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TACCHETTI ROSA – L’imbarazzo del CT

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In un mondo di leoni da tastiera e supereroi del nickname, pronti a distruggerti per una battuta sbagliata o semplicemente non di loro gradimento, prima di utilizzare gli strumenti social, da cui ormai siamo sommersi, forse bisognerebbe un attimo riflettere.

Riflettere prima sul contenuto delle affermazioni che si vogliono pubblicare e poi sulla tempistica.

Perché una parola può essere apprezzabile, se detta nel momento giusto, ma diventare sbagliata quando si sceglie di pronunciarla nel momento meno adatto.

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E l’ironia, a cui alle volte ci si ispira nel fare affermazioni, può trasformarsi in un boomerang di imbarazzo.

Stiamo parlando della vignetta pubblicata su Instagram dal ct della Nazionale Roberto Mancini nella giornata del 22 ottobre.

Una vignetta che ritrae un ammalato in un letto di ospedale che dice alla sua infermiera di essersi ammalato con i TG.

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Cosa intendeva dire? Che forse dovremmo tutti vivere il momento con più leggerezza e non farci impaurire dagli aggiornamenti e dai numeri della pandemia?

Che dovremmo tutti vivere una vita più spensierata e senza troppe limitazioni imposte dal pericolo di contagio?

Lo stesso Mancini afferma poi su Twitter di non avere avuto alcuna intenzione di offendere nessuno ma che voleva solo sdrammatizzare il momento di tensione sociale che stiamo attraversando. Eppure a molti è sembrato come presentarsi ad un funerale vestito da clown. Uno scivolone che fa riflettere e apre dibattiti.

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In effetti è anche vero che i telegiornali possono creare depressione e ansia e forse Mancini voleva riferirsi a questo tipo di malattia. Talvolta la forza di carattere può rappresentare il vero anticorpo alla malattia.

Fatto sta che quando l’oggetto sul quale si vuole argomentare è così arduo e delicato, anche le parole devono essere delicate e pronunciate richiamando una certa sensibilità. Si rischia di essere travolti dal ruggito dei leoni di tastiera. Ma si rischia anche di screditare totalmente l’immagine della propria persona e suscitare indignazione.

Questo soprattutto quando si rappresenta un simbolo nel mondo del calcio, sia per i trascorsi da calciatore ed allenatore e sia per l’attuale ruolo di CT azzurro.

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Meglio continuare a concentrarsi sullo sport e sul proprio incarico che in questi due anni sta portando anche dei discreti risultati.

E lasciamo ai comici l’ironia, ai politici le decisioni e ai TG l’informazione.

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