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Angolo del tifoso

ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Joya cercasi

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Io non dico di aspettarmi la vittoria di questo scudetto a Dicembre. Non c’è interesse nel titolo di campione d’inverno, non c’è proprio rilevanza storica, chiedete a quei poveri soggetti i quali hanno stappato litri di Cliquot sotto l’albero, certi di cominciare ad arredare una spoglia sala trofei. Fino a doversi poi rintanare in casa, per trascorrere l’estate a sentirsi nuovamente campioni, però stavolta sotto l’ombrellone, evento da festeggiare rigorosamente con mojito e patatine.

Insomma, c’è ancora poco da ragionare sulla Juve di Andrea Pirlo, e questo mi toccherà dirlo ancora per tante partite. Ma quello che avrei potuto dire di questa in particolare, sotto il sole di Roma contro la Lazio di Mister Inzaghi, è andato a crollare come un castello di carte sotto la bora di Trieste. Non mi addentrerò nel ragionamento tamponi perché ne ho abbastanza, onestamente.

Vi basti sapere che il Dott. Lotito, novello PhD in virologia e ginecologia, alla fine della fiera ha lasciato a casa Immobile, Lucas Leiva e Strakosha. Sponda Juve, assente per una grana muscolare Chiesa (di domenica, strano) e Chiellini, dunque c’è Demiral con Bonucci, Danilo e Cuadrado a difendere i pali di Tek Szcesny. Completano il quadro Rabiot e Bentancur centrali, con Kulusevski e il giovane Frabotta esterni, a dare sostegno a Morata e al finalmente-sei-tornato-stavamo-impazzendo Cristiano Ronaldo.

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All’ultimo citato basta un quarto d’ora per mettere il suo nome sul tabellino del match, e non è che la cosa ci sorprenda più di tanto. L’assist è del solito Juan Cuadrado, uno di quelli che se non ci fossero bisognerebbe inventarli, una delle più fulgide stelle in questa Juve alla ricerca di un’identità. A Cris non serve altro che piazzare il pallone in rete con la disarmante facilità con cui noi esseri umani passiamo da “un biscotto e basta” al toccare il fondo della busta senza nemmeno accorgercene (storie di vita vissuta, ovviamente).

La Lazio gestisce con relativa tranquillità, ma non riesce ad essere eccessivamente pericolosa davanti a Szczesny. Ovviamente Cristiano non può accontentarsi di un goal, ma come spesso accade ultimamente, gli dice male. Ci riprova altre tre volte almeno: una su suggerimento di Bentancur, con il pallone che finisce sull’esterno della rete; una su un bellissimo contropiede avviato da Alvaro Morata, che innesca Kulusevski per CR7, il quale fa tremare la traversa per diversi secondi; la terza su punizione, con un ottimo lavoro di Reina che riesce a bloccare l’ennesimo tentativo fallito del lusitano da calcio piazzato.

Per molto più di un’ora potrei ritenermi assolutamente soddisfatta: è solo per il solito gioco della sfortuna che il risultato non ci ha premiati, perché anche Rabiot ci prova con un tiro rasoterra, perché magari Morata non tenta il tiro, ma torna indietro, aiuta, lavora palloni per Cristiano in stato di grazia.

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Poi succede che anche Ronaldo alla fine è un essere umano, e dopo una caduta sente dolore ad una caviglia: Pirlo butta nella mischia al suo posto Dybala, in cerca di riscatto non solo di numeri, ma soprattutto di prestazione. Non cambio la mia opinione, Dybala va rinnovato. Non posso tollerare ancora di vedere qualcuno con il dieci della Juventus sulle spalle messo alla porta in maniera così banale. Ma del resto, non ho nemmeno la pazienza necessaria a vederlo così, camminare in campo, impalpabile in ognuna delle sue azioni.  La gestione del pallone al termine del match pare dire che ormai ci si accontenta, che l’uno a zero ci basta anche, che siamo soddisfatti della prestazione e poco male se il risultato non ci rende giustizia.

Fiato sul collo. Ve lo ricordate Evra? Zio Pat, che quella sera non la spazzò. Ecco, è il novantatreesimo e quarantacinque secondi, si gioca fino al novantaquattresimo. C’è Dybala che non controlla un pallone ad una velocità da aperitivo cenato, rimessa per la Lazio. C’è Correa che manda appunto al bar a prendere una cedrata e una busta di Più Gusto il povero Bentancur, il quale già pregustava la doccia calda. E c’è Caicedo, che batte Szczesny e c’è poco da fare, uno a uno.

Nella collezione di bicchieri mezzi pieni che stiamo mettendo in mostra nella nostra sala trofei,  non c’è spazio per quello relativo alla perdita di concentrazione negli ultimi quindici secondi. Due punti letteralmente presi, e lanciati dal Ponte della Musica, poco lontano dall’Olimpico. Dybala non parteciperà alla spedizione nazionale con l’Argentina per qualche problema fisico, ma non c’è giustificazione che tenga davanti a certe mancanze. Spetterà a Pirlo mettersi occhi negli occhi con la Joya, e capire cosa ci si aspetta l’uno dall’altro. E se Andrea non dovesse riuscirci, mi propongo volentieri per l’opera di convincimento: sono disposta anche a fare le empanadas.

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