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Lazio, cosa c’è dietro il caso Zarate-Lotito. E quella voglia irrefrenabile di ascolti delle Iene…

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La notizia del presunto caso Zarate-Lazio ha subito creato un polverone mediatico pronto ad essere cavalcato. Senza lasciarsi indottrinare dall’apparenza forse sarebbe meglio approfondire la questione per cercare di capire meglio i contorni della faccenda.

All’inizio fu Maurito

La Lazio nel 2008 acquistò Zarate in prestito dall’Al-Sadd, club qatariota, per 2,4 milioni. Dopo una stagione strepitosa dall’argentino il 30 Aprile esercitò il diritto di riscatto per 20 milioni di euro complessivi. Dal trasferimento nacque un contenzioso con la squadra argentina del Velez Sarsfield in cui Mauro si era formato. La società argentina pretendeva infatti un contributo di formazione del ragazzo.

La Lazio all’epoca sosteneva che nessun contributo fosse dovuto, poiché non vi era stato nessun accordo tra club, e Zarate aveva solamente esercitato il proprio diritto di recedere dal contratto con l’Al-Sadd per trasferirsi in Italia.

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Dopo una lunga battaglia il TAS confermò tuttavia che la Lazio avrebbe dovuto versare 727 mila euro al club argentino per i contributi di solidarietà.
La storia sportiva di Zarate in maglia biancoceleste prosegui fra alti e bassi fino ad un epilogo burrascoso.
A seguito del rifiuto della convocazione alla partita di campionato del 15 dicembre 2012, Lazio-Inter,  infatti venne messo fuori rosa.

Fuga in Argentina

Nell’Estate 2013 la storia d’amore tra Zarate e la Lazio finì senza possibilità di ritorno. Il giocatore risolse unilateralmente il contratto con i biancocelesti, ricevendo dalla FIFA l’ok per il provvisorio tesseramento del giocatore, di ritorno al Velez Sarsfield.

Iniziò una battaglia a colpi di ricorsi e contro-ricorsi, durante la quale la Lazio chiese – e inizialmente ottenne – un risarcimento del danno per 5,26 milioni di euro più interessi.

In seguito nel 2015 Zarate si appellò al TAS con il Tribunale che stabilí che nulla doveva essere riconosciuto alla Lazio da parte dell’attaccante e del Velez.

La denuncia

L’agente del giocatore, Luis Ruzzi, oggi punta l’indice contro il presidente Claudio Lotito per il pagamento regolare di solo una parte dello stipendio di Zarate, 7 milioni in 5 anni, come da bilancio, mentre il procuratore del calciatore argentino sostiene che l’accordo fosse per 20.

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Troppa nebbia però troppe cose che non tornano. In un documento pubblicato dal sito Calcio e Finanza si legge:

“Nel mese di gennaio 2020  è stato notificato alla S.S. Lazio Spa una citazione dalla Pluriel Limited per l’importo di Euro 3.287 migliaia, quale somma risultante dalla differenza tra il compenso di Euro 3.750 migliaia dovuto nella Stagione Sportiva 2013/2014 e quello di Euro 463 migliaia percepito per il periodo 01.07.13-14.08.13, sul presupposto della responsabilità della Lazio nella risoluzione del contratto con il calciatore Zarate».

Soldi che la Lazio ritenne di non dover versare e quindi mettere a bilancio come passività in quanto sia il Lodo arbitrale che la corte di Appello di Roma hanno escluso tale responsabilità.

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Quindi sono questi i soldi che Zarate e il suo agente pretendevano da Lotito? Sarebbe più giusto dire quindi che Luis Ruzzi e il giocatore li esigevano dalla Pluriel più che dalla Lazio. E che la società londinese, a sua volta, li avrebbe pretesi da Lotito.

Il settimanale L’Espresso pubblicò questa stessa notizia 7 anni fa senza che nessun seguito venne dato dalle autorità giudiziarie e sportive.

Perché adesso tutto questo clamore dunque?

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Perché le Iene, con la loro consueta abilità mediatica e pubblicitaria hanno preparato bene il terreno di scontro. Lancio del servizio, rinvio dello stesso per consentire a Lotito di rispondere e soprattutto al caso di montare su stampa, social e tv. Oltre al nobile scopo morale del servizio non si intravedono altre possibilità perché come, scrive l’edizione online de L’Espresso datata 27 Maggio 2020, 7 anni sono un tempo sufficiente a prescrivere tali reati. La stessa Federcalcio, per mano del procuratore Chinè, a seguito del clamore mediatico si è trovata a dover riaprire, perché già il faldone era in loro possesso, il caso.

Dopo lo scontro Lotito-Gazzetta, le accuse di allenamenti proibiti mai provati, le dichiarazioni di Brambati su Strakosha, il dito puntato sul presidente della Lazio dai sui colleghi per la sua voglia di tornare a giocare( salvo poi accodarsi per paura di fallire) adesso questo polverone. È evidente, dalle cose che si raccontano dalle segrete stanze della Lega, che siamo nel bel mezzo di uno scontro di potere tra frange opposte. Da un lato Lotito e i suoi accoliti, dall’altro Agnelli. Guarda caso i proprietari delle squadre che si stanno giocando lo scudetto sul campo. Che questa storia, di cui si scriveranno certamente altre pagine, abbia un nesso che riporti la disputa sul prato verde?

 

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