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#LBDV – Paquetà talento di cristallo: il peso dei vent’anni e la “distanza” dal Milan

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Se all’inizio chiunque aveva pensato a Paquetà come un nuovo astro nascente della Milano rossonera, ormai tutti avranno quantomeno riconsiderato le proprie posizioni.

Eppure, il ragazzo aveva tutto per sfondare: nazionalità, talento, anche la benedizione di alcuni grandi del calcio; lo stesso Pirlo consigliò a Gattuso di posizionarlo più al centro del campo, per dar risalto alle qualità del ’97 verdeoro. Nonostante questo Paquetà non è mai riuscito ad adattarsi al calcio nostrano: le differenze culturali, le poche amicizie, la fragilità dei vent’anni hanno pesato, e tanto, sulle sue spalle. Quattordici gare e un solo assist: queste le statistiche di un ragazzo che veda il campo con Giampaolo – nonostante prestazioni non indimenticabili – e che con Pioli non è riuscito a confermarsi.

C’è addirittura chi parla del troppo stress, di una potenziale depressione in cui è caduto il brasiliano: sono cose sottili, che conoscono i diretti interessati e che devono rimanere riservate. Ne va, ancora una volta, della privacy – sempre meno rispettata, sempre più scavalcata ai fini dello scoop. 

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Un ragazzo di talento. Ma un talento di cristallo: non fisico, ma mentale. Non tutti sono capaci di rendere ai massimi livelli, non tutti sono capaci di opporsi ad ostacoli spesso invisibili ma presenti. Paquetà è uno di questi. Una vita più tranquilla, un ambiente più rilassato forse potrebbe giovargli. Rendere le cose meno pesanti per far sì che maturi prima di rilanciarsi in club importanti.

E delle ultime ore l’idea secondo cui il Milan avrebbe aperto al prestito del ragazzo, pagando però una parte del suo contratto. Sei mesi di prestito, un club diverso in una città forse – potenzialmente – meno bipartitica come Milano, piena di luci ma anche di ombre.

Un ragazzo, a ventidue anni, può perdersi. Per immaturità, superficialità, incapacità di vivere il mondo. E non importa il fatturato annuale, non importa il chi è, o il che fa. Paquetà è un talento, sì, ma un talento di cristallo. E, forse, sarebbe meglio temprarlo prima di ributtarlo dentro qualcosa più grande di lui.

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