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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Napule è… maledetta coerenza

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La coerenza”, sosteneva Bacone, “è il fondamento della virtù”.

E se nella vita probabilmente lo è davvero, non v’è dubbio che nel calcio lo sia assai di meno.

Specie quando – coerentemente – il Napoli si ritrova ad affrontare una delle partite più importanti della stagione senza sei titolari, perdendo dopo meno di un’ora (mentre si era in vantaggio) il centrocampista più in forma e subendo la rimonta d’una squadra forte fisicamente, dominante atleticamente e determinata nel raggiungere la vetta della classifica.

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In spregio, però, a chi ha teorizzato la coerenza come l’ultimo rifugio delle persone prive di immaginazione, gli azzurri di Spalletti (allontanato dal campo in conseguenza dei nefandi avvenimenti infrasettimanali) hanno mirabilmente reagito allo svantaggio iniziale, tirato fuori energia e coraggio nella parte centrale del match, lottato su ogni pallone non rinunciando al confronto serrato, fisico e tattico in ogni angolo di campo.

Due grandi giocate individuali (verticalizzazione in profondità dei due centrali difensivi e compasso allargato da Freuler su assist d’esterno di Ilicic) hanno condannato il Napoli alla seconda sconfitta stagionale (di marca nuovamente nerazzurra, sponda bergamasca), ma l’immagine venuta fuori dallo stadio Maradona è di un gruppo tutto meno che condannato ad essere risucchiato, rinunciando a quanto di bello e buono ha fatto vedere per quasi tutto il girone d’andata.

Anche una rosa profonda e assai meglio assortita rispetto agli ultimi anni non riesce a fare – in ogni caso – come poteva immaginarsi, contemporaneamente a meno di Koulibaly, Insigne, Fabian Ruiz, Anguissa ed Osimhen, nonostante confronti come questi servano a capire come Malcuit possa tornare utile alla causa, Di Lorenzo sia capace di giocare ovunque, Mario Rui sia cresciuto molto in temperamento e tattica e Mertens sia tornato definitivamente in stato di grazia.

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Nonostante in pochi avrebbero scommesso di ritrovare il Napoli a questo punto della stagione a due punti dal primo posto, la prima sfida da vincere da adesso in poi sarà contro i disfattisti del giorno dopo, complottisti utili solo a riempire social network e stampa dedicata di polemiche che una volta favorivano la vendita dei quotidiani, ma che oggi non servono neppure a questo.

Se infatti è vero – come è vero – che negli uomini l’unica coerenza esistente è quella delle proprie contraddizioni, l’interrogativo che gli azzurri si porteranno sino a primavera riguarderà la capacità o meno di ritrovare – dopo circa un mese di risultati dove va salvata del tutto solo l’esibizione sontuosa contro la Lazio – nello scorcio dicembrino e sino alla profonda primavera dell’anno che verrà, la brillantezza e lo splendore ammirati in lungo ed in largo per la penisola italica sino ai primi di novembre.

Una grande anima, ha scritto qualcuno, con la coerenza non ha granché a che fare.

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Vale anche per gli azzurri di Spalletti, chiamati da adesso in poi a far di necessità virtù, sovvertendo i pronostici e provando a rimanere agganciati ai primi tre posti sino alla volata finale, senza perdere più terreno a causa delle falcidie arrivate nella fase clou della prima parte di stagione.

Il futuro è posizionato su un sentiero che non c’è ancora e che appare tutto ancora da scrivere.

La speranza, immortale ed evidente anche alla fine di una partita persa per 3 a 2, è quella di girarsi tra qualche mese e ritrovare una nitida traccia: per partire da lì e prendere una bella e definitiva rincorsa.

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