I nostri Social

Approfondimenti

ZONA CESARINI – Quella coppa sulle fondamenta

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 2 minuti

PERONACE

Il torneo Anglo-Italiano viene fondato nel 1969 da un dirigente sportivo italiano, Gigi Peronace, primo trade-union tra Inghilterra e Italia in ambito calcistico. Peronace, un passato da portiere della Reggina, comincia a organizzare tornei di calcio durante la guerra tra militari italiani e australiani. Prima di emigrare nel Regno Unito, lavorerà con Juve e Torino, oltre che con la Nazionale.

La competizione era stato ideata come una  coppa europea dei poveri, per provare a portare nuovi incassi nelle tasche delle società minori (insomma non è una moda solo contemporanea, ricordiamo anche la Mitropa Cup). Per rendere piu’ spettacolare il torneo vennero modificate anche alcune regole, ad esempio il fuorigioco dai sedici metri o i gol fatti che si sommavano ai punti.

Pubblicità

Dopo due eliminazioni nei gironi, nelle edizioni precedenti, nel ’72 la Roma si presenta alla competizione battendo all’andata e al ritorno lo Stoke City e con un pareggio e una sconfitta col Carlise. Nel girone giocava anche il Catanzaro ma le squadre dello stesso paese non si potevano affrontare. Alla fine dei quattro gironi, la classifica veniva contata solo per paese e non all’interno del girone stesso, quindi la Roma risultò prima nella classifica italiana.

POZZA NERA

Straprima nella classifica inglese fu il Blackpool, vincitore l’anno prima, che rifilò 15 gol tra Vicenza e Samp. Finale quindi all’Olimpico con la ridente cittadina marittima del Lancashire, affacciata sul Mare d’Irlanda, la potremmo paragonare a Ladispoli. Facendo chiarezza, immaginatevi un classico della cinematografia “british”, l’immortale A Lot of Beautiful, un giovane attore londinese, Charles Greener, in giro per il quartiere Trust Ever che incontra la bella Marisol e, alla richiesta di ospitalità di lei, risponde: “NOOOOOO. Me. Tomorrow. Blackpool!”

Pubblicità

LA COPPA A “CASA”

La Roma domina la finale e la vince per 3 a 1. Segnano Cappellini, Scaratti e Zigoni prima del gol bandiera di Alcock all’ultimo minuto. Una coppa semisconosciuta, mai citata negli albi d’oro, quasi a doversi vergognare sembra. Ma la Roma ha vinto talmente poco nella sua storia che tutto va premiato. Sarà stato anche il Pozza Nera, in serie B inglese in quegli anni, ma non è che gli inglesi a calcio sò più bravi solo quanno ce pare.

Pubblicità

Era la Roma di Anzalone che cominciava i suoi primi passi per trasformarsi da “Rometta” gagliarda a A.S.Roma, squadra di importanza decisiva in Serie A e di rilevanza europea. Era la Roma di Herrera allenatore e Ciccio Cordova capitano, di Santarini e Bettini, Ginulfi e Peccenini, oltre che Roberto Vieri, detto “BOB”, il papà di Bobo Vieri. In un decennio nascerà Trigoria, arriverà Falcao e via discorrendo.

Va ricordata, quella coppa. Era il mattone per quella casa su cui Dino Viola poserà l’ultima tegola sul tetto. Quella casa che oggi è la nostra casa.

 

Pubblicità

 

in evidenza