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ANGOLO MILAN – Il Milan perde e l’Inter va in fuga

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Il Milan perde contro il Napoli dell’ex Gattuso, il secondo snodo importante della stagione.

Il primo fu il derby che ha di fatto consegnato lo scudetto all’Inter mentre il secondo è arrivato ieri, con la sconfitta contro gli azzurri, che sarebbe stato utile per guadagnare un margine tranquillo e poter guardare con più fiducia alla qualificazione i Champions League.

La squadra di Pioli non è riuscita a bissare la bella prestazione sfoggiata in Europa League contro i Red Devils, ha sofferto il Napoli da subito e non è mai riuscito a prendere le misure agli 11 di Gattuso.

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La chiave a centrocampo: Fabian Ruiz e Zielinski garantiscono un giro palla che il povero Kessié, lasciato solo da un Tonali sempre due tempi di gioco indietro, non riesce a spezzare.

E poi le fasce: Insigne e Politano in serata di grazia, con la loro velocità, abbinata ad una grande tecnica, sono sempre state due spine nel fianco per i malcapitati Dalot e Hernandez, che hanno sofferto per un tempo e mezzo i loro inserimenti.

Che il francese non fosse un gran marcatore, questo lo si sapeva già, ma a questo si aggiunge un appannamento che dura oramai da un paio di mesi. Theo soffre l’intraprendenza degli avversari e non riesce più a stupire con le discese strabordanti che abbiamo ammirato per tutto il 2020. E al Milan di adesso manca eccome il fattore Theo, l’elemento scompaginatore, la variante impazzita che tante partite ha risolto con il suo sinistro.

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Dopo tre settimane di assenza, si fa rivedere Calhanoglu che gioca un primo tempo appena sufficiente mettendo minuti nelle gambe, senza però contribuire molto alla prestazione.

Il Milan di stasera è intenso, ma in possesso palla e in ripartenza ha poco da spartire con quello visto contro la Roma. Non si può notare la totale mancanza di gioco verticale e la cronica incapacità di convertire, se non in gol, almeno in occasioni da gol, le tante ripartenze che gli ospiti hanno concesso.

Continua il momento no per l’attacco anemico di una squadra che avrebbe voluto competere per lo scudetto. Solo 50 gol fatti mettono i rossoneri al sesto posto come gol segnati in Serie A ed è un dato che dovrebbe non far dormire mr. Pioli.

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Non si può pensare di rimanere in corsa per la qualificazione alla Champions League con questa pochezza in attacco.

È un problema serio, che fra qualche giornata potrebbe diventare la causa principale di un tracollo che sarebbe difficile da gestire e motivare. E questa poca prolificità, non dipende certo dall’assenza di Ibrahimovic.

Questo schema continuo di allargare sempre e comunque il gioco su le fasce alla lunga produce inconsistenza, poca pericolosità. E non aiuta a risolvere il caso di Leao, che di questo passo, da qui alla fine dell’anno, diventerà un vero noir quanto a mistero e complessità della trama.

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Sarà dura vedere segnare un attaccante come il portoghese, se la squadra che dovrebbe servigli palloni allettanti, gioca sempre e solo ad allargare il gioco. Facendo leva poi su esterni, come nel caso della catena di destra, con evidenti limiti tecnici.

Come nel caso del sempre citato Castillejo. Leao se deve giocare centrale in attacco ha bisogno di essere lanciato, faccia alla porta, negli spazi vuoti che la squadra avversaria lascia, tipicamente, quando è colta di contropiede. Se invece il fraseggio orizzontale del Milan è spinto al parossismo sarà difficile per il giovane portoghese trovare la rete e per i rossoneri trovare quei gol che fanno vincere le partite.

Ancora tre giorni per riprendere fiato e rimettere le idee in ordine, poi a Milano arriverà il Manchester United e non per discutere dei filosofi pre-socratici. Faremmo bene a non considerare e non ricordare l’1-1 dell’andata.

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Nei novanta minuti all’Old Trafford i padroni di casa hanno sprecato tante palle gol e la fortuna non bacia due volte.

Sarebbe saggio affrontare questo ritorno di ottavo di finale scendendo in campo pensando già di essere sotto di un gol, perché questo aiuterebbe e motiverebbe maggiormente i nostri a cercare con più insistenza la via del gol.

Passare il turno vorrebbe dire crescere di autostima e considerazione, battezzare ancora una volta un gruppo fra i più giovani d’Europa, con ampi di margini di miglioramento. Ma per fare questo bisogna sempre raggiungere lo scopo del gioco: segnare più gol dell’avversario.

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