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Bruno Giordano a LBDV: “Covid? I giocatori siano più attenti. Su Immobile-Belotti vi dico che…”(ESCLUSIVA)

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Bruno Giordano è stato, a cavallo degli anni 70 e 80, uno degli attaccanti più completi che il calcio italiano abbia mai avuto. A distanza di tempo ancora non si è capito con certezza quale fosse il suo piede preferito. Un dribbling stretto abbinato  ad una tecnica di base elevatissima che hanno fatto dire a Maradona: “Il giocatore italiano più forte con cui ho mai giocato è Bruno Giordano“. Abbiamo avuto il piacere di parlare con lui a 360 gradi spaziando dal presente al passato. Ecco le sue parole.

Mister, la serie A è ripartita con più problemi, dovuti ai contagi da coronavirus, di quanto potessimo immaginare. Quanto influenza avrà tutto questo nella corsa a Scudetto, coppe europee e retrocessione?

“Quanto è difficile dirlo ma sicuramente influenzerà. Questa volta le società sembrano più predisposte ad affrontare unite questo tipo di situazione. È chiaro che le squadre più attrezzate saranno avvantaggiate per via della rosa più lunga ma stavolta, rispetto al passato in cui sentivi allenatori lamentarsi di una o due assenze, sembra ci sia più unione tra le parti”.

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È notizia di oggi, in casa Lazio, di un numero elevato di indisponibili per sospetto di contagio Covid. Al momento non ci sono conferme ufficiali ma in generale quanta responsabilità c’è nelle società e nei giocatori stessi in questo tipo di situazioni?

“Le società mi sembra abbiano poche responsabilità perche stanno attuando al meglio le disposizioni delle autorità. C’è stato un problema con Juventus-Napoli che non è molto chiaro ma vedremo in futuro le eventuali responsabilità. Per quanto riguarda i calciatori forse dovrebbero cercare di limitare al massimo sia la cerchia di persone frequentata che le occasioni di rischio nell’ambiente privato come possono essere uscite nel tempo libero che sarebbero normali in un altro momento”.

Rimanendo in casa Lazio, quella vista contro il Dortmund è una squadra pronta per un grande cammino europeo?

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“La strada è ancora lunga ma la partita contro il Dortmund ha dimostrato che non ci sono mostri imbattibili come si pensava. È chiaro che dipenderà anche da un pizzico di fortuna”.

La maglia biancoceleste le è rimasta attaccata addosso anche una volta appesi gli scarpini al chiodo. Dopo una doppietta a Pisa nel 1984, che salvò la Lazio dalla retrocessione, il suo passaggio alla Juventus era praticamente fatto per 5 miliardi. Ma Lei rifiutò. Questa cosa condizionò in qualche modo la sua carriera?

“No penso di no. Volevo rimanere alla Lazio ad ogni costo. Le cose poi non andarono bene l’anno successivo, la società era in cattive condizioni economiche e anche nello spogliatoio c’erano problemi. Retrocedemmo con una squadra sulla carta molto forte e a fine stagione andai al Napoli”.

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Si è mai spiegato il motivo della mancata convocazione ai mondiali del 1986? Pensa che il vincolo di riconoscenza di Bearzot verso i suoi campioni del 82′ abbia influito o c’è dell’altro?

“È ancora inspiegabile il motivo per cui non feci parte della squadra che andò in Messico nel 1986. Feci addirittura parte della tournée, proprio in terra messicana, dell’anno prima in cui Bearzot provò la nazionale in altura. Disputai un grande campionato con la maglia del Napoli e, con tutto il rispetto per gli altri attaccanti che il c.t. portò al mondiale, quel posto lo meritavo”.

Restando in tema di Nazionale, Ciro Immobile si trova in una situazione particolare: idolo assoluto nella Lazio, sempre in discussione in azzurro. Come si spiega questa differenza?

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“Immobile in Nazionale non gioca allo stesso modo di come fa nella Lazio. A Roma la squadra gioca per lui e può esprimersi al meglio in profondità aiutato anche da Luis Alberto che lo lancia perfettamente. L’Italia costruisce il gioco con più fraseggi e lui si trova spesso con le spalle alla porta perdendo quelle che sono le caratteristiche migliori”.

Pensa che sia opportuno che Mancini scelga, prima possibile,  tra lui o Belotti?

“Secondo me il c.t. nella sua testa ha già deciso. È chiaro però che il campionato di quest’anno avrà il suo peso.  I gol dello scorso torneo ormai non contano più”.

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Avrebbe mai immaginato, quando arrivò alla Lazio, che Immobile sarebbe diventato il secondo marcatore “all time” della storia laziale, addirittura con Piola nel mirino?

“Sinceramente no,  non me lo aspettavo. Lui però ha sposato a pieno la causa dando tutto per questa maglia, trovando probabilmente l’ambiente ideale per lui”.

Fra pochi giorni Diego Armando Maradona compirà 60 anni. Lei ha avuto la fortuna di giocare insieme e di essere amico di un alieno del pallone. C’è un consiglio che si sentirebbe di dare a quei giocatori che, seppur a loro volta campioni, rischiano di essere messi in ombra dal grande fuoriclasse?

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“Quando giochi con questi fenomeni di livello mondiale spesso accade che, anche senza volerlo, i compagni appogino il gioco su di loro preferendoli a volte a situazioni più semplici. È una cosa inconscia. Diventa fondamentale la personalità del giocatore per non rimanere schiacciato cosi come il rapporto con il compagno. Essere amici semplifica tutto”.

C’è una scelta nella sua carriera che non rifarebbe?

“No non c’è, rifarei tutto. Quando andai alla Lazio c’erano anche altre società che mi cercavano ma ho scelto la maglia biancoceleste. Nel 1985 retrocedemmo e, nonostante tutto, sarei rimasto anche in B. La società allora però non poteva permettersi di tenere sia me che Lio (Manfredonia n.d.r.) e decisi di andare a Napoli. Ma se fosse stato per me non sarei mai andato via”.

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Un’ultima domanda Mister: cosa passa nella testa di un giocatore dell’Ascoli che tifa per la squadra contro cui gioca a cui capita sui piedi la palla gol che potrebbe condannarla alla retrocessione?

“Parli di Ascoli-Lazio del 1989 (ride n.d.r.). Succede che inconsciamente non giochi con la cattiveria che servirebbe, che ti passano davanti gli anni di Tor di Quinto, tutte le persone che ti hanno voluto bene nella Lazio e invece di fare un passo avanti fai un passo indietro e viene fuori un mezzo pallonetto senza forza…”

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