I nostri Social

Approfondimenti

LEVA CALCISTICA ’68 – Euro 80/1

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 2 minuti


“Ua’ e chi è chist’?”

“Kist!”

“Eh…chist’!”

“Kist!”

“Eeeeh! Chist’! Chi è chist’?”

“Kist!”

“Eh! Chist’! Chi è chiiist’?”

“Kiiist!”

“Mannaggia ‘a culonna dorica!! Chi èeeeeeeee chist’?

“Kiiiiiiiiiiiiiist! Chist’ è Kiiiiiiiist!!!! Keeeeeees Kiiiiiiiiist!! Accussi’ se chiaaaamm!! Ma tu ca vuo’ ‘a meeee?”

Era l’undici giugno del 1980, all’incirca le dieci di sera, quando sui gradoni della curva B si scatenò il calembour sul singolare nome del calciatore olandese che aveva appena fatto gol dagli undici metri. Uno dei migliori arbitri italiani, Michelotti, concesse un rigore alquanto generoso su una leggerezza della retroguardia ellenica.

Olanda-Grecia fu una delle due partite inaugurali quel giorno. L’altra si era giocata nel pomeriggio all’Olimpico di Roma tra Germania Ovest e Cecoslovacchia. Erano gli Europei del 1980 e quell’anno si giocavano in Italia, l’occasione per il sottoscritto era troppo ghiotta per poter mancare all’appuntamento e da puro amante del giuoco del calcio, e considerando che dalle nostre parti il grande football internazionale latitava, non mancai.

In campo tra le file degli Orange c’era chi avrebbe fatto qualche mese più tardi la Storia del Napoli, Sua Maestà Rudolph Joseph Krol che – non lo sapevamo ancora – avrebbe disegnato arcobaleni col piede destro su quello stesso terreno.

Un altro tulipano di cui ero innamorato era Arie Haan. Due anni prima, ai Mondiali in Argentina, con uno Scud da oltre trenta metri, aveva folgorato il nostro Dino Zoff. Haan dava sostanza e geometrie ad una squadra che, seppur forte, era solo un pallido ricordo dell’Arancia Meccanica di qualche anno prima, quella del Calcio Totale di Rinus Michels. Ma, nonostante tutto, per quel match aveva i favori del pronostico e dovette sudare non poco per piegare gli ostici greci.

Thomas Mavros, numero 10 e stella dell’AEK di Atene, tenne in apprensione per lunghi tratti Sua Maestà e i suoi scudieri, ma nulla poté quando l’astuto Nanninga (battezzato subito Nannine’) si procurò il penalty con il quale il biondissimo Kees Kist diede la vittoria ai suoi.

La manifestazione iniziava col piede giusto per l’Olanda e già pregustavo e attendevo con ansia adolescenziale il big match seguente, sempre a Napoli. Olanda contro Germania Ovest, che le colonne doriche che Kalle Rummenigge aveva al posto delle cosce avevano contribuito a far vincere nell’altra partita inaugurale contro la Cecoslovacchia.

E dopo aver vissuto notti illuminate dalle “comete di Leo” agli antipodi del mondo, era arrivato il tempo di vivere le mie emozioni dal vivo.

Era ormai partito Euro ’80.

in evidenza