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Ultras Salerno: un’altra storia

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ULTRAS SALERNO
Tempo di lettura: 3 minuti
Il presupposto è che se hai per le mani questo libro, non sarà mai solo un libro. Non per te. Dagli pertanto il valore che merita.
Indossa il giaccone a tasca larga perché ci stia dentro e ne esca giusto uno spicchio, quello coi volti sfocati della Curva Sud. Ecco, quelli lì siamo noi, sei tu. Sei esattamente nel libro.
Mettiti di fronte al mare, magari all’altezza del Nettuno, mica un luogo a caso: fa freddo, lo so. Eppure il mare d’inverno è l’unico, vero privilegio di noi che abbiamo il sale nei capelli. È solo per noi. Come la Salernitana. Come il libro.
Comincia a leggere, si parte dal cuore degli autori: autenticità, ti ci ritroverai. Il mare sbatte contro la murata del Lungomare, t’arrivano gli schizzi in faccia e pagina dopo pagina ti troverai cogli occhi bagnati: non è detto sia il mare, sai…
Certo c’è vento, lo stesso vento che portò la notizia del Siberiano, incipit inevitabile e necessario a qualsiasi narrazione della Curva Nuova: figlio prediletto della comune Madre Salerno, Fratello le cui gesta riecheggiano eterne.
Attraverso la Pantera che sublima nelle Cinque Punte, dall’Antica Salerno fino alla Zona Orientale, la Storia si dipana circolare e torna, avvolta attorno all’unico possibile senso comune. Quello d’appartenenza, la Salernitanità.
E ti accorgi che protagonista della vicenda non è Questo né Quell’altro ma io, te, Noi tutti. Lì dentro c’è chiunque abbia versato una lacrima o stretto un pugno; preso uno schiaffo o sacrificato qualcosa all’altare del Mitico Amore: la Maglia dentro la quale c’è la Vita Nostra, simbolo della Salerno per la quale moriremmo. Per la quale c’è chi è morto davvero, e gli occhi s’abbassano.
Protagonista è Salerno coi suoi luoghi dell’anima: gli sterrati, il Nettuno, il Trieste. Il Donato Vestuti, casa dei Vecchi Dèi e l’Arechi, catino delle Nuove Generazioni. È la città coi vicoli e gli anfratti, le passioni e le contraddizioni, le divisioni e la memoria. Di Plaitano, di Angioletto, di Leopoldo: un inchino!
È narrazione delicata di come siamo, di com’eravamo, di come probabilmente saremo per sempre. Mai gli stessi eppure sempre uguali. Romantici ed incontentabili. Passionali e disperati. Innamorati.
Divoro lo scritto e la consapevolezza si afferma. Non oggi, non domani, tra cinquant’anni forse questo qui sarà il Vangelo dei Salernitani che verranno. Con le sue imprecisioni, sissignore, sono i difetti a rendere unico ognuno di noi. Giace, nascosto in questo libro, il Senso d’Appartenenza e nonsiamai lo si smarrisca.
Ho saputo d’una tiratura limitata, si ponga mano alla faccenda, subito. Lo si distribuisca ai nonni perché lo leggano ai nipoti. Perché i racconti si tramandino, perché la storia non si perda.
La Storia siamo noi, e noi siamo in questa Storia. Tutti.
Ringrazio gli autori, pregevole cimento.
Mi congratulo coi protagonisti: esser Salernitani è un privilegio.
Ieri, domani, sempre.
Forza Salernitana.
https://youtu.be/AZbDbljHAeY

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