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Roma, Fonseca: “Innamorato di questo club. Non penso a nessun giocatore portoghese”

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Paulo Fonseca, allenatore della Roma, ha rilasciato una lunga intervista al giornale portoghese A Bola. Il tecnico ha raccontato la sua vita in quarantena, la stagione sulla panchina giallorossa e le voci di mercato. Ecco le sue dichiarazioni:

Ha mai sognato di ritrovarsi dove sta adesso?
“Onestamente sì. Ho sempre sognato di arrivare in uno dei più grandi campionati europei e in un grande club come la Roma. Sono innamorato di questo club. Sto vivendo momenti che non cambierei con
niente altro”.

Difficoltà per ricominciare la stagione dopo questo stop?
“I calciatori stanno facendo attività fisica. Non si allenano a calcio, ma si allenano molto al livello fisico. Credo che arriveranno in una condizione migliore che prima del ritiro estivo, anche se è una situazione nuova per tutti. Dovremmo accelerare i processi più velocemente per essere pronti in poche settimane”.

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Cosa le ha fatto scegliere la Roma?
“Ho sempre avuto l’ambizione di allenare nei migliori campionati europei. L’Italia è uno dei campionati più difficili, forse proprio il più difficile a livello tattico. Quando il mio procuratore, Marco Abreu, mi ha parlato delle diverse possibilità che avevamo davanti, una di queste era proprio la Roma e io mi sono interessato subito. Avevo giocato all’Olimpico con lo Shakhtar l’anno prima e avevo visto l’atmosfera incredibile di questi tifosi innamorati e del modo in cui loro vivono il club. La città mi intrigava. Non è stata una questione economica, perché avevo proposte più importanti sotto questo punto di vista, però volevo misurarmi in un campionato come quello italiano, che è tatticamente diverso dagli altri e volevo la Roma”.

Sul campionato italiano:
“In Italia ogni partita fa storia a sé. Qui ci sono squadre che fanno copertura a uomo, quelle che difendono basso, altre che pressano alto.Tante squadre che riescono a cambiare strategia durante il gioco e
cambiano il modulo da partita a partita. La strategia è determinante per vincere. Senza dimenticare i miei principi di gioco, mi piace giocare con la difesa alta e la squadra molto corta, ma qui ho dovuto adattarmi per controllare la profondità. In Italia c’e’ una ossessione al dominio della profondità. Sto crescendo molto dal punto di vista strategico. In questo momento, la Roma è pronta ad adattarsi a diversi sistemi di gioco e a cambiare strategia a partita in corso”.

Gli infortuni? Zaniolo?
“Questa stagione ho vissuto qualcosa di nuovo con tanti infortuni traumatici. Non mi era mai successo prima in carriera, ma sono infortuni che non riusciamo a controllare. Non è solo Zaniolo, ma lui era in un
grande momento e ci è mancato tanto. L’assenza di Diawara è stata pesante. Mkhitaryan è stato fuori due, tre mesi. Poi abbiamo perso anche Pellegrini, Cristante, Zappacosta, Dzeko, Perotti, Pastore,
Kluivert, Under. Non ho mai avuto tutti questi calciatori indisponibili allo stesso tempo. E’ difficile trovare stabilità in una squadra con tanti infortuni. Ci sono stati momenti molto complicati quando non avevamo
giocatori per determinate posizioni, ma in quei momenti la squadra ha tirato fuori un forte carattere, si è unita, ha lottato contro le difficoltà. Ho un gruppo di lavoro molto solidale ed è stato molto importante nei
momenti di difficoltà”.

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L’importanza dei trofei o di lasciare un segno?
“I trofei rimangono nella storia e nei libri. Sono importanti, ma per me più importante è riuscire a segnare le persone che lavorano con me e aiutarle ad essere migliori. Questo mi da più piacere che essere
ricordato solo per i trofei. Fare crescere i miei giocatori, vedere come cambiano e migliorano in campo e conseguentemente anche nella loro vita privata, è una grande soddisfazione. Voglio i titoli, come tutti, e
ricordo quelli che ho vinto con grande soddisfazione, però ricordo con più gioia quello che ho vissuto con i miei giocatori”.

Sui tifosi.
“Ho sempre sentito una passione enorme da parte dei tifosi. A gennaio quando abbiamo vissuto il periodo più complicato non abbiamo mai sentito animosità da parte loro. Sono unici, fantastici nel modo in cui
vivono il club. La loro passione è impressionante; sento anche grande comprensione da parte loro”.

Su Smalling.
“Mi ha sorpreso. E’ un difensore che non era mai uscito dall’Inghilterra ed è arrivato in un campionato molto esigente dal punto di vista tattico, dove un dettaglio fa la differenza. Chris si è ambientato rapidamente. E’ un ragazzo straordinario, molto intelligente. Ha caratteristiche che apprezzo molto nei centrali. E’ veloce, quasi imbattibile nell’uno contro uno. Ha grandi capacità di lettura di gioco e di anticipo. E’ stato molto importante per la nostra squadra. Se è possibile io vorrei che restasse. Grande professionista e grande persona e’ un piacere averlo qui con noi”.

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Zaniolo, Kluivert e Under sono molto giovani, ma la squadra ha anche giocatori come Kolarov e Dzeko. Qual è il prototipo del giocatore che la Roma cerca?
“La Roma sta seguendo una strada per il futuro. Siamo la squadra più giovane del campionato. Abbiamo Mancini, Pellegrini, Diawara, Kluivert, Under. Villar lo abbiamo pescato dalla seconda divisione spagnola, Perez è arrivato dal Barcellona. In questo momento, la Roma per vincere deve avere giocatori decisivi che abbiano anche grande esperienza. Ma non pensare solo al futuro, occorre tornare alla vittoria. Questa combinazione di gioventù, la base della squadra, con l’esperienza, è fondamentale per il futuro della Roma”.

C’è qualche giocatore che le interessa del campionato portoghese?
“Secondo la stampa tanti, l’ultimo e’ Tiquinho Soares (del Porto ndr.). In questo momento no, non penso a nessun calciatore del campionato portoghese”.

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