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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Orrori sardi

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Napoli Kvaratskhelia
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Anche quando il campionato prende una piega non esattamente attesa o auspicata, tutte le partite vanno giocate ed ogni squadra va affrontata sperando di fare punti utili in ogni caso per la classifica.

E’ per questo che la trasferta a Cagliari meno importante degli ultimi anni assumeva – quale unico significato – quello di capire se le idee del nuovo allenatore avessero iniziato a far breccia negli animi scossi ed abbastanza provati degli undici calciatori in maglia azzurra

La squalifica di capitan Di Lorenzo ha dato la prima chance da titolare sulla fascia di competenza a Mazzocchi, tra i migliori in campo in un primo tempo avaro di emozioni, dove Osimhen e Kvaratskhelia hanno avuto il privilegio di guardare la partita dall’interno del rettangolo verde senza mai dare la reale impressione di volerla giocare da protagonisti.

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Meglio il Cagliari, capace di dare una giusta dimensione a Gaetano ed una generale impressione quantomeno di squadra col desiderio di portare a casa il match.

Azzurri costantemente sotto ritmo, lenti e prevedibili nei passaggi ed in costante difficoltà se attaccati sulle fasce.

Vantaggio casuale originato da una buona ed ostinata giocata di Raspadori e finalizzato da Osimhen, ma secondi quarantacinque minuti caratterizzati soprattutto da tanti falli, gioco assai spezzettato ed orrori tecnici e tattici da parte di entrambe le squadre.

Gravi errori sotto porta di Politano e Simeone, incapaci di vedere al centro il compagno libero, letale la sciocchezza di Juan Jesus sul pareggio, regalato (anche se di pregevole fattura) a Zito Luvumbo.

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Il pareggio finale conferma l’andamento di una stagione già troppo lunga ed estenuante, dove al di là del terzo allenatore in poco più di trenta partite totali, degli infortuni, della Coppa d’Africa, delle sconfitte sanguinanti, di un Kvaratskhelia involuto, di una sterilità offensiva e di un Presidente di molte parole e pochi fatti, davvero pare non ci sia più nulla da dire o raccontare.

Trentasette punti raccolti con trentaquattro gol realizzati e ventinove subiti.

Una stagione anonima che verrà ricordata al momento solo perché disputata col tricolore sul petto, quasi mai fatto risplendere sul rettangolo verde ed anzi più volte disonorato in diversi stadi d’Italia e spesso addirittura al Maradona.

Il pareggio subito è orrore da campionato nazionale dilettanti, l’egoismo dei singoli qualcosa che non dovrebbe avere diritto di cittadinanza in un gruppo che vuol definirsi e farsi percepire come squadra.

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Si è sbagliato quest’anno tutto quel che si poteva sbagliare, dalla scelta del promo allenatore a quella delle frasi da ripetere in conferenza stampa.

Orrori ripetuti, continui ed ingiustificabili.

A Cagliari qualcuno parlerà di beffa finale, in realtà – però – sarebbe ingiusto se si fosse portata a casa una vittoria di misura dopo quanto non combinato nei novanta minuti in terra sarda.

E’ un Napoli disunito, distante, macchinoso e svogliato.

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Una squadra che pare attendere solo la fine di una stagione già marchiata in maniera indelebile.

Si salvi chi può, la misura è colma e spazio per orrori come quelli visionati in terra isolana non pare essercene davvero più.

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