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Tango, dalla Lazio del ’74 al rapporto calcio-politica: intervista a Guy Chiappaventi

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Tango, rassegna letteraria salernitana, il 31 marzo ospita Guy Chiappaventi, cronista di LA7 e autore del libro “La scomparsa del calciatore militante”.

Con lui abbiamo parlato del rapporto tra calcio e politica e della Lazio del 1974.

Cosa ti ha portato a scrivere questo libro?

“Ero affascinato dalla storia di questo giocatore. Il mio non è un saggio giornalistico ma quello che gli Americani chiamano ‘fiction novel’. Per questo molti nomi dei personaggi sono tagliati. Il protagonista è un giocatore della Lazio che gioca a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, molto atipico e controverso, in quanto militante di lotta continua, movimento di estrema sinistra, pur giocando in una squadra che, soprattutto in quegli anni, era largamente di destra. Dall’altro lato mi interessava perché nell’immaginario collettivo dei tifosi è il testimone chiave del più grande scandalo del calcio italiano con la sua confessione da un letto di ospedale in cui rivela del calcioscommesse, portando agli arresti negli spogliatoi del 1980 con la famosa volante sulla pista dell’Olimpico. Ma soprattutto mi interessava, e da qui il titolo, il fatto che questo giocatore fosse poi stato coinvolto in uno scandalo di droga e come letteralmente sia sparito, di lui non esiste alcuna immagine pubblica. Si riconosce in lui la figura di Maurizio Montesi che è stato calciatore della Lazio tra fine anni 70′ e inizio anni 80′”.

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Qual è stato secondo te l’influenza della politica sul calcio e com’è cambiato nel tempo?

“La politica ha sempre utilizzato il calcio tant’è che quando Montesi giocava nell’Avellino arrivò a scontrarsi con la classe dirigente della democrazia cristiana, con la figura nascente di De Mita che accusa direttamente di rimbecillire attraverso il pallone la popolazione di Avellino. Per questo verrà messo al bando ma troverà comunque appoggio ad Avellino, prendendo due voti prettamente simbolici per l’elezione a sindaco. È evidente che il calcio è elemento di grande popolarità e di grande influenza sulla vita delle persone in Italia e non solo. Penso anche ai Mondiali in Argentina del ’78 con il calcio che veniva usato come strumento di consenso per la dittatura. Questo lo vediamo anche in Italia con la figura, per esempio, di Berlusconi, prima con il Milan e adesso con il Monza o con il presidente della Lazio Lotito che è attualmente senatore.”

Cosa è rimasto di quella Lazio del 1974 nel calcio di oggi?

“Quella Lazio, che tra un anno festeggerà il cinquantennale di quello scudetto, è una squadra irripetibile e la più romantica della storia del calcio, perlomeno italiano. Pazza, selvaggia e sentimentale, con due spogliatoi a causa delle faide interne e guai a entrare in quello sbagliato altrimenti si rischiava di trovarsi una bottiglia rotta al collo, e giocatori che andavano ad allenarsi con una pistola e che arrivavano a lanciarsi con un paracadute. Una squadra guidata da un leader romantico e anarchico com’era Chinaglia, da un allenatore partigiani come Maestrelli. È una squadra amata dai tifosi della Lazio, una squadra così non è mai esistita prima e probabilmente non esisterà mai”.

C’è qualche somiglianza tra quella Lazio e quella di oggi?

“Secondo me c’è qualche punto in comune tra Maestrelli e Sarri nel loro modo di intendere il calcio, nel tipo di carisma che hanno. Mi è capitato di parlarne anche con Massimo, il figlio di Maestrelli, che vede una sorta di prosecuzione tra i due, tant’è che Sarri ha detto che è suo desiderio chiudere la carriera giocando al Flaminio che è lo stadio dedicato a Maestrelli. Tra i due c’è un filo conduttore che li lega. Per il resto le squadre non sono paragonabili, erano altri tempi”.

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Il consumismo che evidenziava Montesi andrà solo peggiorando?

“Assolutamente, lo abbiamo visto con l’ultimo Mondiale. Io non sono nemmeno sicuro che il calcio, per come viene trattato, possa avere una durata infinita. Come il ciclismo, la boxe e il tennis che sono stati sostanzialmente distrutti dalla televisione. Abbiamo visto il tentativo di fare una lega europea, adesso il Mondiale ampliato e giocato d’inverno che ha distrutto tutti i campionati fermandoli e costringendo poi le squadre a giocare tre partite a settimana fino a giugno. Abbiamo visto anche le nuove regole che hanno come solo obiettivo quello di incentivare i gol, come quella dei gol in trasferta, che favorisce solo le squadre più forti”.

(Foto: LBDV)

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