlio. Poi però al rintocco della campanella si entra in classe, e lì non c’è più mamma a guardarmi con occhi innamorati, papà gonfio d’orgoglio quando leggo le preghiere in chiesa con il mio fiocco tra i capelli. In classe, davanti alla maestra che non ha idea del mio nome e delle mie capacità nella lettura sono esattamente uguale al mio compagno di banco dagli occhi azzurri e le lentiggini sul naso.

Chissà cosa ha pensato questa sera Andrea Pirlo, al suo primo giorno di lezione davanti al maestro più severo che non è lui stesso, ma il campo. Lui che era un bambino prodigio, un maestro a sua volta, uno di quelli che intimoriva i compagni di squadra per tutta la grazia contenuta nei suoi piedi e nella sua mente da calciatore. Lui che avrebbe dovuto frequentare la prima elementare degli allenatori e si è trovato per un meraviglioso scherzo del destino catapultato tra i banchi della facoltà di astrofisica di Harvard.

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Perché del resto, la pressione è più o meno la stessa.

Il primo giorno sulla panchina più pesante d’Italia, il piombo fatto incarico da coach.

Lo avremmo giustificato, in ogni caso. Qualunque fosse stato il risultato di questa prima serata della nuova Vecchia Signora targata Andrea Pirlo, noi lo avremmo capito. Ma in cuor nostro, nessuno si aspettava nulla di diverso da tutto ciò che abbiamo visto in campo questa sera.

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Per l’incontro con la Samp di Mister Ranieri, è fuori per infortunio muscolare Alex Sandro, per cui tutti ci aspettavamo di vedere De Sciglio a sinistra. Andrea, tirato a lucido per la prima a casa sua nel suo abito blu notte, no. Butta dentro Frabotta, che avrebbe dovuto allenare nella sua vita parallela, quella in cui è ancora il coach dell’Under 23.

Fuori De Ligt, ci sono Danilo, Chiellini e Bonucci a proteggere la porta di Tek Szczesny. Una formazione duttile e malleabile, con Cuadrado a far compagnia a Frabotta all’estremo opposto, e Ramsey, Rabiot e il neoacquisto McKenny ad agire al centro. Coppia d’attacco il solito, e che meraviglia è dirlo per il terzo anno, Cristiano Ronaldo, ed il nuovo innesto Dejan Kulusevski.

Il nove non c’è, il nove non è Suarez, il nove non è nemmeno Dzeko, ma questo Dejan non lo sa e vola lo stesso, e gli bastano dodici minuti per far sapere a chi di dovere di che pasta è fatto, semmai non si sapesse già abbastanza, semmai il premio di miglior giovane giocatore della scorsa stagione consegnatogli a inizio partita non fosse sufficiente.

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Secondo punto, l’ansia. Il tifoso juventino medio, gli anni meravigliosi di Mister Allegri li ha vissuti con gioia, ma anche con quella spada di Damocle puntata sul cronometro, un retrogusto di filo del rasoio che si è fatto sempre più consistente e cominciava a impastarci la bocca in maniera quasi fastidiosa con Sarri. L’uno a zero è la legge base di quel horto muso tanto caro a Max, ma alzi la mano chi non ha tremato almeno una volta davanti al primo contropiede avversario.

Ecco, stasera regnava la tranquillità. Probabilmente per il carattere non eccelso che la Sampdoria ha messo in campo stasera, ma ho ricordi nefasti di avversari ben più modesti in grado di metterci i bastoni tra le ruote, o quantomeno la camomilla tra le mani.

Questa sera in campo c’è, per la prima volta dopo tanto tempo, quel possesso palla che non serve a far aumentare le percentuali sulle grafiche che ci propone la pay per view, ma a far arrivare più palloni a quel debito ormai non più in palla, non più in forma, un mutuo di trentacinque anni che veste la maglia della Juventus FC e che tutti voi avete preso al Fantacalcio, non provate a negarlo.

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E chi sono io per obiettare qualcosa su questa scelta? Dopo un tap-in vincente di Leo Bonucci che sigla il due a zero per i bianconeri, dopo almeno quattro tiri ed una traversa, dopo innumerevoli sguardi rivolti al cielo, arriva anche il turno di benedire tutte le rate di questo mutuo. Perché se Cristiano Ronaldo gioca nella tua squadra, parti sempre uno a zero. Tre, in questo caso. Tre a zero per una squadra che ha corso, per un Weston McKenny praticamente dovunque, perennemente con il fiato sul collo della Samp. Tre a zero per Aaron Ramsey, reduce da una stagione funestata da tutto ciò che di peggiore può capitare al fisico di un calciatore, in una serata da vera crisalide, al centro di un centrocampo dove può davvero tornare al fulgore a cui eravamo abituati a vederlo con la maglia dei Gunners. Fa risultato anche Adrien Rabiot, da miracolato dell’anno a impiegato del giorno: se queste sono le premesse, abbiamo fatto bene ad arrabbiarci nei suoi primi mesi di Juve.

Andrea ha terminato il suo primo giorno di scuola con una squadra che ha giocato e si è divertita senza spaventarsi, senza ruggine, e anche senza una punta, senza il suo Diez e senza una colonna in difesa. Aveva dimenticato a casa la gomma da cancellare e la penna rossa Andrea, ma per oggi c’è ben poco da eliminare e sottolineare. Il primo giorno di scuola è stato una pacchia, le maestre sono felici, il ragazzo ha stoffa. Per oggi godiamoci il sole, prendiamo i colori, disegniamo quello che vorremmo essere.

Per le verifiche c’è tempo.

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