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ESCLUSIVA #LBDV – Piccolo #ACasaConVlad: “Foggia sta facendo un lavoro grandioso. Gasperini ha tirato fuori il meglio da me”

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L’ospite del giorno della trasmissione social #ACasaConVlad è Felice Piccolo, ex difensore di Juventus e Cluj, tra le altre, che oggi è a capo di un’agenzia di procuratori che si occupa di diritto sportivo, ufficio legale e attività di scouting.

Di seguito riportiamo l’intervista completa:

Cominci a giocare da bambino nel Rapid Pomigliano, per poi lasciare la Campania e dare una svolta alla tua carriera.

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“Ci fu un passaggio intermedio in Emilia Romagna, giocai lì alcuni mesi prima di fare il provino per la Juventus. A quel provino c’era tutta la dirigenza bianconera. In quello stesso giorno chiamò Baresi che mi disse che ero stato selezionato dal Milan. Mentre con i miei mi stavo recando a Milanello, ci fu la chiamata del DS dell’Academy che mi disse di cambiare rotta per legarmi alla Juventus”.

Com’è stato, per un ragazzo, entrare nel mondo del calcio professionistico lontano dalla propria terra? Sei di Pomigliano e conosci la realtà, prolifica a livello di talenti, ma forse scarsa a livello di strutture.

“Partiamo dal presupposto che, al tal proposito, i numeri sono tremendi. Al professionismo, e parliamo solo di Serie C, ci arriva un ragazzo su seicentomila. Per non parlare di Serie B e Serie A. Il sacrificio più grande è tra i 14 ai 18 anni. Se entri in quel circolo, devi sottostare a determinati sacrifici che ti fanno rimanere nel giro. Ed è più difficile arrivarci che rimanerci. Poi uno si può divertire anche in D, ma sono dei guadagni e delle soddisfazioni completamente differenti”.

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Qual è stata la cosa che ti ha colpito di più in questo periodo di transizione della tua vita?

“All’epoca ero un ragazzo che sapeva poco della vita e che inseguiva solo un sogno. Adesso, se parli con un classe 2007, sa tutto ed è già supervisionato dagli addetti ai lavori. Fondamentale per me è stato avere un allenatore come Gasperini che ha estrapolato da me tutto il meglio possibile”.

Hai girato molte città nella tua carriera, collezionando tantissime esperienze. C’è stato un periodo in cui sei tornato alla Juventus e hai giocato con una discreta presenza in Serie B. Cosa ci racconti di quella parentesi?

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“L’anno prima fui acquistato da Lotito ed ero il capitano della squadra U21. Poi ebbi un infortunio che complicò un po’ i piani. Dopo di che c’è stata la possibilità di andare in prestito in A per giocare. Deschamps tuttavia mi vide e disse che dovevo rimanere in squadra. Mi sono ritrovato a giocare con grandi campioni e lì ho ripreso la mia carriera. Non sarà stata una carriera alla Bonucci o alla Chiellini, ma ritornare in bianconero è stata una soddisfazione personale”.

Qual è il difensore centrale che più ti ha colpito?

“Ne posso dire due: Ciro Ferrara e Paolo Montero. Mi hanno insegnato tutto. Avevano due caratteri completamente diversi ed in quella squadra, anche in vista della mia carriera futura, mi hanno aiutato tanto”.

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L’attaccante che più ti ha messo in difficoltà?

“Posso dire Zidane: vederlo, soprattutto in allenamento, era una cosa imbarazzante. Trovarmi di fronte Ibra è stato molto molto complicato, ma nel ruolo uno che mi piaceva tantissimo era Alessandro Nesta”.

Nella tua esperienza al Cluj hai fatto tanta tanta strada. Hai giocato anche in Champions League, dove hai incontrato squadre come il Bayern Monaco. Com’è stata questa parentesi della tua carriera?

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”Da Empoli ero andato in prestito al Chievo, ma lì avevo Yepes davanti. Durante il mercato di riparazione mi chiama Mandorlini, dandomi la possibilità di andare al Cluj. Tornando ad Empoli non avrei potuto giocare in Europa, e ho scelto di essere protagonista, seppur lontano dal mio Paese. La realtà mi è piaciuta, il club mi riscattò e firmai un quadriennale. Il consiglio che do ai ragazzi è di andare con un certo nome all’estero; andare come una ‘scommessa’ fa solo danni. Da italiano, quando sei all’estero ti pesano tutto e con un background diverso riesci ad ovviare questa situazione”.

Appesi gli scarpini al chiodo, inizia la tua attuale carriera. Qual è lo stato dell’arte in Italia da questo punto di vista?

“La pressione è molto alta a quei livelli e le cose stanno cambiando con una certa velocità. Con il mio procuratore, che mi ha portato al Cluj, ho avuto innanzitutto una crescita di tipo personale. Il rapporto con i propri ragazzi è fondamentale per far sì che si fidino di te. Prima di smettere, volevo vedere come la pensavano in altri posti del mondo. Sono stato nell’Est, in Africa ed in Sudamerica. Soprattutto in quest’ultima zona, il ragazzino deve decidere tra il proseguire un sogno e decidere a quale gang appartenere. I ragazzi lì sono organizzati in nuclei, e si fanno anche dalle quattro alle cinque ore di pullman per partecipare ai provini. Ritornando al campionato italiano, devi stare sul pezzo perché oggi i ragazzi sono tutti super catalogati. Non si può perdere un mese, che arriva qualcuno a beffarti. Questo aspetto pressa molto anche il ragazzo, anche perchè all’estero non fanno sconti”.

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Su Vokic:

“Dejan è davvero tanto talentuoso. Me lo immagino tra tre anni in Champions a sfondare le reti. Quest’anno al Benevento non ha trovato molto spazio, vista la squadra di enorme valore, ma sono sicuro che l’anno prossimo in A esploderà. Lo paragonano ad Ilicic, che la sua continuità l’ha trovata a 29 e 30 anni. Io però penso possa esplodere anche prima”.

In relazione a questo periodo di emergenza, credi che il tuo lavoro e più in generale il mondo del calcio subiranno delle ripercussioni?

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“Le ripercussioni ci saranno sicuramente. Io so che l’AIC è contro le direttive della FIGC che vuole togliere alcuni stipendi. Ci deve essere un ridimensionamento, ma non è giusto che un calciatore di Lega Pro abbia la stessa decurtazione in percentuale di un calciatore di Serie A. Il ragazzo di Lega Pro non si farebbe nemmeno problemi a continuare a lavorare, ma è difficile riguadagnare quanto perso in una carriera comunque non molto lunga”.

Sulle due stagioni allo Spezia:

“Ogni volta che ci torno è magia pura. Mi avevano già avvisato prima di andare lì che La Spezia fosse una città quasi del sud. Sono rimasto lì rifiutando anche un’offerta faraonica dalla Turchia. Ci siamo divertiti, sfiorando quasi la promozione in A”.

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Per concludere, l’esperienza all’Alessandria:

“Oggi tutti ricordano la Coppa che abbiamo vinto contro la Viterbese, ma per quanto concerne Alessandria ci sono anche dei rimpianti. Era una squadra pazzesca, tutti davamo l’anima ma le cose non andarono come sperato. Auguro sia ai tifosi che alla Presidenza di arrivare alla promozione”.

Hai conosciuto tantissimi allenatori nella tua carriera, ma qual è stato quello fondamentale nella tua crescita?

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“Potrei elencarti tantissimi nomi. Parlare di uno solo sarebbe anche ingiusto. Ma quello che più mi ha completato è stato Gasperini, anche perché l’ho avuto quattro anni. Non è facile stare con lui in uno spogliatoio: o accetti le sue regole o le cose non vanno bene. Ma se accetti quelle condizioni, lui è capace di tirare fuori il meglio di te”.

Come si svolge il vostro lavoro?

“Il nostro è un gruppo di quattro, cinque persone legate da amicizia che adesso è diventato una bella realtà. Se ci interessa un calciatore estero, cerchiamo di arrivare alle società in questione tramite intermediari, che sono divisi per zone. In Italia invece abbiamo uno scouting per ogni regione. Si sceglie una particolare classe di età e si fa l’osservazione per ogni categoria. Alla fine se c’è un calciatore o più calciatori che ci colpiscono, passiamo a contattare le società”.

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Cosa ne pensi di questi nuovi metodi tecnologici di fare scouting? In parte molti addetti ai lavori non accettano totalmente questa ‘rivoluzione’.

“Finché si tratta esclusivamente di un sopporto, ci può anche stare. Quando si propone un calciatore, ci si deve mettere nei panni del DS, e già così facendo c’è uno scorporamento importante tra quelle migliaia di profili che vengono proposte. Se è un’attività di supporto va bene, ma un calciatore devi comunque conoscerlo dal vivo. Faccio l’esempio di un validissimo DS quale è Walter Sabatini: lui dei calciatori voleva sapere per prima cosa la loro storia di vita. Tutto questo un mezzo tecnologico non può dartelo”.

Quante volte nella tua carriera ti è capitato di incrociare un talento inesploso?

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“Nel nostro mondo li chiamiamo i calciatori del giovedì (ride, ndr.). Ci sono giocatori che in allenamento vanno forte, per poi venire meno alla domenica perché magari c’è un osservatore sugli spalti. E’ una cosa che tiene conto di tante varianti”.

Su Igli Tare:

“Ho avuto modo di conoscerlo personalmente. E’ un DS di altissimo livello e già nello spogliatoio si vedeva quale fosse il suo futuro. E’ una persona che dà poca confidenza, ma che dà opportunità a tutti. Con lui si deve costruire una certa credibilità. Dal punto di vista della gestione, lui e Simone (Inzaghi, ndr.) stanno facendo una cosa incredibile. Certi calciatori, come Immobile o Acerbi, venivano da annate non brillanti e sono stati egregiamente rivalutati. Dal punto di vista delle plusvalenze, lui è un fenomeno”.

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Il DS che più ti ha impressionato?

“Il direttore che sta facendo benissimo è Foggia al Benevento. Non è facile mantenere compatto uno spogliatoio con tanti calciatori di qualità, ma lo sta facendo molto bene. Poi c’è Bigon, che ho incontrato nel suo primo anno alla Reggina. Ma anche se si considera lo stesso organigramma della Juventus: è tutta gente nata dal nulla e che, con una lunga gavetta, è arrivata fino a quei livelli. Un’altra personalità che mi ha colpito molto è il direttore Moggi. Nonostante tutto, rimane una persona di un carisma eccezionale”.

Qual è il miglior prospetto U20 d’Italia, non considerando Donnarumma e Zaniolo che sono già dei top?

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“Ci sono giocatori fenomenali tra i 2001 e 2002. Traorè del Sassuolo mi piace tantissimo, così Piccoli dell’Atalanta. Poi mi ha impressionato anche Gnonto, ex primavera Inter, che ha firmato in questi giorni con lo Zurigo”.

Per quanto riguarda le giovanili, può essere fatto un lavoro a monte con le istituzioni?

“Si potrebbe fare tantissimo. Con i bambini bisogna spendere tempo e risorse, e bisogna anche essere disposti a lavorare gratis, E’ un’esperienza stupenda perché il bimbo fino ai tredici anni esprime ancora purezza e non è contaminato dai ‘vizi’ del mondo”.

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C’è qualche ragazzo che promette bene nella tua scuderia?

“Nominarne uno piuttosto che un altro, mi creerebbe dei problemi (ride, ndr.). Abbiamo tantissimi calciatori in rampa di lancio. Curiamo calciatori anche di Lega Pro e Serie D. Non annoveriamo ancora il Del Piero della situazione, ma arriverà. Noi non lavoriamo per business, ma per vedere ragazzi che esplodono”.

Sui settori giovanili delle squadre:

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“Ormai si stanno livellando tutte. La Juve è arrivata prima sul discorso della squadra U-23. Quella è, a tutti gli effetti, una terza squadra, e ciò significa che ci sono più opportunità per i giovani. E’ normale che chi ha più potenza economica ha più possibilità di fare investimenti, che devono essere comunque credibili. I giovani calciatori spesso devono scegliere tra il fare una carriera diretta con un club minore, o accasarsi subito in grandi squadre per poi girare in prestito. Ma se un calciatore vale, esplode in entrambi i casi. Si vocifera della possibilità che venga istituita la Primavera 3, abolendo la Berretti di Lega Pro. In tal modo, si darebbe la possibilità anche ai club minori di competere a certi livelli, e mi farebbe piacere se la cosa andasse in porto. Modello ‘Squadre B’ come in Spagna? In quelle squadre molti calciatori si perdono”.

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