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ESCLUSIVA #LBDV – Pescara, Garau: “Vi spiego l’importanza del Social Media Manager”

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In esclusiva per Le Bombe Di Vlad, l’intervista ad Emanuele Garau, social media manager del Pescara Calcio. Emanuele ci ha spiegato l’importanza della figura del SMM per i club svelandoci alcuni trucchi del mestiere.

Buongiorno Emanuele, grazie per il tempo concessoci e complimenti per il premio ‘Sport e diritti umani 2020’ consegnato da Amnesty International Italia al Pescara “per il coraggio di esprimere un messaggio profondo contro ogni discriminazione ricorrendo anche all’ironia e al sorriso”. Un premio anche un po’ tuo per l’ottimo lavoro sui social e la capacità comunicativa rivoluzionaria. Come si fa a trasmettere un messaggio contro il razzismo con leggerezza ed ironia?

“Grazie a voi. Partendo dal presupposto che è importante a prescindere lanciare un messaggio, contro il razzismo in questo caso, è importante prendere posizione. Questa posizione può avvenire attraverso una comunicazione rigida, schematica, seria oppure si può utilizzare come strumento l’ironia, il sarcasmo per affrontare quel determinato argomento. In entrambi i casi ci si schiera prendendo posizione ottenendo bene o male un risultato. Quindi mi piace l’idea di lanciare messaggi anche in maniera ironica. L’importante è far arrivare un determinato messaggio. Se quindi questo viene compreso vuol dire che alla fine questo tipo di comunicazione, che può essere proposta dal Pescara come da qualsiasi altra squadra, è efficace. Il risultato finale è questo: vogliamo lanciare un messaggio, se questo viene recepito non può che farci piacere”.

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La comunicazione del Pescara Calcio sembra essere molto poco ‘politically correct’ ed a tratti ironica e graffiante. Da dove nasce questo tipo di comunicazione? Come si trasforma l’aspetto di un account social? Insomma, quali sono i trucchi del mestiere?

“Nel momento in cui ho proposto la mia collaborazione al Pescara Calcio ho fatto loro presente che venivo da una precedente esperienza nel calcio femminile all’Atalanta, dove avevamo già affrontato certe tematiche e certi discorsi. Quindi io ho proposto questo taglio all’area comunicazione del Pescara che, con mio grande piacere, ha accolto sin da subito. Nel momento in cui abbiamo capito che tipo di messaggio e come proporlo, abbiamo seguito e stiamo seguendo questa direzione, questa strada. La mia fortuna è stata quella di trovare un ambiente e in particolar modo un responsabile dell’area comunicazione, Massimo Mucciante, molto sensibile, molto attivo rispetto al non trattare necessariamente ed esclusivamente il calcio ma aprirsi all’esterno e quindi trattare argomenti extra calcistici che però toccano la comunità”.

L’interazione con gli account di altre squadre o di personaggi famosi anche su argomenti extracalcistici fanno parte di una precisa strategia comunicativa?

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“Nell’ottica di aprirci all’esterno, ci piace il voler interagire con i club senza alcuna distinzione. Ovviamente la maggior parte delle volte in Italia non c’è un feedback dall’altra parte, c’è la volontà di cercare l’interazione senza riuscire a trovare, però,un riscontro dall’altra parte, una volontà magari di ‘giocare’. Perché, in fondo, ci sta tutto il non voler trattare esclusivamente in maniera seria e stressante questo sport. I tentativi di entrare in contatto con giocatori o altre realtà fa parte di questo tipo di comunicazione, perché cerchiamo appunto di aprirci il più possibile all’esterno. A volte ci riusciamo a volte no. Fa parte del gioco”.

Vediamo il recente lavoro svolto dal SMM del Barcellona alla vigilia del match di Champions League contro il Napoli. L’importanza di una buona comunicazione, stravagante e fuori dagli schemi, consente anche di accendere i riflettori sugli account social del proprio club e permettere di essere conosciuto oltre i propri confini. Quanto è diventata importante per i club la figura del Social Media Manager?

“Partendo dall’esempio riportato relativo alla comunicazione social del Barcellona che io ho condiviso, ho trovato molto interessante e molto stimolante, non a caso poi ha suscitato le stesse sensazioni tra migliaia e migliaia di persone, i followers. E’ stata un’operazione indovinata. Come quella del Barcellona, ci sono altre realtà a livello mondiale ed internazionale ben più avanti rispetto a quelle italiane, ovviamente con le dovute eccezioni perché anche in Italia ci sono delle eccezioni dal punto di vista social; però, rispetto agli altri paesi, siamo ancora indietro. Quella del social media manager è una figura fondamentale oggigiorno. Si è passati da una comunicazione molto istituzionale, molto formale, una comunicazione che si basava, fino a qualche anno fa, sul comunicato stampa e l’invio dello stesso verso gli organi di stampa. Ci stiamo adattando piano piano ai tempi, quindi l’inserimento del social media manager la reputo necessaria perché viene in ‘soccorso’ a quello che è il carico di lavoro dell’addetto stampa che naturalmente non può andare a curare tutto e bene. Perché magari non ha tempo, perché non ha le stesse competenze che potrebbe avere nell’operare sui social e con i social. Quindi affiancare questa figura all’ufficio stampa non può che portare dei vantaggi. Io credo in questa figura, credo nell’importanza del valore aggiunto che questa può portare in un club. Sta, ora, alle società capire e investire non soltanto economicamente ma proprio in termini di attenzione, di cura nei confronti di questa figura”.

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Concludiamo con una domanda prettamente calcistica. Il Pescara è al 12º posto a -4 dai playoff ed a +2 dai playout. Restando realistici, come vedi il Pescara da qui alle prossime 13 gare? Qual è l’obiettivo che la squadra, in Serie A appena 3 anni fa, deve prefissarsi?

“Tredici care non sono poche. Abbiamo visto che la classifica di questo campionato ti permette, se vinci 2-3 gare, di guadagnare subito delle posizioni. Certo, se guardo gli ultimi risultati dico ‘le cose non vanno bene’. Però confido in una reazione da parte della squadra per migliorare le prestazioni, salire in classifica e togliersi qualche soddisfazione. Non è semplice, non è affatto semplice. Però se c’è la volontà e il senso di unione, secondo me, questo può capitare”.

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