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LEVA CALCISTICA ’68 – La Sentenza Blanca

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La puoi trovare se decidi di deviare un po’ dal canonico cammino e provare quello del Norte per andare a Santiago di Compostela. In piena Cantabria e su coste perennemente battute da venti del Nord, sorge Castillana del Mar, un borgo medievale di rara bellezza.

Popolo fiero, temprato e forte, che tenne testa, per un paio di secoli, ai romani prima di cedere l’effettivo e completo dominio della penisola iberica. Augusto in persona dovette andare a risolvere la questione. Oggi, restano poche migliaia di abitanti che, orgogliosamente, portano avanti tradizioni secolari tra agricoltura e turismo di qualità. Le grotte di Altamira e le sue pitture paleolitiche sono da quarant’anni patrimonio Unesco. E non sto parlando di graffiti ma di vere opere d’arte, datate dodici o tredicimila anni fa.

Così come di opera d’arte può intendersi l’arrivo in quel borgo, nel 1952, di un neonato che, da subito, presenta le connotazioni di un toro.

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Carlos Alonso Gonzalez, che, in onore della sua terra, verrà conosciuto col solo nome di Santillana.

Lascerà la Cantabria per Madrid a soli diciannove anni. Il Real lo attende a braccia aperte, avendo intravisto le potenzialità del ragazzino dopo un solo anno al Racing di Santander.

Lascia casa per divenire leggenda al Real Madrid, segnare caterve di gol e restare scolpito nella classifica delle presenze all-time, alle spalle solo di totem quali Raul, Sanchis e Iker Casillas.

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Quando, dall’alto del suo metro e settantacinque, staccava per colpire di cabeza, superando difensori più alti di lui, il terzo tempo e il colpo di reni si abbattevano come una mannaia sui malcapitati.

In breve divenne “la Sentenza Blanca”.

In Italia se lo ricordano molto bene i tifosi interisti. Negli anni ’80, la squadra nerazzurra incrocia più volte la strada con le merengues nelle coppe europee, e Santillana colpisce, sempre. Da Bordon a Zenga, da Collovati a Bergomi, tutti si sono dovuti inchinare alla potenza di Carlos in quegli anni.

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Era l’epoca di “Eurogol”, l’epoca di un calcio più istintivo che ragionato, era un’epoca che non poteva non colpire l’immaginazione di un ragazzino e restare impressa a fuoco, con tutti i colori e le figure quasi epiche di altrettante epiche imprese. Carlos Santillana era il capitano e trascinatore di un Real che, solo dopo un decennio, iniziò a diventare galactico.

Non ricordo se fu un gol o semplicemente un tentativo, ma il Guerin Sportivo, credo, pubblicò una foto di “Sentenza” mentre colpisce di cabeza. La posizione è praticamente quella dell’uomo proveniente da Crypto, in orizzontale, a circa due metri dal suolo. Impressionante.

Il toro cantabrico.

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La Sentenza Blanca.

Santillana.

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