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CORNER CAFE’ – Protocolli fantastici e dove trovarli

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Non si può dire che il nuovo protocollo FIGC non abbia fatto scalpore. Certo, forse non era quello il fine ultimo, ma tant’è: di questi tempi si prende quello che si può. Dalle parti di Montecitorio hanno esultato tutti; lo stesso Spadafora, gaio in volto come mai prima, ha esternato la propria gioia per la riuscita dello scabroso progetto. Certo, che poi altri storcano il naso poco importa: è politica, c’est la vie. Perché, effettivamente, molti hanno voltato le spalle al protocollo. E non si tratta solo dei grandi, come l’Assocalciatori o la Lega, storicamente più vicine alle aule consiliari che ai rettangoli di gioco; quando a polemizzare sono i club, dai più grandi ai meno abbienti, qualche domanda bisognerebbe pur farsela.

Vorrei citare comunque Enzo Bucchioni, che nel suo editoriale scrive: “Lega contro Federcalcio, si torna al via come nel Monopoli e quindi alle belle abitudini”. Verità, assoluta verità. Anche se, prescindendo dalla politica, c’è qualcosa che davvero non va nel protocollo in senso stretto. Certo, è teoricamente ineccepibile: chi ha diretto la stesura ha centellinato e incasellato ogni minimo dettaglio. Dalle sedute di allenamento all’arrivo dei calciatori in campo, dalle mense societarie ai collaboratori esterni. Ma quanto la teoria può essere davvero rapportata alla pratica? Come si può sperare – perché si spera, nient’altro – nell’asetticità completa dei centri sportivi? Discrepanze evidenti, che nessuno ha cercato di mitigare. Ognuno per la propria strada, ognuno sulla propria lunghezza d’onda. Non c’è dialogo, ma nemmeno scontro: la volontà di tutti barattata per manierismi vari. E mentre tutti pensano a curare il proprio orticello, il calcio attende. Nel frattempo, attenzione a non beccarsi l’influenza, ché poi nasce un casino che nessuno vuole spicciare: siete avvisati.

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