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“Gulp, Gasp”: L’affanno dei mentitori

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Gasperini
Tempo di lettura: 3 minuti

“Gulp, Gasp”: L’affanno dei mentitori

Il calcio è bugia“, diceva un grande allenatore passato dalle mie parti oltre dieci anni fa. Da sabato, una bugia attraversa il mondo del calcio italiano, una bugia di cui si sono fatti alfieri, nel dopo partita di Atalanta-Napoli, Gasperini ed Hien. A detta del primo, il dato più rilevante della partita è quello secondo cui Carnesecchi sarebbe stato poco impegnato. Secondo il suo ottimo calciatore, poi, il Napoli ha creato poche occasioni.
Tali affermazioni sono un insulto alla logica, prima e più che un manifesto del movimento avanguardista dei “Rosicanti“.
Particolarmente interessanti sono le parole del mister orobico. Se Carnesecchi avesse parato i tre tiri – imparabili – di Politano, McTominay e Lukaku compiendo tre miracoli, allora il portiere atalantino sarebbe stato impegnato, il Napoli probabilmente avrebbe perso, però si sarebbe detto che era stato molto pericoloso. Siccome quei tiri sono finiti in porta, non contano né come occasioni, né come pericoli, ergo il Napoli ha prodotto poco.

Un’analisi delle segnature avvenute sabato sera al Gewiss stadium, in verità, offre spunti di riflessione assai interessanti.
L’Atalanta va in rete grazie a due giocate individuali di grandissimo pregio, alle quali però non è estraneo il contributo delle fortuna, in quanto a Retegui il pallone viene accomodato da un rimpallo su Di Lorenzo, mentre la magia di Lookman (sappiamo riconoscere i meriti altrui, noi) è innegabilmente favorita da un tocco sporco di Politano. Nei goal nerazzurri non vi è nulla di costruito, non vi è traccia alcuna di gioco. E le reti azzurre?

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Vediamole, parliamone

Il goal dell’1-1 nasce da una palla indirizzata da Meret su Lukaku, secondo una giocata che il Napoli prova troppo spesso perché si possa definirla casuale. Il belga, poi, appoggia di testa a McTominay, che nel frattempo è andato ad appoggiarlo per riceverne la sponda. A quel punto, lo scozzese allarga per Neres, anche lui presente ad accompagnare, mentre dall’altro lato Politano ha cominciato a tagliare verso sinistra e si sbraccia per essere visto. Quando Neres parte verso il fondo, Politano ha completato il taglio che, a seguito del collasso della difesa atalantina verso la linea di porta, lo mette in condizione di ricevere in perfetta solitudine, a meno di 11 metri dalla porta di Carnesecchi, il pallone che poi scaraventerà in rete.
Tutta una serie di movimenti codificati porta in area atalantina quattro uomini: il centravanti, l’esterno di destra, le due mezze ali di inserimento.

La seconda rete, poi, nasce da una pressione alta di quelle che per mesi hanno fatto magnificare le gesta proprio degli orobici. Anguissa, Neres, Olivera, McTominay e Lukaku chiudono praticamente ogni via di fuga al disimpegno atalantino, del che è logica conseguenza il recupero palla di Anguissa il quale, dopo un assist magico di Neres, si invola verso la porta. A quel punto, il Napoli crea, a due passi dall’area piccola atalantina un incredibile 4 contro 3, di cui il goal di McTominay altro non è che l’inevitabile portato.

Che dire del terzo goal? Si parte da Meret che apre su Olivera, il quale sale e comincia a scambiare palla prima con Anguissa, poi con Spinazzola. A quel punto, il “dai e vai” fra quest’ultimo ed Anguissa porta il camerunense in zona cross. Anche in questa azione, il Napoli porta tre uomini in area, e quando Lukaku stacca sul malcapitato Scalvini la squadra di Conte ha di nuovo portato tre attaccanti a chiudere a meno di 11 metri dalla porta. Fin dal tocco di Meret, quindi, il Napoli fa più o meno quel che vuole sulla fascia sinistra, senza che gli atalantini tocchino palla ed arrivando in porta in una ventina di secondi, dal minuto 77.32 al minuto 77.53.

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A sentire Gasp e i suoi, nonché tanti opinionisti che parlano di Napoli cinico, la banda Conte avrebbe quasi portato via da Bergamo tre punti per una mera questione di fortuna. Una lettura meno faziosa delle giocate con cui il Napoli è andato in rete (per tre volte, eh, e fuori casa…) dimostra invece che gli azzurri hanno costruito tre palle goal clamorosamente nitide attraverso giocate codificate (l’1-1), pressione ed intensità (il raddoppio), tecnica di base in velocità (il goal vittoria). È buffo pensare che per qualcuno quelle giocate avrebbero meritato i complimenti degli avversari solo se Carnesecchi avesse parato…

(Foto: DepositPhotos)

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