I nostri Social

Lazio

Lazio, Sarri spiega il suo addio

Pubblicato

il

Sarri Lazio
Tempo di lettura: 2 minuti

Lunga intervista rilasciata dall’ex tecnico della Lazio ai microfoni di Sportitialia l’ex allenatore, dimissionario quest’anno Maurizio Sarri ha spiegato i motivi che lo hanno spinto alla clamorosa decisione di dire addio ai colori biancocelesti.

Molti i retroscena svelati dall’ex tecnico di Juventus e Napoli, che hanno spazzato via molte perplessità nate nell’ambiente laziale durante e dopo la sua militanza sulla panchina della squadra romana.

Ecco quanto dichiarato:

Pubblicità

A livello globale è stata una bella esperienza, con il miglior risultato della Lazio nell’era Lotito. Poi un pizzico di delusione per l’ultimo mese, ma non può scalfire la storia di tre anni.

Ho avuto la sensazione che soprattutto da chi era lì da più tempo si facesse fatica a togliere lo stato di piattezza mentale. Io dissi che se avessi dovuto fare una scelta lucida ed egoistica avrei dovuto andar via dopo il secondo posto, era difficilissimo ripetersi su quei livelli.

Quel risultato è stato sopravvalutato, era frutto di una nostra annata eccezionale e del fallimento di squadre più forti”. E sulla decisione di lasciare un anno di contratto Sarri aggiunge: “E’ anche giusto, se te arrivi a prendere una decisione di quel tipo, devi farne le spese anche te. Secondo me ci sono momenti in cui quella scelta va fatta.

Pubblicità

Non si può pensare che ci sia dietro una situazione particolare, non ho alcun dubbio su questo – prosegue il tecnico toscano – Si è venuta a creare solamente una situazione in cui facevo grande fatica a eliminare sensazioni negative che il gruppo si portava in campo. Immobile? Era un aspetto generalizzato.

I giocatori che erano lì da più anni erano in una situazione mentale difficile. A volte ci sono situazioni in cui mentalmente la squadra non va e ci va una scossa forte. I nuovi erano probabilmente in una condizione mentale diversa.

Ci sono situazioni in cui la squadra si appiattisce, avevo fiducia nei giocatori. Non stava arrivando la scossa e ho cercato di darla io. Kamada? Sai, ha fatto fatica cinque mesi Platini quando è arrivato in Italia. Ci sta che un ragazzo giapponese faccia fatica all’inizio, nonostante fosse già in Europa. Kamada in allenamento si vedeva che era un giocatore di buon livello, non avevo dubbi sulla sua qualità tecnica di buon livello, nei mesi in cui c’ero io ha fatto fatica”.

Pubblicità

(Foto Depositphotos)

in evidenza