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#LBDV – Napoli, la rivoluzione transitoria ed il bisogno di fare di necessità virtù

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Era annunciata da anni, ma il Napoli adesso si ritrova nel bel mezzo dell’occhio del ciclone della stessa. Quella stagione di transizione o, in termini più risoluti, di rivoluzione tanto invocata è arrivata nei modi più indelicati possibili, in quanto la situazione in classifica parla da sola.

Una transizione partita nell’ultima estate, tra i proclami della piazza e con la consapevolezza, col senno di poi presunta, di poter lottare al vertice. Il tutto gonfiato da un mercato importante e dalla riconferma – ancora una volta – dell’ossatura principale della squadra.

Sembrava una squadra completa, ma che poi si è rivelata con non pochi nervi scoperti. L’equivoco tattico targato Ancelotti – che ha dovuto fare ricorso al 4-4-2, rinunciando al 4-2-3-1 a causa di un trequartista mai arrivato – ha messo a nudo un organico forte ma non completo. I soli 4 centrocampisti a disposizione si sono dimostrati fin troppo pochi, rendendo inevitabile un intervento deciso nel mercato di riparazione. Non proprio una passeggiata, considerando anche il cambio di panchina avvenuto.

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Ed è così che si è assistito ad un gennaio atipico, nel quale si è riparato ai danni del recente passato, programmando anche qualche acquisto per la prossima stagione. Nella speranza che il processo transitorio sia compiuto quanto più possibile entro tale scadenza.

ILLUSIONE D’ESTATE

Manolas, Lozano, Di Lorenzo, Elmas, Llorente. Il borsino degli acquisti – valutando anche la permanenza dei big in rosa – donava la certezza di avere una squadra completa, almeno per quelle che erano le esigenze tecnico – tattiche dell’epoca. Un mercato in cui il Napoli ha scritto nella casella del parziale in uscita – insieme ai costi di riscatto tra i vari Meret, Ospina e Karnezis – una somma pari a 128 milioni di euro. D’altro canto, il totale delle uscite ha fatto segnare una cifra – scorporando le cifre degli obblighi di riscatto – pari a 56 milioni di euro. 

Conti a parte, la volontà da parte di Aurelio De Laurentiis, al centro da sempre di una vera lotta ideologica nella piazza partenopea, di completare l’organico è stata evidente. Sforzo apprezzabile ma vano, dal momento in cui soltanto pochi mesi dopo la situazione si è trovata capovolta, per cause che sono note a tutti.

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Una volontà che non ha trovato il riscontro dei fatti per vari motivi, tra cui la carenza di uomini a centrocampo sembrava proprio essere l’ultimo di essi. Ma come detto precedentemente in estate è iniziata una rivoluzione, silenziosa e navigata sott’acqua, che nelle previsioni dovrebbe trovare il suo apice nella prossima estate. E come inevitabile che sia ad una rivoluzione segue uno scossone, anche negativo, perché non può esistere un periodo transitorio lineare.

Ecco perché, al contrario di quanto accaduto negli altri anni, il gennaio vissuto a Napoli è stato atipicamente movimentato.

GENNAIO E L’ARTE DI FARE NECESSITÀ VIRTÙ

Tra le garanzie richieste da Gennaro Gattuso al momento del suo sbarco a Napoli, spicca quella del bisogno di avere una coppia per ogni centrocampista della ‘nuova’ – o meglio, rispolverata – mediana a 3.

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Gli azzurri inaugurano il mese di gennaio subito con gli acquisti di Diego Demme e Stanislav Lobotka che, insieme ai già presenti Allan, Fabian, Zielinski ed Elmas, vanno a completare le caselle del reparto, soddisfando le esigenze del tecnico calabrese.

Finito qui? No, perché il Napoli procede all’acquisto di Matteo Politano e mettendo a segno in vista di giugno i colpi Rrahmani e Petagna.

Bando alle ciance e numeri alla mano – che sono quelli che fanno più discutere – i partenopei aggiungono altri 63,5 milioni di euro alla spesa. Una cifra che, come abbiamo già spiegato precedentemente, è già coperta economicamente da altre operazioni in entrata, senza tener conto di previsioni su cessioni illustri.

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Queste ultime in ogni caso non appaiono escluse, in virtù del solito discorso legato alla rivoluzione transitoria che il Napoli è chiamato a fronteggiare in questi mesi delicati e decisivi per il prossimo futuro.

VIETATO PERDERE IL PASSO DELLA RIVOLUZIONE

Proprio in questo senso, il mercato appena chiuso è un indizio evidente in quanto si è tracciato anche il futuro. A prescindere di quale sarà l’impianto tecnico – tattico da qui ai prossimi mesi.

Tuttavia la volontà è chiara: rigenerarsi, mantenendosi competitivi. Una competitività che oggi sembra sparita, con dei risultati che si sono contrapposti ai sogni di gloria risalenti a pochi mesi fa. Sogni che oggi si sono rivelati fatali, portando ad un sentimento di delusione, preambolo forse alla famigerata rivoluzione transitoria.

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Ebbene sì, mentre in città ancora è accesa la diatriba tra i pro e i contro ad Aurelio De Laurentiis, quest’ultimo sta portando avanti un processo complicato. Un processo nel quale non sono mancati errori – non si potrebbe spiegare altrimenti il tracollo in termini di risultati – ma che viaggia spedito.

Cambiando addirittura la strategia in termini di mercato già a gennaio, di solito un mese di magra e nel quale il Napoli si è sempre limitato a fare il semplice compitino o, in maniera più ingiustificata, presentando addirittura il compito in bianco.

D’altronde la rivoluzione è intrapresa e non bisogna perdere il passo della stessa. Bisogna far di necessità virtù, citando una massima che sembra calzare proprio a pennello. È necessario non perdere ulteriore terreno nei confronti di questa transizione, prima che essa ceda il posto al fallimento. Anche cambiando totalmente le usuali strategie, così come accaduto in questi ultimi mesi, nell’attesa di quello che sarà in avvenire.

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