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ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Tipi da spiaggia

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Sapete quelle giornate in cui ti svegli convinto che sia facile arrivare a sera. Il tipico mercoledì diciamo, quello da superare in scioltezza per potersi poi lanciare a capofitto nel countdown verso il weekend. Poi però si trasforma nel mercoledì più lunedì di sempre: per ulteriori informazioni potete chiedere a Wojciech Szczesny cosa ne pensa di questo mercoledì. Dovremmo ricordarci di fargli arrivare una cassa di champagne per lo sforzo profuso questa sera.

Dopo la partita arrancante con l’Atalanta, dove solo le estremità dei bergamaschi ci hanno permesso di riacciuffare un risultato che sarebbe potuto diventare davvero una spina nel fianco, per i confusi ragazzi di Mister Sarri arriva il momento di fare i conti con il Sassuolo di De Zerbi, fresco di lezione online alle giovanili del Barcellona. Perché non ci abbiamo pensato noi?

Sarri si presenta con i soliti Ronaldo e Bernardeschi, giocandosi la carta Higuain centravanti. A centrocampo, Pjanic con Bentancur  e Matuidi, ma la vera sorpresa è a difesa. Bonucci ha qualche noia al tallone, ed allora ecco comparire il sogno di tutti i tifosi più amanti dell’aspetto coriaceo di questa squadra: De Ligt e Chiellini, maestro e allievo, padre e figlio.

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Il Capitano non si discosta dalle sue migliori tradizioni, e si presenta già fornito di medicazione d’ordinanza alla fronte, come io mi presenterei con il ferro di cavallo al mio ultimo esame universitario.

Il dominio degli uomini di Sarri, come da copione delle ultime tre, quattro uscite, dura per un totale di dodici minuti.

Dodici minuti sono necessari per vedere due delle cose che si vedono davvero raramente in casa bianconera: cinque minuti di stato di grazia di Danilo con una pregevole sassata valevole per l’uno a zero (per quanto mi riguarda sta ancora scontando la stupidissima espulsione di un paio di settimane fa), e un lancio di Pjanic che abbiamo osato definire “alla Pirlo” (scusa Andrea davvero sono sicura questa sia la prima e l’ultima volta) prontamente raccolto da Gonzalo Higuain, il cui sorriso dopo il goal mi ricarica in vista del disastro perpetrato ai danni dei miei bulbi oculari e di tutta la pazienza di cui sono capace.

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Lo spettro del match contro il Milan mi soffia sul collo, percepisco la voglia dei miei beniamini di agitare il cocktail e stendersi sugli yacht con la tremenda convinzione di aver messo in ghiaccio la partita.

Ci pensa Djuricic a farmi capire quanto sia difficile tenere la testa sul campo, riaprendo il match. Ci pensa altrettanto bene Berardi, che con una punizione perfetta acciuffa il pari e lascia che la mia mente cominci a vagare solitaria verso lidi da incubo, dove i mojito sono annacquati e le vongole surgelate.

Basta veramente poco: basta un Bernardeschi che pecca di una presunzione memorabile, in grado di cadere praticamente da solo e di andarsi anche a lamentare con Valeri. Premio ottenuto: salta la Lazio. Bravi tutti.

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Basta che Chiellini ricominci a soffrire per quel maledetto polpaccio, che a De Ligt la spalla faccia un po’ quello che vuole, uscendo e rientrando dalla sua posizione naturale.

Basta lasciar entrare di nuovo Rugani che io veramente vorrei passare a un torneo di bocce tra pensionati piuttosto che vedere ancora queste scene da ecatombe.

Rischio altissimo di spegnere tutto e investire il mio tempo nel sonno: il goal di Ciccio Caputo, che ormai ha superato la miglior stagione di Berardi in quanto a goal fatti.

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E tocca pure ringraziare quel sant’uomo di Szczesny. Che se Cristiano Ronaldo ci ha provato più di una volta a mettere la palla in porta, ma non con la precisione e la forza necessarie, i giocatori del Sassuolo hanno rischiato di farci subire ben più dei tre goal che sono riusciti a segnare con almeno sei miracoli che sarebbero degni di una gita a Fatima.

Ci risvegliamo dal torpore con i cambi: mai avrei pensato di dirlo, almeno non in questa stagione, ma l’ingresso di Rabiot rinfresca l’azione di questa squadra che definire arrancante è un grosso complimento.

Dentro anche Dybala e Douglas Costa: Paulo raggiunge le presenze di Michel Platini, ma entra scocciato, e ci mette un po’ a ritrovare se stesso.

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Salva capra e cavoli invece Alex Sandro: due lampi di luce nell’oscurità del suo intero match, un salvataggio sulla linea di porta e il goal valevole per il tre a zero su corner battuto da Bentancur.

Trovo molto sadico questo particolare gusto di gettare alle ortiche ogni singola occasione che ci viene lasciata dalle dirette inseguitrici, come il pareggio della Lazio con l’Udinese.

Trovo altrettanto preoccupante che questa squadra non sia in grado di tenere la testa in campo per più di quindici minuti, il tempo necessario a trovare luce e angolazione giusta per un selfie.

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Il vantaggio è sempre piuttosto consistente, la fame molto meno. Ma se non avete voglia di cucirvi per la nona volta consecutiva il tricolore sulla casacca, potete benissimo dirlo. Lasciate lì le vostre magliette, qualcuno in grado di portarle con onore lo troveremo.

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