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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – Tradizione contro innovazione

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Allegri Juventus
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Conquistare il rispetto del rivale. Non esiste miglior investitura. Raffaele Palladino non ha neanche 40 anni e ha già all’attivo una brillante salvezza alla guida del Monza. La sua prima vittima, all’esordio con la prima squadra dei brianzoli, è stata proprio la Juventus di Max Allegri. Che, alla vigilia del nuovo confronto tra le due squadre, ha cavallerescamente riconosciuto i meriti del giovane collega. Uno capace, l’anno scorso, di sfilargli l’intera posta in palio sciorinando anche un gioco brillante e propositivo. I suoi ragazzi hanno la precisa direttiva di giocare a viso aperto contro chiunque. Anche se si tratta di formazioni di grossa caratura come i bianconeri. Palladino sembra essere un fedele adepto della filosofia di gioco di Gian Piero Gasperini, suo ex allenatore ai tempi del Genoa. Un modo di intendere il calcio che appare agli antipodi rispetto a quello del mister livornese.   Tradizione contro innovazione.

Innanzitutto il risultato

Lo conosciamo bene il nostro Max. Uno abituato a dare sempre la precedenza al conseguimento del risultato. Un obiettivo da perseguire con costanza, tenacia e cinismo. Non è mai stato un cultore dell’estetica, tantomeno si è mai atteggiato a tale. Ai tifosi che invocano lo spettacolo ha sempre consigliato, tra il serio e il faceto, di cercare altre forme di divertimento. I suoi uomini sanno bene che, ad ogni incontro, tocca mettersi l’elmetto e scendere in trincea. Quasi sempre a difesa di una marcatura frutto di un estemporaneo raid verso la porta avversaria. Le sue squadre sono abituate ad occupare capillarmente una porzione molto ridotta del campo. Controllo rigido degli spazi, e poi, appena si apre un pertugio nello schieramento avverso, gli attaccanti si producono in vertiginose galoppate di 50 metri a caccia del gol. Atteggiamento rinunciatario? Catenaccio ad oltranza? Lui ironizza sulle definizioni, sa bene che chi porta a casa i tre punti ha sempre ragione. Il glamour lo lascia volentieri ai nuovi profeti della panchina come Palladino. Tradizione contro innovazione.

Aria nuova

Il bello è che l’antagonista di  oggi potrebbe raccogliere la sua eredità. Il tecnico monzese ha il profilo giusto per inaugurare una stagione di Nouvelle Vague al momento della chiusura del ciclo di Allegri. E’ giovane, ha sempre voglia di alzare l’asticella, trasmette entusiasmo ai giocatori. A Torino lo tengono d’occhio da tempo, le relazioni sul suo modo di lavorare sono entusiastiche. E ha anche il curriculum dalla sua: è stato un giocatore bianconero, conosce bene l’ambiente. Persino il look e il modo di porsi con i media sembrano combaciare alla perfezione con gli stilemi sabaudi. Le vittorie della passata stagione sono state il suo biglietto da visita, il percorso di questa potrebbe essere il lasciapassare per sbarcare a Vinovo. E perfezionare, cambiando metodologia e atteggiamento, l’opera del suo predecessore. Tradizione contro innovazione.

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Intuito contro esperienza

Certo, allo stato attuale, non è facile spuntarla contro una vecchia volpe come Allegri. Ai suoi basta anche una mezza occasione per passare in vantaggio. Stasera non sono i soliti noti, è Rabiot che si è occupato della consegna. La partita è incanalata sul percorso favorito dei bianconeri, ora tocca agli altri inseguire. Palladino sa bene che Max l’ha trascinato su un terreno a lui favorevole, si tratta di adottare le giuste contromisure. Il suo è un gruppo non molto propenso ad amministrare le energie, preferisce alzare il ritmo. Ma spezzare il fiato agli avversari è una specialità della Juve camaleonte progettata dall’ineffabile toscano. Che ci provino ad avvicinarsi troppo all’area, chi la presidia è capace di speculare su ogni movimento, di addomesticare qualsiasi pallone. Per invertire la rotta ci vorrebbe un decisa virata del timoniere, una mossa imprevedibile che alteri gli equilibri. Le intuizioni di Palladino a confronto con il pragmatismo di Allegri.  Tradizione contro innovazione.

L’ingrediente non previsto

A modificare il sapore di quello che ormai appare come una pietanza già gustata è il meno prevedibile degli ingredienti. Un cross senza pretese termina la sua parabola nell’angolo della porta della Juventus. Un pareggio che sa di beffa per Allegri ma quello che succede dopo spegne l’esultanza di Palladino. Un altro cross, a parti opposte, consente a Gatti di battere a rete: il secondo tentativo è quello giusto. E’ il difensore bianconero il primo a non credere a quello che è successo. Alla fine è stata la caparbietà di un giocatore a scrivere la parola definitiva sull’andamento del match. Allegri ha messo un altro tassello nel suo mosaico scudetto, Palladino ha dimostrato di sapere reggere l’impatto. Il primo è un solido presente, il secondo un possibile futuro all’avanguardia. Tradizione contro innovazione

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