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Romito a LBDV: “Caso Acerbi? Serviva all’Inter e alla Nazionale. E sul Napoli…”
MATCH!, il talk targato LBDV e Calcio Style, si arricchisce anche grazie alla partecipazione di ex calciatori: ospite Tommaso Romito, ex difensore, tra gli altri, del Napoli, già ospite quest’estate a BLITZ! ed in passato #ACasaVlad . Diversi i temi trattati: dalla debacle del Napoli scudettato in questa stagione e della Salernitana, fino al caso Acerbi.
Le parole di Romito in esclusiva LBDV a MATCH!
La stagione da dimenticare del Napoli
Il Napoli scudettato sta vivendo una delle peggiori stagioni degli ultimi venti anni. Tre tecnici cambiati e un un posto Champions difficilissimo (ma non impossibile). Come ti spieghi questa debacle?
“Purtroppo ogni annata calcistica è diverse; te lo posso assicurare. Un anno vincevi il campionato, quello seguente invece catastrofe. Basta veramente poco per rompere il giochino, e a Napoli il giochino si è rotto, in primis, perchè Spalletti è andato via, ed era lui che aveva il timone della squadra in mano. Non si può assolutamente mettere in secondo piano, nemmeno l’atteggiamento della squadra, che ha avuto troppi atteggiamenti contrari alle scelte di Rudi Garcia, specialmente nella gestione dei cambi”.
Gli azzurri quest’anno hanno visto andare via un pilastro della scorsa stagione, mi riferisco a Kim. Quanto è pesato non aver sostituito adeguatamente il coreano?
“Come in tutti i reparti, quando non trovi la continuità – visto che i quattro difensori sono stati ripetutamente alternati – si va in difficoltà, perdendo la solidità dello scorso anno, che invece aveva un’ossatura ben precisa. Importante, però, precisare che quando si parla di difesa, deve intendersi fase difensiva; è in “undici” che si difende, il primo difensore deve essere l’attaccante”.
I tre tecnici succedutisi in panchina hanno interpretato al rosa del Napoli in modo differente. Quanto, secondo te, i calciatori sono andati in confusione e conseguentemente in difficoltà, quando Mazzarri ha provato ad insistere sulla difesa a tre, introducendo concetti nuovi per alcuni calciatori?
“Mazzarri lo capisco; è entrato a Napoli in punta di piedi, quasi con una sorta di timore reverenziale verso i Campioni d’Italia, provando a contrapporsi all’atteggiamento avuto da Garcia, che ha imposto il suo modo di essere e fare, in modo un po’ prepotente. Tuttavia, nel momento in cui ha visto che i risultati faticavano ad arrivare, nella sua testa è scattata la famosa regole: se devo morire, muoio come dico io. Da quel momento ha deciso di iniziare ad utilizzare un modulo con la difesa a tre, da lui molto più conosciuto, anche se non tutti gli uomini erano idonei a tale struttura”.
Il Napoli negli ultimi anni ha intrapreso una strada ben precisa: 4-3-3, giocare un bel calcio e provare a vincere facendo divertire. Secondo te è giusto continuare seguendo tale filosofia o potrebbe essere arrivato il momento di cambiare, prendendo magari un allenatore che stravolga il modulo e il modo di giocare?
“Per le mie esperienze da calciatore ti posso dire che non sono i moduli che consentono di realizzare un bel calcio, ma è come tu interpreti il modulo.
Per nomea, il 4-3-3 è il calcio del Joga bonito. Avendo avuto Zeman come allenatore, ti posso dire che lui, al contrario di Spalletti, era uno che verticalizzava molto più; diceva che il tiki taka era bello da vedere, ma per fare i gol devi verticalizzare. Il concetto è che, indipendentemente dai moduli, bisogna verticalizzare e andare in porta. Non tutti gli allenatori hanno tale mentalità, alcuni preferiscono difendersi prima e poi ripartire in contropiede, altri invece preferiscono impostare la gare palla lunga sul centravanti boa d’aria di rigore. Così però il tifoso non si diverte. La domanda è il tifoso bisogna farlo divertire vincendo, o farlo divertire con una buona proposta di calcio che ha l’ambizione di vincere?! Quello che abbiamo visto a Napoli, lo scorso anno è stato il top, un po’ come l’Inter di quest’anno che gioca benissimo con degli automatismi fantastici”.
Quale allenatore giovane italiano ha mostrato capacità tali da potersi costruire una carriera importante?
“Tra i vari De Zerbi, Motta, Gilardino, Palladino, eccetera io aggiungerei anche De Rossi, che a Roma sta facendo benissimo; si è preso una bella gatta da pelare. Se lì sbagli sei bruciato. Nonostante le difficoltà della squadra ha avuto il coraggio di cambiare e la squadra sta portando ottimi risultati”.
Caso Acerbi – Juan Jesus, secondo Romito…
Un tuo parere sulla sentenza del giudice sportivo che ha chiuso il caso Acerbi – Juan Jesus, assolvendo il difensore dell’Inter (clicca qui per l’analisi della sentenza)?
“Rispondo in modo un po’ brutale. Acerbi serviva, serve alla Nazionale, dove mancano difensori di spessore, e all’Inter, prima in classifica che ha dirigenti di spessore. Per me quelle cose lui le ha dette, perché altrimenti non avrebbe senso scusarsi. Però, i fatti li sanno loro; Juan Jesus non mi sembra una persona che voglia sparlare di un collega.
Probabilmente, Acerbi avrà detto quelle cose in un momento di pressione… tra noi calciatori in campi se ne dicono di tutti colori, ma una volta finita la partita finiva lì. Acerbi ha compagni di colore, con i quali sicuramente avrà buonissimi rapporti. Gli è uscita quella frase lì che voleva offendere, non offendere in modo razzista”.
Salernitana stagione della retrocessione?
L’altra squadra campana in cui hai militato è la Salernitana. Volevo sapere cosa ne pensassi della stagione che sta vivendo, e che probabilmente porterà alla retrocessione.
“La Salernitana aveva impostato l’annata sull’entusiasmo pregresso, con l’obiettivo di salvarsi il prima possibile. Hanno dei buonissimi calciatori, ma forse è mancata la forza di gruppo che fa la differenza. Quest’anno si sono persi. Il mercato di riparazione è stato buono, ma forse non hanno preso calciatori abituati a dover sputare sangue fino alla fine, per salvarsi.
Il presidente Iervolino, anche se viene attaccato tanto, secondo me ha fatto il massimo per provare a restare in categoria; addirittura ritornando sui suoi passi richiamando Sabatini dopo le diatribe passate. Un errore è stato mantenere Dia controvoglia. I calciatori se vogliono andare via, meglio lasciarli andare. Io, a Salerno, non ho vissuto bene come persona, perché venivo denigrato per il mio passato.
Salerno è una grandissima piazza, tra le più calorose d’Italia, e mi dispiace che non hanno continuità.”