I nostri Social

Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – C’era una volta un messicano

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 3 minuti

La cosa più importante, nella vita di un uomo che vuol provare a cambiare il corso recente della sua esistenza, a volte è semplicemente fare le stesse cose in modo diverso. Vale per la quotidianità di donne ed uomini impegnati su più fronti, personali e professionali, vale – perché non fa mai eccezione – per i ragazzi vestiti d’azzurro che, nell’anno del Signore 2022 (che ormai guarda a quello che verrà), hanno deciso di provare davvero ad inseguire il sogno.

E’ differente, infatti, l’approccio soprattutto psicologico con cui il Napoli è entrato in campo ed ha giocato nei 90 minuti al Maradona: 74% di possesso palla, assoluto controllo del match, grande personalità soprattutto a centrocampo e decima vittoria consecutiva in campionato.

L’anno scorso l’Empoli aveva vinto in trasferta senza mai tirare in porta, punendo l’inconcludenza azzurra in una gara che, specie nel primo tempo, era stata molto simile a quella del pomeriggio di un autunno ancora piuttosto mite.

Pubblicità

Nella magica stagione disputata sino ad oggi, invece, Spalletti ha fatto tesoro dell’esperienza passata, sbloccando una partita complicata e difficile indovinando ancora una volta forma e sostanza dei cambi provenienti dalla panchina.

Nel pomeriggio, infatti, in cui Kim, Di Lorenzo, Mario Rui, Lobotka e Anguissa sono state le solite straordinarie certezze, Ostigard ha confermato le buone impressioni recenti e Osimhen si è caricato sulle spalle l’intero reparto offensivo.

La copertina, però, come ogni buon libro che si rispetti, serve a dare l’idea di quel che c’è nel profondo dell’opera. E la prima pagina che annuncia una delle vittorie più sofferte dell’anno la merita Hirving Lozano, che periodicamente ricorda a tutti il motivo per cui è soprannominato la “bambola assassina”. Il numero undici del Napoli ha, di fatto, ammazzato la partita, mettendola sui binari giusti ed indirizzandola nella direzione più sperata. Gol su un rigore che poteva certamente essere battuto meglio, espulsione procurata ed assist pregevole per il raddoppio di Zielinski.

Pubblicità

Il confronto con l’Empoli è iniziato senza soluzione di continuità rispetto a come era finito il match di Bergamo sabato pomeriggio, quasi dando l’idea che non si sia passati neppure dagli spogliatoi.

E con la squadra di Zanetti è finita così come era accaduto con l’Atalanta di Gasperini, con i tre punti a favore di chi sta guardando ormai da un po’ tutti gli altri stando in alto.

Perché gli azzurri quest’anno sembrano reggere gli urti, danzando sulle nuvole quando c’è da volteggiare nell’aere (nel dubbio, chiedere a Lobotka) e lottando nel fango quando bisogna tirar fuori i muscoli (ove occorresse, rivolgersi ad Anguissa).

Pubblicità

Nessuno può dire o sapere dove porta il cammino che da agosto in poi si sta affrontando, certo è che vale la pena viverlo, affrontarlo e magari alla fine raccontarlo.

Manca ancora una partita prima della sosta dedicata al mondiale degli altri. Non cambierà di molto la forma, perché il Napoli sarà ancora prima almeno fino a Natale e poi anche a Capodanno, ma il match dell’Udinese può rendere ancora più interessante ed indimenticabile la sostanza di quel che è stato finora da agosto in poi.

Per Pablo Neruda, non esattamente uno qualunque, “ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti”. Luciano Spalletti, di narratori, quest’anno ne ha già trovati diversi. Ed è per questo che la fiaba si fa via via sogno, desiderio e aspirazione di una realtà nemmeno immaginabile.

Pubblicità

Un libro tutto da leggere e prima ancora da scrivere.

Un volume che, un sabato pomeriggio al Maradona, ha già trovato l’incipit del quattordicesimo capitolo: “c’era una volta un messicano”…

Follow us!

Pubblicità

FacebookFacebookYoutubeTwitterTwitch

in evidenza