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IN CONTROPIEDE – Al mio segnale, chiudete il calcio

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La volta scorsa nel vol.2 de “Nel calderone del covid”, un capitolo della rubrica di critica satirica In Contropiede, abbiamo fatto un resoconto degli ultimi giorni. Ma la domanda “Bisogna ripartire?” rimane ancora senza una vera e propria risposta. Proverò a rispondere io a questa domanda, seguendo il mio punto di vista critico e pungente ma pur sempre ironico.

Lo stato attacca, io recupero palla in scivolata e parto in contropiede. Via agli allenamenti dal 18 maggio, sicuramente con le dovute distanze. La FIGC, in un suo comunicato non ufficiale fa sapere che le distanze da tenere sono come quelle tenute dall’arbitro che ha dato il rigore per Mertens a Crotone. O quella del guardalinee che ha fatto espellere Pandev in una Supercoppa. Insomma, una distanza adeguata per non permettere al virus di diffondersi ma che comunque consenta di sentire gli insulti. 

Non sarà sicuramente facile ripartire, questo ovviamente non lo ha detto il tecnico dell’Udinese dopo l’ennesimo attacco avversario. Ma lo sto dicendo io, personalmente, a causa dei numerosi rischi che potrebbero incombere. È palese che riprendere a giocare, così come riprendere qualsiasi attività, porterà al 90% dei danni irreparabili: palese come quel famoso goal di Muntari.

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Alla domanda dunque, come potete constatare, non si può davvero rispondere. Ciò ch’è giusto per qualcuno non lo è per un altro e non c’è niente di oggettivo che possa stabilirlo. Qualsiasi scelta andrà sempre a discapito di qualcos’altro o di qualcun altro. Non ci resta che piangere ma almeno “Io, speriamo che me la cavo”.

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