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ANGOLO DEL TIFOSO ROMA – Rose nerazzurre e vergate giallorosse

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SAN VALENTINO E I LUPERCALIA

Più o meno nella metà di febbraio, nella Roma antica c’era l’usanza di celebrare delle feste legate al ciclo di morte e rinascita della natura, alla sovversione delle regole e alla distruzione dell’ordine per permettere al mondo e alla società di “purificarsi e rinascere”, dette Lupercalia. Queste feste erano accompagnate da riti, mascherate e giornate in cui i servi prendevano il posto dei padroni e viceversa, con l’intento di innescare il processo  di rinascita, riportando il caos primigenio.

(cito) “Alcune pratiche arcaiche della fertilità prevedevano che le donne di Roma si sottoponessero, in mezzo alle strade, ai colpi vibrati da gruppi di giovani uomini nudi, armati di fascine di rami strette da spaghi (se andate nelle piccole saune finlandesi sparse per le campagne, subirete lo stesso, solo che a farlo saranno dei pingui e barbuti vichinghi con le birre in mano, che vi sculacceranno con rametti di betulla per “favorire la circolazione”). Attraverso le frustate di questi uomini, “regrediti” alla condizione ancestrale e divina della sessualità libera, impersonata dal dio agreste Fauno Luperco, le donne ricevevano una benedizione che ne propiziava la fertilità“.

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Questi riti così carnali, furono ritenuti deplorevoli dall’Impero Romano ormai avvicinatosi ai dettami del cattolicesimo, e furono definitivamente banditi dal papa Gelasio I che istituì una festività dedicata all’amore, in questo caso romantico, sotto l’ala protettiva del santo Valentino, martire ternano (come Zampagna, che non c’entra nulla ma mi era troppo simpatico), decapitato a Roma il 14 febbraio. Dei Lupercalia rimane giusto il Carnevale a ricordarne l’esistenza.

BERGAMO FA PAURA

I giallorossi arrivano alla trasferta più difficile e importante dell’anno con sconfitte pesanti ed inattese, ancora infortuni e una settimana riscaldata dalle parole del DS Petrachi. Il timore è la goleada.

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Il primo tempo, invece, regala una Roma tutto sommato ordinata, che respinge i lievi attacchi nerazzurri e riparte. Nei primi minuti Kluivert viene atterrato in area. Onestamente, non sarà il rigore più netto della storia, ma ci stava, e qui mi parte non tanto la polemica del “rubare”, quanto la solita sensazione che una squadra senza società abbia un livello sociale di considerazione, in Lega, pari ai poveri “scopini” autodidatti per le strade di Roma. Inoltre, la verve con cui i giocatori protestano per il loro diritti fa subito capire l’attaccamento e l’ambizione al lavoro (sono ironico se non si capisce). Comunque…

Buon primo tempo, quindi, con continui cambi di fronte. Forse l’Atalanta va più vicina al gol, con un paio di tiri al volo e una bella rovesciata, ma la Roma non sta a guardare. Kluivert è un pò piu vivo del solito e Dzeko viene servito con regolarità. Proprio nel finale di tempo, Palomino cicca un pallone, il bosniaco ringrazia e si invola verso la porta, tirando un preciso diagonale che fredda Gollini. Incredibile 0 a 1.

Nessun fremito però, memori dello scempio dello scorso anno (la rimonta da 0-3 a 3-3). Nulla di pirotecnico infatti. I bergamaschi, evidentemente bisognosi di scosse per carburare (non si contano le vittorie in rimonta quest’anno), sono un’altra squadra. Corrono a mille, pressano e anche dalla TV è difficile seguirli. La Roma è in bambola da subito. Ti rendi conto che il “buon” primo tempo era più dato dalla prima inserita dalla squadra di casa, che dalla “garra” giallorossa. Pressati stretti, i romani non fanno più un passaggio, non tengono un pallone tra i piedi neanche pochi secondi. In 13 minuti, l’Atalanta prima pareggia con Palomino, sugli sviluppi di calcio d’angolo con Spinazzola vice Kolarov a non far rimpiangere le agghiaccianti marcature del serbo; poco dopo, con Pellegrini anticipato e il povero Bruno Peres a rinviare goffi palloni all’interno dell’area, Pasalic, appena entrato, fa un delizioso scavetto sotto l’incrocio.

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Soliloquio nerazzurro, più volte vicino al terzo gol. Roma quasi mai pericolosa. Dzeko ricomincia a cercare il pallone da solo, terzini imbarazzanti, forse impauriti dai diafani fantasmi in campo di Pellegrini e Mhkitarian.

Solo Dzeko e Smalling si salvano, per il rotto della cuffia, da una serata che dimostra la piccolezza tenica e caratteriale di questa banda. La rosa non vale l’Atalanta, secondo me ormai neanche economicamente e il fatto che la corsa Champions sia finita a metà febbraio e la Roma sia quinta, dimostra la pochezza di questo nostro campionato.

A me personalmente del quarto posto interessa poco, nel senso che ovviamente mi piace giocare la coppa, ma non sono mai andato al Circo Massimo a festeggiare un piazzamento. Quel quarto posto deve arrivare dopo una competizione, dopo essersi giocato qualcosa e magari poi non raggiungerlo. Io dei soldi Champions non ho mai visto una lira e questi sono stati usati per accumularne, lecitamente, altri e deprezzare la squadra che, oggi, non vale i debiti accumulati dalla società (come mai slitta il closing ci si chiede? strano).

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Forse sono l’unico a cui è piaciuto il discorso di Petrachi. Magari fuori contesto ma almeno, rispetto ai suoi predecessori, è servito a parlare di sè e del suo lavoro, mettendoci sempre la Roma in mezzo, quanto tenga a questo progetto e a questo ambiente, senza lamentarsi di tifosi che non capiscono (magari troppo sui giornalisti) e parlando chiaro. Non è il DS dei miei sogni, attenzione, ma un uomo almeno apparentemente onesto, verace e attaccato al suo lavoro, senza scuse, senza vanaglorie personali, come il precedente scarsicrinto ballerino di flamenco.

Che Fonseca ormai non sappia cosa fare sembra chiaro. Il supporto non manca a quest’uomo ma, se ormai in conferenza dichiara di essere soddisfatto delle pallonate prese a Bergamo, vuol dire che si è arreso. Speriamo la nuova società si insedi presto e soprattutto la vecchia se ne torni da dove è venuta con i suoi “fallimenti”.

MA TUTTA LA “PIPPA” DI SAN VALENTINO?

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Giusto.

Il senso, oltre a uno stucchevole sfoggio di cultura autoreferenziale, era inteso a dire che forse il tempo delle rose e i cioccolatini e le cene gustose, per la Roma deve finire. Bisogna che i ragazzotti in maglia giallorossa tornino ai Lupercali, a farsi vergare (metaforicamente) sulle chiappe per propiziare la fertilità di risultati ed ambizioni, invece delle coccole, i bacetti sul collo e i soldoni spesi per provare ad arrivare a meta.

Insomma torniamo all’antico… LA DOVETE SMOLLA’… poi vediamo se vi siete meritate la cena, signorine.

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P.S. non pensate ci sia sessismo in quanto detto, vale ovviamente per tutti i “corteggiatori”: omini-donne, donne-omini, omini-omini, donne-donne.

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