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ANGOLO DEL TIFOSO NAPOLI – Napule é… una passeggiata di salute

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Edwin Moses, ostacolista statunitense leggendario, amava ripetere che “un atleta in corsa è una scultura in movimento”.

E non è facile dargli torto, se si pensa alla bellezza che si percepisce quando undici calciatori si smarcano, dettano il passaggio, si cercano, si trovano, vanno in profondità o s’involano negli spazi aperti alla ricerca di una gloria che assume le sembianze d’un pallone scaraventato in rete.

Napoli – Spal è stata una partita mai in discussione, a causa del modesto valore dell’avversario, ma anche per merito d’una squadra azzurra che ha recuperato ormai coesione, determinazione e tempi di gioco.

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Migliore in campo Fabian Ruiz, ma bravi – in generale – tutti i centrocampisti. Perché Lobotka dà qualità al palleggio e Elmas dà l’idea di una potenzialità infinita. Giocare con tre calciatori bravi tecnicamente nella zona nevralgica del campo genera qualche rischio sulle ripartenze (una di queste ha dato a Petagna la possibilità di pareggiare per qualche minuto), ma è certamente garanzia di bel gioco e di occasioni da gol a grappoli.

Bene – come accade ultimamente – i due centrali di difesa, frangiflutti nelle poche ondate offensive altrui e bravi nella prima impostazione di gioco.

I cinque cambi fanno bene al Napoli più delle altre squadre, perché è bello veder ruotare Younes, Ghoulam e, soprattutto, Hirving Lozano, che pare davvero (e finalmente) un altro giocatore.

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Il messicano è rigenerato: finalmente stoppa il pallone con qualità, punta l’uomo e parte in velocità. Rischia di essere il vero acquisto per questa parte finale di stagione, nella quale si candida per giocare tanti minuti e – speriamo – per firmare tanti gol.

Discorso a parte, però, è per il numero 7. Qualcuno ha scritto che chi si abitua a correre, non vuole più camminare. Succederà, di sicuro, ai tifosi napoletani quando non avranno più, sulla fascia destra, José Maria Callejon. L’amata abitudine di avere sempre una soluzione da quella parte è tatuata da anni nel cuore di ogni tifoso azzurro, che nei tagli dello spagnolo e nella sua capacità di stare in campo ha scoperto l’essenza della bellezza e della dedizione applicata al pallone.

Perché JMC è il Calcio, qualcosa di diverso da tutti gli altri, un uomo capace di far sembrare facili anche le cose più difficili. Nell’ennesima occasione in cui lo spagnolo timbra il cartellino, l’inchino dovrebbe arrivargli da tutti i tifosi del Napoli, grati per aver applaudito – per anni – un Maestro di stile ed un signor interprete del gioco del calcio.

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Intanto il campionato va avanti ed ha da giocare ancora dieci partite in poco più d’un mese. Ciò fa sì che giovedì c’è l’Atalanta, che corre il doppio degli altri, fa tre gol a partita e incute abitualmente timore in chi deve affrontarla.

Sarà brutto giocarla senza pubblico, perché uno spettacolo così dallo stadio sarebbe indimenticabile, al di là del risultato.

La squadra azzurra, però, ci arriva nel modo giusto, consapevole che la rincorsa Champions è ormai pressoché compromessa (poiché iniziata troppo tardi), ma anche che giocare alla pari coi bergamaschi o vincere serve a dare morale a chi, un mese prima del Covid, inneggiava all’immediata conquista dei quaranta punti per arrivare alla salvezza in un anno apparentemente stregato.

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E se è vero, come diceva Seneca, che “il valore, se è sfidato, si moltiplica”, quel che ci sarà da qui in avanti è qualcosa che val la pena vivere, non fosse altro che per… raccontarlo e per ripartire da qui.

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