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Inter, Acerbi: “Resto? Non lo so”

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Acerbi Inter Milik
Tempo di lettura: 3 minuti

Nel giorno del suo compleanno, il difensore dell’Inter Francesco Acerbi, fedelissimo di Simone Inzaghi, ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport.

Il difensore torna inevitabilmente sulle proprie delicate vicende personali e sul tema mercato, in vista del suo futuro e lancia un messaggio chiaro al club nerazzurro.

Ecco le sue parole:

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Futuro?: “Non lo so, è la verità. Vorrei restare, qui sto bene. Anzi, una cosa la so per certa: non arriverò un’altra volta ad agosto senza conoscere il mio futuro. A luglio voglio sapere dove giocherò. Spero si trovi una soluzione al più presto per il mio riscatto: ho 35 anni, ma sto benissimo fisicamente e mentalmente“.

Andamento Inter: “Prendiamo l’Empoli come esempio: inconsciamente pensi di poterla vincere in qualche modo, ma a volte non basta. E magari ti capita un imprevisto. Nelle gare “secche” c’è una motivazione diversa, ma quella fame dovremmo averla sempre. Se abbiamo la cattiveria giusta, vinciamo: su questo non ho dubbi. A volte, però, ci è mancato un po’ di mordente“.

Sull’addio di Skriniar: “Sapevamo tutti che aveva un’offerta Psg, ma non ci ha mai detto nulla. E a noi interessava poco… Abbiamo sempre visto l’impegno, questo ci importava. Poi a fine anno sarà un dispiacere vederlo andare via e non sarà facile sostituirlo: i giovani difensori bravi sono pochi e costano, vedi Scalvini“.

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Sulla sfida di Champions League contro il Porto: “Se stiamo bene tutti, possiamo essere noi la sorpresa. Il girone ci ha dato fiducia: il Porto è forte e fisico, ma possiamo batterlo. E poi, una volta ai quarti, tutto può succedere: dipende da forma, morale, fortuna. E noi ci arriviamo con Lukaku e Brozo in più“.

Acerbi ha parlato poi dei due tumori: “Quando ho avuto due tumori, non me ne fregava niente. Sapevo di sconfiggerli. Ero quasi contento. Lo so, sembra un paradosso, ma ero sfacciato. Dicevo: “Ok dai, affrontiamoli”, come una partita. Mi ripetevo: “Non ho paura”. Ma poi ho capito che è impossibile non averne. In realtà, la nascondevo, la tenevo dentro. Adesso ogni tanto penso: “E se il tumore torna? Se arriva una terza volta?”. Se dovesse succedere, sarà un’altra sfida da vincere. In fondo, sono cresciuto sfidando mio padre… Volevo fargli vedere fin dove ero capace di arrivare. Morì a febbraio, pochi mesi prima del mio passaggio al Milan nel 2012. Dopo la sua morte mi sentii svuotato, il calcio aveva perso significato. Da lì è iniziata la discesa: ero arrogante, gli scarsi erano sempre gli altri. Fino alla malattia, appunto.”

Foto: (LBDV)

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Produttore Esecutivo in Mediaset per contenuti di informazione (hardnews e softnews), telegiornali e talk tv prime-time. Ho ideato il progetto LBDV e fondato la testata giornalistica. Sono amante del dubbio, socratico per formazione e mi piace guardare al di là delle apparenze tutto, le persone e la vita.

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