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ZONA CESARINI – Tre giorni dopo l’indiTendenza

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Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel 4 Luglio 1776, quando le 13 colonie statunitensi presentarono la Dichiarazione d’Indipendenza dal Regno di Gran Bretagna, dando il la alla creazione degli Stati Uniti d’America.

Parlando di cose più prosaiche ma restando in tema di festività a stelle e strisce, era solo il 4 Maggio, comunemente dedicato a “Guerre Stellari” (The Fourth May be with you del resto), quando altri americani se non proprio “guerre”, annunciarono cose stellari nel cielo di Roma.

Josè Mario Dos Santos Mourinho Felix, nato a Setubal 58 anni prima piomba su Roma all’improvviso, senza il minimo sentore da parte degli addetti ai lavori.

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Dopo 12 anni a sentir parlare del brand , i Friedkin FANNO il brand. In un lampo. Con quello che chiamiamo rischio d’impresa i texani investono e all’azienda A.S.Roma uniscono l’”azienda” Mourinho.

Uno degli allenatori più vincenti in attività, ma soprattutto un vero e proprio PIL umano, come pochi personaggi nel calcio e, tra gli allenatori, pari solo a Guardiola (più facile coi giocatori, ma anche lì le Aziende ambulanti sono al massimo Ronaldo, Messi e forse Ibra).

In questi due mesi i titoli sono tutti per i giallorossi e ogni giorno la Roma è citata. Dall’annuncio all’atterraggio a Ciampino non è passato giorno senza che Mou abbia fatto “tendenza” con un post, un tweet o una foto di Instagram, scatenando l’entusiasmo dei tifosi romanisti e i social europei.

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Dall’arrivo della cover giallorossa col marchio JM ai video mentre studia Calafiori sul tablet. Dall’annuncio ai tifosi “Sto arrivando” mentre saluta la sua Setubal, all’arrivo con sciarpetta.

Personaggio pantagruelico, ammiccante, “paraculo” si potrebbe dire, quindi romanamente perfetto, non passa giorno senza un’intervista nella quale mai manca un accenno alla Roma. Chiaro che una figura del genere possa fagocitarci, ma è un rischio da correre.

Mourinho viene, speriamo, a portare a Trigoria progettualità e managerialità e nel frattempo le cose fagocitate dal suo ego sono le notizie degli altri. In un campionato che vede i ritorni importantissimi di Spalletti, Allegri e Sarri, avventi di maglie green  o firmate Armani, è sempre la foto di Josè a campeggiare davanti. Gli stessi Europei tengono testa allo Special One, grazie al bellissimo percorso azzurro.

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Anche le famose “telefonate” a personaggi attualmente improbabili per le casse romaniste e italiane (Ronaldo, Ramos e ora Marcelo ad esempio) fanno parte del racconto. Vere o presunte, realmente fatte per sondare possibilità o magari solo saluti a vecchi amici, vengono date in pasto ai giornali e, mentre gli altri fanno ironia o i conti in tasca ai giallorossi…intanto gli “altri” parlano di Roma, spingono la tendenza e creano la corrente che spinge la nave…il Brand…ricordate?

Mossa a margine, ma in linea con quanto detto, è l’assunzione di Maurizio Costanzo come Advisor per le strategie di comunicazione. Mentre ci si dedica ai buffissimi meme sul popolare conduttore, ci si dimentica del suo ruolo di vero e proprio monumento nazionale della Comunicazione, nel giornalismo e nella tv, padrone, che se ne pensi male o bene,  come pochi dello strumento propagandista…e la nave va.

Tornando a Mou, l’incredibile entusiasmo riportato ai tifosi ricorda solo quello portato 20 anni prima da Batistuta. Ovviamente tutto questo non porta da solo i risultati, non cammina sulle acque Mou. Molti temono o sperano che faccia la fine di Ancelotti al Napoli.

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Intanto la scenografia americana mostra un presidente alla guida del suo jet privato che porta l’icona Mou e il suo cammino è seguito dallo sguardo di più telecamere, perchè è già in atto il Docu-film (ormai di moda) che i produttori Friedkin preparano per il cinema.

Tutte queste sono immagini bifronte, nel senso che saranno orpello della leggenda o marchio indelebile sulla tragedia.

Ovviamente l’avvento dell’indipendenza pallottiana si spera porti al Ringraziamento vero e proprio. La tavola è imbandita ma manca il Tacchino (la squadra competitiva), bisogna ungerlo bene e serve la giusta cottura. Tutto questo non per vincere per forza, quella non è necessariamente conseguenza di un buon lavoro. Ma la progettualità, un cambio di testa e di comportamenti dovrà esserlo. A Trigoria non si dovrà necessariamente vincere, ma lavorare per farlo, credere di poterlo fare e correre per migliorarsi sempre.

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Vedremo il “bollito” Mourinho cosa porterà. Intanto gioia, che può anche essere fine a sè stessa, gioia pura al di là di come andrà. Checchè se ne dica una gioia non si rovina con ciò che succede dopo, se hai avuto adrenalina quella resta, ma se le cose non andranno non si risparmierà nessuno come si è sempre fatto, ma questa esuberanza esplosiva, questo ottimismo e questo sorriso è ora e adesso…

e ce lo siamo meritato.

 

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