Il punto sul quale ci si vuole qui soffermare non riguarda però aspetti processuali di una vicenda che pare destinata ad un percorso ancora lungo, bensì una questione più meramente sportiva o, se si vuole, di etica sportiva.
Se l’escamotage delle plusvalenze ha consentito alle squadre di tenere i bilanci in ordine e, conseguentemente, di poter contrattualizzare i calciatori più forti, come si fa a limitare il tutto a fatto da aule di tribunale? Se, a quanto pare di capire, è stato anche grazie agli artifici contabili che qualcuno (o tanti, o tutti, ma di sicuro non tutti in ugual misura) ha potuto allestire rose mirabolanti e vincere i campionati, bisogneràforse riconoscere che questa forma di “doping amministrativo” ha impattato sulle vicende sportive degli ultimi anni, ha condizionato quei risultati del campo che si è spesso detto, o si è voluto far credere che avessero sempre l’ultima, decisiva parola.
Non è mai bello quando, cosa che pure è accaduta in tempi non lontani, ci si incolla sul petto scudetti retrodatati, ma – sempre se le cose sono andate come tutto èporta a credere – sarebbe forse giusto lasciare più di una casella vuota nell’albo d’oro della Serie A degli ultimi anni.