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CALCIO E STORIA – Odd, il sole di mezzanotte

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A Bergen, nel cuore dei fiordi più lunghi della Norvegia, nel Vestenlandet, ai piedi di ghiacciai immensi e dove la pioggia intensa lascia ogni tanto intravedere il crepuscolo perenne. Nasce qui, centodieci anni fa Odd Frantzen, uno dei calciatori norvegesi più forti di sempre, seppur sconosciuto ai moderni intenditori del calcio europeo. Figlio di umili operai, la sua giovinezza scorre tra sacchi di juta e carichi da sbarcare dalle stive delle navi mercantili. Nel palmo delle sue mani, corrose da funi e salmastro, si stava per scrivere una linea nuova e del tutto  inaspettata. Giocava a calcio Odd, l’unico passatempo che si poteva avere da queste parti, oltre lo sci e l’hockey. La squadra degli operai di Hardy il suo “dopo lavoro”. Non era male, anzi rubava l’occhio. Quel ragazzo con la palla tra i piedi ci sapeva fare davvero. Dribbling e serpentine. Se li fumava tutti i suoi avversari. Come un pacco di sigarette tra un carico e l’altro giù al porto. Viene notato quasi per caso da uno degli allenatori della nazionale norvegese, che si trova ad assistere ad una di queste partite tra operai. Gli si avvicina e gli propone un provino. Siamo nel 1936 e così, quasi all’improvviso, come uno dei temporali dei fiordi che si interrompe per far apparire il sole pallido dell’orizzonte norvegese, Odd si ritrova di punto in bianco nella nazionale olimpica del suo paese. Non parte di certo coi favori del pronostico la selezione norvegese. Sono tutti ragazzi atleticamente preparati ma niente di più.  Ne fanno parte alcuni ex sciatori o gente comune sottratta per qualche giorno al loro lavoro. C’è pure un calciatore giornalista. E da ultimo pure il camallo Frantzen che nessuno conosce o ha mai visto. Dopo aver passato sorprendentemente il primo turno, nei quarti si trova di fronte  la Germania. La partita si svolge a Berlino allo stadio olimpico, davanti ad Hitler e ai gerarchi nazisti. Odd a sorpresa parte titolare, nel ruolo di ala destra. Non  tremano le gambe al camallo norvegese, anzi inizia a farle ruotare talmente veloci che i giocatori tedeschi non riescono a  capire dove sia il pallone, che appare e scompare tra i suoi piedi. I tedeschi diventano birilli che Odd salta agevolmente uno dietro l’altro. Propizia entrambi i goal che mandano al tappeto la Germania e i sogni di gloria di un indispettito Adolf Hitler che abbandona contrariato la tribuna ancora prima del fischio finale. La Norvegia sconfitta dall’Italia nelle semifinali, si aggiudica una storica medaglia di bronzo. Risultato che ancora oggi è il  migliore di sempre della formazione scandinava. Odd e compagni tornano in  patria da eroi. La guerra da lì a poco cambierà le loro vite calcistiche, compresa quella di Frantzen. Non farà in tempo a diventare un calciatore ricco, ma tornerà anche dopo la guerra a lavorare come scaricatore e a giocare a calcio  con gli amici di sempre, dopo aver sposato Betty, l’amore della sua vita. Agli inizi degli anni sessanta, un brutto incidente sul lavoro lo costringe all’amputazione della gamba. I suoi problemi fisici acuiti dai rimpianti per ciò che sarebbe potuto essere e dal vizio sempre crescente dell’alcool sanciscono la fine della sua storia con Betty. Gli ultimi anni di Odd sono sempre più tristi, come i lunghi temporali di Bergen. Finchè un giorno, nel 1977, viene trovato il suo corpo, assassinato da un uomo ubriaco. Ha smesso di soffrire il piccolo Odd, che si è trovato  presto  a misurarsi in un mondo troppo grande per il suo talento. Talento norvegese che risplenderà per sempre come il sole a mezzanotte dei suoi amati fiordi.

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