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CORNER CAFE’ – Un triste armistizio

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Solo nella giornata di ieri sono riuscito a recuperare le immagini della terza divisa del Barcellona. E non riesco a capacitarmi del perché ci sia qualcosa che ancora non mi convince. E’ indubbio che qualcosa stoni: non sono i colori sgargianti, nonostante l’audace scelta del verde fluo sullo sfondo rosa; è che, purtroppo, quel sorriso sfoggiato unicamente per lo shooting – se di shooting si tratta, quasi a pensare imposto per volontà altrui nella giungla selvaggia di clausole, azionisti e battaglie legali, porta alla mente più di qualche perplessità. Nemmeno il videomaking ha potuto molto: Leo Messi che dribbla tridimensionali figure di plastica in allenamento proprio non fa esultare proprio nessuno.

Ecco, non trovo definizione migliore di un triste armistizio. Quello siglato tra le parti in causa, tra il padre di Leo – la coda tra le gambe, dopo aver immaginato di poter sfondare muri legali per seguire una giustizia tutta sua – ed il Barcellona. L’ha vinta Bartomeu, questa partita. E poco importa che chiuda a chiave il cancello del castello, rinchiudendo l’argentino nella stanza più alta; poco importa che abbia autonomamente deciso di consegnarsi alla forca delle prossime elezioni presidenziali: altri possono esultare. Tipo gli azionisti. Un sorriso triste, il suo: un sorriso che conosce già il proprio destino. Triste tanto quanto quello dello stesso Messi, costretto ad indossare una divisa che non sente più sua, sfoggiando un effimero sorriso e cacciando indietro l’astio vomitato fino a qualche giorno prima. La pulce  ha parlato solo in ultima istanza, ammettendo biecamente la propria debacle legale. Un patrimonio nazionale a cui persino la Liga, saputo delle sue volontà, si è opposta, ridendo bellamente degli sceicchi che già pregustavano il giorno in cui avrebbero messo le mani sull’ambito tesoro. A Messi non rimane quindi che sorridere di fronte alla videocamera, sfornando qualche dribbling e mettendo in mostra la famigerata classe. Forse, tra qualche tempo, gli toccherà anche stringere la mano di Bartomeu. Sorrisi sui volti e coltelli nascosti nelle pieghe degli abiti. Perché un compromesso felice è una contraddizione, è un ossimoro. Ma continueranno così, mostrandosi soddisfatti l’un con l’altro e coi giornalisti presenti in sala. Almeno, fino al prossimo trenta di giugno.

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